Capitolo 12. Intrusione

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Si udì uno stridio di sedie da dentro casa.

Dopo poco – con mia grande sorpresa – dal portone spuntò Phil, accompagnato da Silveria che mi venne incontro festosa.

Avevamo parlato anche di lui, certo: di come erano diventati amici e fossero rimasti sempre in ottimi rapporti, ma non pensavo che mio fratello sapesse dell'esistenza del mio Piccolo Paradiso. Fui felicissima di rivederlo.

Will mi aveva detto che nessuno al di fuori di Brigid conosceva il suo segreto e che mi sarebbe stato grato se non ne avessi proferito parola con altri. Avevo acconsentito. Era scontato. E poi chi mai mi avrebbe creduto?

Si abbracciarono. Ero al corrente della loro amicizia di lunga data, eppure non potei fare a meno di stupirmi per il saluto decisamente informale.

«Hai trattato bene mia sorella?».

«Phil...», lo ammonii. Non erano affari suoi!

Ci abbracciammo a nostra volta, affettuosi malgrado l'occhiataccia che gli rivolsi.

«Stai bene?», mi chiese.

Era proprio la domanda che ultimamente mi sentivo rivolgere più spesso.

«Sì».

Madre e figlio si dileguarono con la scusa di controllare le condizioni di Argo ma senz'altro era un modo per aggiornarsi sulla situazione. Quando gli uomini andarono a sistemare gli animali per la notte, noi – da brave donne di casa – ci occupammo dei preparativi per la cena.

Argo era disteso davanti al camino, sul giaciglio del padrone. Corsi ad abbracciarlo, naturalmente stando attenta a non fargli male. Era molto debole ma uggiolò felice e mi leccò la guancia. Accennò pure uno scodinzolio della coda. Mi ritrovai con le lacrime agli occhi e Brigid mi rassicurò. Più tardi Silveria prese il mio posto, stendendosi al fianco dell'infortunato. Nei suoi confronti era diventata quasi possessiva.

Non era una brutta cosa dopotutto.

«Allora...», iniziò la padrona di casa, guardandomi emozionata. «Alla fine sei rimasta». Sorrise. «E adesso sai».

«Sì. Adesso so».

Scosse piano la testa. «Non credevo che ti avrebbe detto tutto».

«Visto con il senno di poi, nemmeno io», confessai.

Sì, ora guardavo con nuovi occhi anche lei che fino a poco tempo prima reputavo un'umile popolana come il figlio.

«Devo ammettere che hai reagito molto, molto meglio di quanto potessi immaginare».

L'avevo già sentito dire.

«Sono... stupita a dir poco», continuò.

Mi confidò di considerare Phil praticamente un secondo figlio; lui non aveva mai rivelato ad anima viva la loro identità per mantenere il segreto – io ero stata l'unica eccezione – ma non sapeva tutta la storia, ovviamente. Parlammo sottovoce fino a quando gli uomini tornarono. Mio fratello fu invitato a rimanere ma curiosamente rifiutò. «I miei mi aspettano per avere sue notizie», spiegò indicandomi con un cenno capo. «Sei ancora insieme a chi sai tu...», disse scoccandomi uno sguardo d'intesa. «Ho raccontato che Lord Uilleam ti ha portata a vedere la sua residenza di campagna. Ed eri consenziente», precisò.

«Beh, che sono insieme a Lord Uilleam è vero», osservai guardando l'uomo al mio fianco.

Che sono "consenziente" pure...

«Comunque», aggiunsi, «come scusa potevi inventartela migliore».

«Che vuoi dire?».

«Mamma e papà sono proprio gli unici ad aspettarti?», lo punzecchiai.

«Certo che no», rispose sfacciato.

Ridemmo, fermandoci per altre due chiacchiere piacevoli.

«Tratta bene mia sorella», intimò a William a discapito del mio imbarazzo. Di nuovo mi stupii della disinvoltura con la quale conversavano, ma subito rammentai che lui fosse tutto fuorché un comune Conte.

«E tu tratta bene Clare», ribatté scherzoso.

Sorrisero complici. Dopo l'ultimo saluto Phil se ne andò.

«Conosci Clare?», chiesi quando Brigid fu rincasata.

«Non bene ma abbastanza. Conosco meglio suo padre, brav'uomo. Qualche anno fa aveva cercato di...».

«Di...?».

«Di farmela sposare».

Sposare?

Accennò un'innocente alzata di spalle per poi scoccarmi uno dei suoi sguardi beffardi.

«Togliti quel sorriso dalla faccia».

Non mi sarei mai permessa di pronunciare una frase del genere in presenza di un qualsiasi altro uomo. Ma in quel caso fu più forte di me, inoltre sapevo che non si sarebbe incollerito.

Per tutta risposta distese le labbra ulteriormente.

Le mani iniziarono a prudermi, il cuore prese a battere forte e mi sentii improvvisamente nervosa. Non avrei potuto spiegarlo a parole.

«So che è una brava ragazza», proseguì, apparentemente ignaro della violenta procella celata dietro la mia posa rilassata. «Conosco tutti quelli che passano da corte. Devo. Ho molti informatori per questo».

Rimasi assorta, persa nei miei pensieri.

Mi scrutò di sbieco. «A cosa pensi?».

Aspettavo la domanda, eppure non seppi cosa rispondere.

Forse non volevo rispondere.

«Niente», mentii.

«Bugiarda».

Il modo in cui lo disse mi fece sorridere ma tornai seria.

«Avanti», mi esortò altrettanto serio, «sputa il rospo».

Era un po' come se fossi tornata alla sera della festa, quando tutte quelle giovani carine si erano fermate per salutarlo. O peggio, quando lui era andato dalla sconosciuta al lato della via... lasciandomi attendere nell'inquietudine.

Anche se mio fratello aveva un debole per Clare, probabilmente lui l'aveva sempre avuta "a portata di mano".

Calma...

Presi un respiro profondo. Mi ero ripromessa che per il resto della serata non lo avrei più tediato con le mie domande. Mi aveva raccontato così tanto... e con quanta pazienza.

Deciso: lo avrei lasciato "respirare".

Clare... aveva messo più volte una buona parola in merito al "Conte", ad esempio durante il banchetto in mio onore nella Grande Sala. Le sue rassicurazioni mi avevano sollevato persino un po'.

Pensandoci da un'altra prospettiva, da come ne parlava sembrava quasi che le piacesse.

Vivian, non adesso. Lascialo "respirare"...

Ricordavo bene: lo aveva descritto come un uomo dotato di buone qualità, giusto, autoritario, che sapeva farsi apprezzare...

«In che senso la conosci?».


Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora