Questione di punti di vista

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Il treno correva veloce sulle rotaie.

Il ragazzo era seduto in uno dei sedili del suo vagone vicino al finestrino e leggeva tranquillamente un libro. La lieve aria condizionata del treno muoveva leggermente i suoi capelli biondi perfettamente pettinanti, mentre i suoi occhi di ghiaccio scorrevano la pagina fitta di parole del libro.

Ad un tratto un suono acuto e corto. Il ragazzo aprì la cerniera della sua piccola tracolla nera e vi infilò la mano dentro estraendone il piccolo apparecchio telefonico. Era un messaggio. Lesse velocemente, poi sorrise e rimise il cellulare dentro la tracolla.

Proprio in quel momento il controllore si avvicinò al suo posto.

«Biglietto, prego.» disse guardando il ragazzo.

Lui aprì nuovamente la cerniera del borsellino nero tirando fuori il pezzo di carta su cui era scritto il suo nome e la sua destinazione, e lo porse all'uomo col berretto e la divisa neri.

Controllò il pezzo di carta leggendo quelle informazioni.

Tooru Amuro - destinazione Tokyo

Dopodiché bucò il foglietto e lo restituì al ragazzo biondo.

Appena l'uomo si allontanò questi afferrò di nuovo il suo libro, ricominciando a leggere.


La macchina bianca affittata correva veloce sulla strada, portando i suoi tre passeggeri verso la stazione. Alla guida c'era Kogoro, lo sguardo concentrato sull'asfalto che sfrecciava sotto di loro. Di fianco a lui la figlia aveva il gomito appoggiato alla portiera e il viso sorretto dalla sua mano guardava il paesaggio che passava veloce dal finestrino.

Il bambino nel sedile posteriore, invece, era pensieroso, quasi preoccupato. Qualcosa nella sua mente continuava a vorticare e a innervosirlo. Il pensiero di rivedere quel ragazzo e di riaverlo tra i piedi lo faceva impazzire. Eppure non aveva neanche uno straccio di prova per accusarlo di essere uno di loro, aveva solo la sua parola e quella di Haibara, ma chi mai avrebbe creduto a due bambini? Come al solito quei maledetti gli avevano legato le mani.

Un'altro pensiero però lo assillava ancora di più. Come al solito non riusciva a capire cos'avevano in mente e questo gli dava sui nervi. Erano passati ormai due mesi dal viaggio sul Bell Tree Express e alla scoperta della vera identità di Bourbon, ma gli uomini dell'organizzazione non avevano più mosso un dito da allora. Pensava che gli unici due a conoscenza del suo segreto, prima o poi avrebbero riferito tutto o almeno avrebbero provato a uccidere lui o Ai. Invece niente. Per due mesi non aveva più sentito loro notizie, se non quel maledetto ragazzo che ora stavano andando a prendere alla stazione dopo le sue belle tre settimane di vacanza.

Arrivarono in perfetto orario e dopo aver parcheggiato la macchina, entrarono nella stazione mescolandosi a quella marea di gente che entrava e usciva, che scendeva e saliva dai treni, o che anche solo li aspettava. Si fermarono davanti al tabellone, per cercare quale fosse il binario del treno che aveva preso il ragazzo.

«Allora vediamo... Tottori delle undici... - disse Ran ragionando ad alta voce - ...ah eccolo, trovato! Binario sei.»

Il bambino s'incupì ancora di più al quel pensiero ad alta voce della ragazza. Si era completamente dimenticato della destinazione del ragazzo. Chissà se nella sua vacanza a Tottori aveva anche incontrato il boss. Quell'uomo che muoveva tutte le fila nell'organizzazione, quello stesso uomo che da quasi un anno gli aveva rubato la sua adolescenza.

Strinse i piccoli pugni, seguendo gli altri due che si stavano dirigendo al binario sei.

Dopo solo un minuto arrivò il treno, da cui scesero parecchie persone. In mezzo a tutta quella marea di gente, c'era anche lui. Il bel viso da conquistatore, i capelli biondi perfettamente pettinati e i bellissimi occhi di ghiaccio.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora