Capitolo 13. Tempesta

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Stavolta fu lui a non rispondere e sollevai lo sguardo.

Aveva quella particolare luce negli occhi, indecifrabile; poi, pian piano, gli angoli delle labbra si stiracchiarono in un altro sorriso mal trattenuto.

Spazientita, incrociai le braccia al petto con la maggior disinvoltura di cui fui capace, anche se per la prima volta avrei voluto schiaffeggiarlo. Ero consapevole del fatto che la mia reazione fosse fuori luogo, eppure dovetti fare un bel sospiro per calmarmi. Due.

Va bene: tre.

Come se non bastasse, il suo silenzio mi innervosiva ancora di più. Sembrava che si stesse prendendo gioco di me.

Mi strinse delicatamente la mano tra le sue e la piacevolissima sensazione di tepore non tardò ad arrivare, propagandosi su tutto il braccio. Quando parlò non ci fu traccia di ironia nella voce:

«Non c'è stato niente tra me e Clare».

Abbassai gli occhi ma lui mi sfiorò il mento, invitandomi a guardarlo.

«Non c'è stato niente tra me e Clare», ripeté.

Sembrava sincero.

«Anche se fosse...», mi schiarii la voce d'un tratto roca – non perché stessi per piangere, ci mancherebbe, solo non sapevo che fine avesse fatto – «...non sei tenuto a dirmelo».

Scoppiò a ridere all'improvviso, alzando gli occhi al cielo.

«Cosa c'è di divertente?», chiesi con il massimo contegno.

«Oh Dio», disse riprendendo fiato, «ti ho detto della mia storia, del viaggio nel tempo... se lo avessi raccontato a chiunque altro sarebbe corso a denunciarmi all'Inquisizione...» – tremai al solo sentir pronunciare quel nome – «e adesso non mi credi se ti dico che tra me e Clare non c'è stato niente?».

«Non ho detto questo. Non è che non ti creda. Solo... non sei tenuto a dirmelo», farfugliai fissando le nostre mani giunte.

«Lo so».

Lo sguardo arse nel mio, incredibilmente intenso.

«Ma ti ho detto che avrei risposto alle tue domande. Non voglio mentirti».

Come poteva non essere sincero?

«Va bene», risposi semplicemente. «Va bene».

Mi scrutò ancora per qualche momento, dopodiché mi strinse al petto, abbracciandomi. Risposi di buon grado, rafforzando la stretta.

Un angolo della mia mente ragionò sul fatto che era un po' strano che Brigid non fosse uscita a chiamarci per la cena – evidentemente voleva lasciarci il nostro spazio – ma il resto rimuginava su altro quasi contro la mia volontà.

«Perché non l'hai sposata?».

Troppo tardi, la domanda mi era scappata.

Rise, ma poi tornò serio. «Ammetto di averci fatto un pensierino».

Trattenni involontariamente il respiro, all'apice della concentrazione.

«Non sapeva chi fossi realmente nelle occasioni in cui abbiamo conversato. La conobbi quando ero già chi sono adesso, al castello. Mentii, presentandomi come un comune cavaliere. In seguito le feci conoscere Phil che resse il gioco, confermando la mia posizione, provenienza e, insomma, quello che le avevo raccontato. Notai subito una certa affinità tra loro, che ben presto diventò qualcosa di più. Allora decisi di farmi da parte. Stavano troppo bene insieme... ed ero felice per quel mascalzone». Ridacchiò, poi fece un sospiro profondo. Mi sorrise dolcemente e ricambiai.

Non gli chiesi cosa fosse quel sospiro. Mi crogiolai nell'abbraccio per un po', cercando di resistere dal porgergli il dubbio oramai sulla punta della lingua. Non volevo infastidirlo. Già lo avevo assillato abbastanza con la mia curiosità.

Sì, avrei aspettato. Dovevo solo aver pazienza e non pensare al peggio.

Come alla possibilità che lui e Clare avessero un figlio segreto o che lei fosse innamorata di lui. O lui di lei e non avesse insistito per non ferire mio fratello...

«Se non ci fosse stato Phil l'avresti sposata?».

Le parole uscirono pressoché da sole, di nuovo.

Rise sonoramente. «Oh, Vivian». Mi strinse il volto tra le mani. Come in precedenza, vidi chiaramente la sua ilarità trasformarsi a poco a poco in serietà e in quella tristezza che non riuscivo a comprendere. Attese un lungo momento prima di parlare:

«Se dovessi scegliere tra te e Clare, a prescindere dalla vostra bellezza interiore, esteriore e dalla posizione rispettabile di entrambe, non avrei dubbi. Sceglierei te».

Il suo sguardo penetrante, limpido e sincero mi provocò una stretta al cuore.

«Sceglierei sempre te», mormorò in un sussurro più potente di una tempesta.

Tornammo a stringerci, sospirando all'unisono.

«Posso farti l'ultima domanda, per stasera?». E anche in quell'occasione percepii il suo sorriso senza vederlo.

«Dubito sia l'ultima ma, certo, puoi farmi tutte le domande che vuoi, lo sai», ripeté per l'ennesima volta.

«Colui che finge di essere te... chi è?».

«Un nostro vecchio compagno d'arme – mio e di Phil. È fidato». Fece una breve pausa, poi una mezza risata. «Ha sempre amato il teatro». Rise di nuovo. «Che tu ci creda o no è nata da qui l'idea».

Non potei non fare altrettanto. «Incredibile».



***



La conversazione della serata fu sicuramente una delle più interessanti che mi fossero mai capitate. Parlammo molto. Non ne avevo mai abbastanza.

Mi scusai più volte per la mia invadenza ma loro mi assecondarono volentieri. Sentirli descrivere quel mondo, il loro mondo – così affascinante e sconosciuto – era un vero piacere.

Ciò che stava accadendo era nuovo per tutti, non avevano mai rivelato quel segreto a nessuno: ero l'unica a saperlo e, promisi, lo sarei rimasta.

Dopo che Brigid si fu coricata, io e Will continuammo a coccolarci davanti al fuoco.

La notte non era ancora finita...    

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora