Capitolo 41. Speranza

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«Tu non sai chi sono io, ma io so chi sei tu».

In risposta affinò lo sguardo e aggiunse qualcosa. Tra le parole indovinai un'imprecazione ma non afferrai granché.

«Perdonami», dissi in gaelico, «non capisco bene la tua lingua».

Continuò a puntarmi addosso il chiaro oggetto rilucente e alzai le mani. Brigid mi aveva detto anche che le persone facevano così nel suo mondo, in circostanze simili.

Proferì nuove parole minacciose, guardandomi ostile.

Respirai a fondo per calmarmi. «Ascoltami, non sono un nemico. Non posso esprimermi nella tua lingua. Potremmo, per favore, parlare il linguaggio delle genti del Nord?». Un'alternativa sarebbe potuta essere il mio inglese ma se qualcuno ci avesse sentito, nel bel mezzo della Scozia e della guerra, saremmo potuti incorrere in altri guai.

«A che gioco stai giocando?», domandò graffiante.

Finalmente potevo capirlo!

«Dammi una buona ragione per cui non dovrei ucciderti adesso».

Un brivido di paura mi attraversò. Forse era meglio quando parlava la lingua del futuro.

«Potresti abbassare l'arma?», chiesi in tono molto gentile.

«Non ci penso nemmeno», ringhiò. «Parla! In gaelico, come ti pare ma parla!», tuonò deciso. «O giuro che te ne pentirai»

Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dire. O meglio, non sapevo come dirlo senza farmi uccidere.

Sospirò, impassibile. «Premerei questo dannato grilletto. Ma c'è qualcosa che non quadra. Sei una di loro, camuffata per scovarmi. Cosa avevi in mente? Adesso mi stai distraendo, tenendomi qui per quale ragione? Sei un'esca? Stai aspettando che arrivino i tuoi amichetti? Ma perché non mi hai ucciso tu stessa?».

Aprii bocca per controbattere ma m'interruppe.

«Ah, capisco, volevi farlo qui dentro, lontano da occhi indiscreti. Credevi di avermi preso alla sprovvista e che ci sarei cascato come un fesso».

«Ti sbagli, non voglio farti del male. Posso spiegarti. Se non mi uccidi», precisai. «Non farlo o non potrò portarti da Briget».

Qualcosa cambiò nel suo sguardo.

Quello era il suo vero nome: l'evoluzione di "Brigid" nel futuro. Lei aveva acconsentito affinché continuassi a chiamarla con il nome che conoscevo.

«Dunque sapresti dov'è». Serrò la mascella. «E perché dovrei crederti?».

«Sono una sua cara amica. So tutto. Ma non appartengo al tuo mondo. Sono nata e cresciuta in questo tempo».

Mi osservò di sottecchi, senza lasciar trapelare nulla se non diffidenza.

«Posso spiegarti ma... non è facile con quella... cosa puntata addosso», balbettai.

«Tengo questa cosa puntata addosso a te quanto mi pare. Non ti credo. È uno sporco trucco. Magari per usare me come esca».

«Senti, non so di cosa stai parlando ma lascia che ti mostri. Adesso metterò una mano sotto il mantello».

«Sta' ferma!».

Rabbrividii. Non conoscevo l'esclamazione che seguì; sembrava un'altra imprecazione. Non doveva avere un bel significato.

«Non azzardarti a muoverti», ordinò.

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora