Capitolo 4. Okay

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Feci mente locale per un po'.

Lui attese, paziente.

«Quindi tu e Brigid, per sfuggire a quelle persone, siete venuti fin qui dal futuro attraverso questa... cosa?».

Annuì.

«È davvero possibile?», sussurrai.

«Non in questo tempo».

Mi presi un'altra pausa di riflessione. «Perché non vi hanno seguito?». Niente da fare, avevo di nuovo le mani nei capelli, il respiro accelerato e per dirla tutta non mi sentivo molto bene. Ma desideravo ardentemente sapere.

«Perché lo abbiamo distrutto. Abbiamo distrutto il passaggio».

Com'era possibile? Non riuscivo nemmeno a immaginare lo svolgersi degli eventi. Capivo perché mi avesse suggerito di non indagare oltre, anche se da una parte avrei voluto.

«Stai bene?», domandò ancora una volta.

Provavo una gran confusione ma conclusi di star bene. «Sì».

Ci guardammo, silenziosi.

«Non posso crederci. È assurdo...».

Parlò con l'usuale lentezza, accennando uno dei suoi sorrisi mesti. «Non sai quanto lo è stato per me, non sai quanto tempo c'è voluto prima che mi rendessi davvero conto di ciò che era successo. Prima di accettarlo. Mio padre era morto, e io e mia madre eravamo stati catapultati indietro nel tempo. Non sai quante volte ho pensato, sperato, pregato che fosse solo un sogno o che fossi impazzito. Tante volte... ma da quel sogno non mi sono più svegliato. Tutto per colpa mia». Il volto si contrasse impercettibilmente. Chiuse gli occhi e scosse la testa come per scacciare un brutto pensiero. «Ogni giorno non desideravo altro che il tempo passasse in fretta, per farla finita, per non pensarci più, per non disperarmi più. È anche per questo che mi sono arruolato nell'esercito scozzese: per dare un senso alla mia... esistenza».

Il nodo in gola iniziò a farsi sentire. «Non t'importava di morire?».

Non rispose subito. «M'importava ma... ero già morto, anche se continuavo a respirare».

Un'altra breve pausa.

«Credo che una delle cose peggiori che possano capitare sia desiderare che il tempo passi in fretta. È proprio vero che la vita più è vuota più pesa», disse, forse tra sé e sé. «Non è stata una scelta facile. Pensavo a mia madre, ovviamente». Sorrise tristemente, ricordando chissà cosa. «Alla fine capì. E mi lasciò andare. Dio solo sa il sacrificio che ha fatto», mormorò in maniera appena udibile. «Anche in seguito, perfino quando sono diventato Conte...». Mi scoccò un'occhiata circospetta, forse per valutare la mia reazione. «Se me l'avessero raccontato non ci avrei mai creduto...».

Ebbi la netta sensazione di essermi persa una sua piccola conversazione interiore. «Cosa stavi per dire?», chiesi.

«Anche in seguito, ormai Lord Uilleam, mi sono sentito spesso più morto che vivo. Molte volte ho continuato a desiderare che il tempo scorresse in fretta, così tante...».

Quasi avvertii ciò che provò, ciò che stava tutt'ora provando: dolore, infinita tristezza, afflizione... rimorso; mi soffermai su quest'ultimo in particolare. Potevo comprenderlo, perché c'ero passata anch'io. Avevamo molte più cose in comune di quante avessi immaginato.

«Ma poi sei arrivata tu».

Lo guardai, sorpresa e attenta.

Ecco la risata carezzevole, appena accennata. «Adesso ho il tormento che i giorni passino velocemente. Desidero che le giornate non finiscano mai. E ripercorrerei all'infinito quelle trascorse insieme, perché le ho vissute con te».

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora