Capitolo 30. Emersione

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«Amore. Tesoro, guardami».

Fu come riemergere da un sogno.

La sua voce, sebbene vicina – e infinitamente dolce – mi sembrava lontana, ovattata.

Rimasi a occhi chiusi: ero troppo estasiata per aprirli.

Sentii i palmi bollenti delle sue mani sulle guance, poi mi accarezzò la fronte, scostandomi i capelli.

«Amore, guardami», ripeté.

Sì, la voce era vellutata, pura musica per le mie orecchie, ma con una nota d'ansia.

Ubbidii. Mi occorse qualche istante per vedere nitidamente.

Ritrovarmelo in quel modo, a un palmo dal mio volto, fu qualcosa di indescrivibile.

«Stai bene?», chiese in un bisbiglio.

Mi sentivo stanchissima ma, allo stesso tempo, non ero mai stata così bene in tutta la mia vita. Il piacere cullava ancora il mio corpo, talmente ineffabile e intenso da intontirmi.

Gli sfiorai il volto con la punta delle dita: non avevo la forza di fare altro, ero troppo beata.

D'un tratto sentii che si stava allontanando. «No», ansimai, abbracciandolo con le poche forze che mi erano rimaste. «Resta», sussurrai. Inspirai il suo profumo, felice sopra ogni cosa di averlo accanto. «Resta».

Rispose con un sospiro smorzato sulla mia pelle e la spinta, nel centro esatto del mio piacere, aumentò. La sua bocca mise di nuovo a tacere la mia nel modo più dolce... poi le sue labbra si spostarono sulla mia guancia infuocata e ci stringemmo forte. Con un gemito basso e roco affondò dentro di me, lentamente ma con determinazione, regalandomi una gioia tanto immensa da non poter essere descritta né contenuta.

Lo accolsi, gridando la mia beatitudine mentre il calore invadeva ogni più piccola parte del mio corpo e il cuore prendeva il volo. Non ero più sulla terra: ero in Paradiso. Rimasi senza fiato. Sì: impossibile da descrivere a parole.

Mi baciò teneramente la tempia, le palpebre... fino a raggiungere ogni punto del mio viso per poi fermarsi sul collo. Restammo così, abbracciati, mentre i nostri respiri tornavano a poco a poco regolari e il mio corpo si rilassava pian piano.

Mi persi ancora nel suo profumo e chiusi gli occhi, assaporando quell'istante.

Sarei rimasta tra le sue braccia per l'eternità. Forse mi ero sbagliata: nessun paradiso avrebbe potuto eguagliarlo. Mi sentivo intera, integra, completa. Avrei voluto cancellare il fato ingrato che stava per separarci, ma non avrei cambiato nulla di quei momenti.

«Tu stai bene?», gli domandai con un filo di voce quando riuscii a pensare lucidamente.

Si spostò quanto bastava per guardarmi in viso e gli scostai un ricciolo dalla fronte.

«Mai stato meglio», mormorò, ma la sua espressione rimaneva trattenuta.

Indovinai il possibile motivo. «Colpa mia», confessai.

Si accigliò. «Che cosa?».

Mi sentii arrossire. «Questo».

Dopo un attimo di riflessione, il suo sguardo si sciolse. «Beh, non è che tu mi abbia proprio costretto». Ecco il sorriso mesto, mentre continuava a contemplarmi.

Strofinò la punta del naso contro il mio.

Era bellissimo, come sempre, ma avvertivo che qualcosa lo turbava. Probabilmente stava pensando a quello che avrebbe dovuto affrontare. Tornai ad accarezzargli i capelli morbidi, cercando di capire su cosa stesse rimuginando.

«Non sei tu a doverti scusare», disse inaspettatamente, serio.

Attesi, domandandomi a cosa si riferisse.

Pronunciò le parole lentamente, come se fossero molto pesanti. «Io... Non sono stato delicato come avrei voluto. Ho...». Sospirò. «Ho perso il controllo. Non volevo farti male. Perdonami, anche per questo».

Con tutto ciò a cui avrebbe dovuto e potuto pensare si preoccupava per me, ovvio.

È vero, ad un certo punto avevamo perso il controllo totalmente – aveva, in verità io non l'avevo mai avuto – : era stato libero in tutto e per tutto di farmi qualunque cosa volesse, non avrei potuto respingerlo. Mi ero abbandonata completamente, permettendogli di fare l'amore con dolcezza o con violenza. E lui aveva scelto la prima. Solo in seguito il piacere ci aveva travolto del tutto, trascinandoci entrambi...

Sì, ripensandoci, forse allora era stato quasi violento ma non potevo vederlo sotto quell'aspetto, non ci riuscivo, perché ciò che più di tutto avevo avvertito e stavo ancora avvertendo, era lo splendido amore che provava per me.

Era stato talmente paziente, tenero e attento da farmi commuovere per l'ennesima volta. Il dolore si era trasformato in qualcosa di unico e meraviglioso fino a svanire.

Ma, comprendendo l'angoscia nei suoi occhi, mi affrettai a parlare.

«È stato bellissimo», lo rassicurai. Bisbigliai il suo nome, appoggiando una mano sulla barbetta corta che mi solleticò piacevolmente le dita. «È stata la notte più bella di tutta la mia vita», precisai.

Era la verità.

Sospirò di nuovo, ambiguo.

«E poi, è stato solo... nell'ultima parte, diciamo». Sorrisi, con il familiare calore sulle guance. Fortuna che non poteva vedere il rossore che senz'altro aveva colorato il mio viso. «È stato dolcissimo», conclusi infine, colma d'emozione.

Anche questo era vero. In fondo ciò che avevamo fatto era stato tutto fuorché violento. Mai in vita mia avevo provato qualcosa di simile, nemmeno di lontanamente paragonabile a ciò che mi stava facendo tutt'ora provare.

«Dimmi la verità, per favore».

Stava mettendo in dubbio il fatto che fosse stato stupendo?

«Will», dissi sicura, prendendogli il volto tra le mani, perdendomi nell'azzurro dei suoi occhi visibile perfino nella luce fioca che penetrava dalla finestra. «Tu mi hai fatto tutto fuorché male».

Ci guardammo a lungo, dopodiché avvicinai le labbra alle sue.

I ricordi appena passati presero vita.

Quella notte era ancora nostra.    

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora