Capitolo 32. Addio

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«Potresti cercare di... stare vicino a mia madre, per favore?».

Trattenni a stento l'emozione. «Sì».

Mi osservò, triste, e lo vidi ripercorrere attentamente i lineamenti del mio viso uno ad uno. Mi domandai se non stesse cercando di imprimerseli nella mente. Poi, il suo sguardo si soffermò sul mio.

«Non fare sciocchezze», mi ammonì.

Capii subito cosa intendesse.

«Hai tutta la vita davanti», proseguì. «Non sai quante cose potresti fare, quante persone potresti aiutare, quante cose belle ti perderesti. Voglio che tu faccia del tuo meglio per rimanere sana e salva. Promettimelo».

Mi sentii morire ma, stringendo i denti, annuii. «Lo prometto».

Sembrò leggermente sollevato. Parlò dopo una breve pausa di riflessione. «Tu sei importante. Per le persone che ti vogliono bene sei una delle cose più preziose al mondo. Non dimenticarlo».

Annuii di nuovo. Non avrei potuto parlare senza piangere.

Sospirò con aria mesta.

Sapevo che stava per lasciarmi. La vista mi si appannò.

Mi sorrise, con una dolcezza infinita, e mi baciò sulla fronte.

L'attimo dopo lo abbracciai, permettendo che i sussulti di dolore mi pervadessero. Mi lasciai cullare dalle sue braccia, dai suoi baci affettuosi sulle guance e sui capelli mentre mi abbandonavo alla carezza delle sue mani calde.

Non disse niente, mi fece sfogare. Le parole sarebbero state superflue. Mi cullò ancora mentre l'inarrestabile aurora tingeva il cielo di celeste e di rosa, inondando ogni cosa con la sua luce dorata.

«Devo andare», bisbigliò.

Lo strinsi più forte, in preda alla paura. Il cuore aumentò i battiti e il respiro accelerò. Anche se ne avessi avuta l'intenzione, non ero certa di riuscire a controllare i muscoli.

Ricambiò la stretta, sospirando profondamente.

Era tardi per dissuaderlo, ma forse lo era sempre stato. Oramai lo conoscevo: non sarebbe mai rimasto a guardare in una causa in cui credeva. Non avrebbe mai lasciando i suoi uomini da soli; erano più che soldati per lui. Molti erano amici.

Non sarebbe rimasto. Neppure per me.

Mi guardò. Socchiuse le labbra ma lo precedetti:

«Non ti azzardare a dirmi di non piangere», ruggii con disperazione, quasi con rabbia. Adesso ero io ad ammonirlo.

«Secondo te sono più le volte in cui ti ho visto piangere o ridere?». Mi asciugò le lacrime con il palmo delle mani, sforzandosi di sorridere. Pure in quel momento cercò di sollevarmi il morale.

«Ti prego, non andare», supplicai con voce flebile ma decisa. Sapevo quale sarebbe stata la risposta ma non potei fare a meno di tentare l'ennesima volta.

Silenzio.

«Dai una carezza ad Argo ogni tanto, quando ti capiterà».

«Will, io non... non ce la faccio a lasciarti andare». Strinsi la presa sul suo mantello, combattendo per non perdere il controllo momentaneamente riacquisito. «Resta. Fallo per me».

Passò qualche altro attimo prima che parlasse.

«Ciò che possiedo lo devo a Bruce», disse mentre sfiorava delicatamente il contorno delle mie labbra con la punta delle dita. «Ma non è solo per lui che vado, lo sai. Te l'ho detto: le persone di queste terre meritano di essere libere. Come tutti. Come te».

«Non preoccuparti per me. Io sono l'ultimo dei tuoi problemi adesso. Mi hai capito?». Gli presi il volto tra le mani. «Non azzardarti ad andare in battaglia per me».

«Sarà meno sconveniente di quanto credi, andare in battaglia per te. Ci sarà una ragione in più a darmi forza». Continuò lesto, prima che potessi controbattere. «Questo scontro non determinerà solo le sorti dell'indipendenza scozzese. Se la Scozia sarà al sicuro, anche tu lo sarai».

«Ti prego», sussurrai in un ultimo tentativo.

Lo sguardo mi toccò nell'anima. Potevo leggervi la disperazione che stava provando a sua volta.

Mi prese per le spalle, scuotendomi lievemente e nello stesso tempo aggrappandosi come se fossi stata io l'ancora di salvezza. «Non puoi chiedermi questo. Devo cercare di proteggere chi sta lottando per essere libero. Non posso abbandonarli. Se perdessimo, tutto il Regno sarebbe completamente sottomesso al volere di Edoardo e la gente costretta a combattere nelle guerre a venire per delle cause che non le apparterrebbero. Devo lottare per far sì che non accada. O rimarrei con questo rimorso».

Strinsi i denti, sbattendo le palpebre per spannarmi la vista. «La risposta è sempre no. Ti voglio qui, al sicuro, con me».

La sua espressione si sciolse. Alla fine parlò e sentirlo fu un tuffo al cuore. Di nuovo, non esisteva nient'altro al di fuori di lui.

«Mi hai regalato la notte più bella di tutta la mia vita. Mi hai lasciato dei ricordi unici, molto più che bellissimi. Li porterò sempre con me. Grazie, amore mio».

Si allontanò di un passo, staccandosi da me, e mi sforzai di non lasciarmi sopraffare dal terrore. «Non puoi usare i tuoi poteri per sconfiggere Edoardo?», chiesi, un po' perché volevo saperlo, un po' per prendere tempo. «Molti moriranno se non lo farai».

«Succederebbe in ogni caso». Sospirò. «Chi sono io per decidere chi deve morire e chi no?», mormorò sottovoce. «Combatterò onestamente, senza i miei poteri. Accetterò le conseguenze. Mi sono fatto una promessa, e ho intenzione di mantenerla».

Prima che potessi replicare, un corno risuonò in lontananza, tetro. Sapevo bene chi stesse chiamando.

Will si allontanò ancora e rispose al richiamo con il suo d'oro scintillante, facendo vibrare l'aria quieta del mattino.

Il suono riecheggiò in ogni dove, penetrante; poi, lentamente, si dissolse.

Prima di andare si voltò, scrutandomi dritto negli occhi con il suo sguardo ineguagliabile.

«Quando la luna sarà più alta nel cielo, guardala. Anch'io la starò guardando. Così la guarderemo insieme».










"Bene", adesso puoi iniziare a mettere insieme i tasselli.
Così come puoi immaginare quel che è successo.

O perlomeno una parte...    

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora