Non ci poteva credere. Le parole di Heiji gli risuonavano in testa e più le sentiva più un il suo stomaco si contorceva dal disgusto. Com'era potuto accadere? Avrebbe dovuto pensare a questa possibilità, avrebbe dovuto capire che messi alle strette avrebbero reagito in quel modo. Se quella mattina, invece di fare le cose in modo avventato si fosse fermato un attimo a ragionare, come fa un vero detective, avrebbe potuto evitare che accadesse. E invece ora si trovava lì, completamente scioccato al pensiero che Kogoro Mouri fosse morto. Come glielo avrebbe detto a Ran? Come avrebbe potuto riferirle una cosa tanto terribile? Prima o poi avrebbe dovuto farlo, lo sapeva bene. Le aveva mentito già troppe volte e dirle una bugia anche su una cosa del genere sarebbe stato davvero ingiusto.
«Sono un idiota!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Subito dopo un rumore assordante gli penetrò l'orecchie, alzò lo sguardo ed ebbe appena il tempo di vedere la grata del condotto di ventilazione che si staccava dal muro e cadeva sul pavimento dell'ufficio spinta da un piede. Subito dopo sbucò un viso.
«Ran...»
«Lo so anche io che sei un'idiota, ma vorrei uscire di qui e non me ne vado senza di te...» le disse lei in tono sarcastico.
Lui abbassò lo sguardo affranto, come diavolo poteva dirglielo?
«Prendimi!» disse lei all'improvviso, buttandosi giù.
Preso alla sprovvista, riuscì comunque ad afferrarla al volo.
«Lo sai che potevi sfracellarti al suolo?» la rimproverò.
«È stata una prova di fiducia no?» sorrise lei.
Lui la lasciò andare e lei si rimise in piedi. Quello sguardo violetto non era più spaventato, ma determinato. Come poteva dirle che suo padre non c'era più? Con quale coraggio avrebbe spento la sua determinazione e il suo coraggio un'altra volta?
«Ran io... ti devo dire una cosa...»
La ragazza sgranò gli occhi. Quell'espressione, gli occhi bassi, la voce innocente. Tutto le ricordava...
«Conan...» lo disse d'istinto, senza pensarci, ma mai si sarebbe aspettata che il ragazzo alzasse lo sguardo ancora più stupito.
Ci fu quasi un minuto di assoluto silenzio in cui i due ragazzi si guardarono negli occhi, poi.
«Tu... Tu sei Conan?!» chiese Ran, la sua voce non sembrava più stupita, era quasi un sibilo come se fosse pronta ad attaccare.
«Ran... - disse lui alzando le mani e indietreggiando - Non è come pensi giuro...»
«Tu! Mi hai mentito, per tutto questo tempo?!» la sua voce stava diventando sempre più tagliente e la sua furia s'iniziava a vedere anche nei lineamenti del viso.
«Ran... Non mi sembra né il momento né il luogo adatto...» rispose lui continuando a indietreggiare.
Lei strinse i pugni furiosa, poi allentò la presa.
«Hai ragione non lo è, ma non credere che ti possa perdonare per questo!» disse sedendosi sull'unica sedia dell'ufficio.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
«C'è dell'altro...»
Doveva dirglielo, doveva farlo. Mentirle ancora sarebbe stato come tradirla e sapeva bene come ci si sentiva ad essere traditi dalla persona che si ama.
Lei alzò lo sguardo, ma lui non la vide, perché continuava a tenerlo basso.
«Poco fa... Heiji mi ha riferito... Mi ha riferito che...»
«Terra chiama Shinichi! Ce la puoi fare a fare una frase di senso compiuto?» lo rimproverò lei irritata.
«Un cecchino dell'organizzazione è andato all'agenzia e ha ucciso Kogoro...» disse tutto d'un fiato, solo a quel punto alzò lo sguardo, ma se ne pentì subito amaramente.
Gli occhi di Ran si riempirono di terrore e subito dopo di lacrime. Per poi essere coperti dalle sue stesse mani.
Il ragazzo preso da un moto di tristezza infinita e compassione per lei si avvicinò mettendole una mano sulla spalla.
«Ran...»
«Lasciami! - urlò lei alzando lo sguardo livido e pieno di lacrime - Credi che non lo sappia? Credi che non sappia che è tutta colpa tua?»
Quelle parole furono come un pugnale dritto al cuore.
«Se tu ci avessi detto la verità fin da subito ci saremmo difesi. Avremmo saputo cosa stavamo affrontando. Ma invece no, fai sempre tutto di testa tua, vero?»
«Ran, io volevo solo...»
«Non dirlo! Non ti azzardare a dire che volevi difendermi perché giuro che non vedrò più di me! Se tu mi avessi, ci avessi, voluto difendere ce l'avresti dovuto dire. Bel modo il tuo di difendere le persone! Io sono stata stuprata e mio padre è morto. Facciamo i complimenti al detective più geniale del Giappone.»
Dire che si sentiva un verme era davvero poco. Il cuore gli martellava in petto agitato e un senso di ribrezzo e nausea gli stava inondando la gola. Aveva ragione. Aveva ragione su tutto. Era stato un idiota fin dal principio. Far credere a tutti di essere morto e poi apparire davanti a Ran o chiamarla, l'aveva messa in pericolo allo stesso modo di come sarebbe stato se le avesse raccontato tutto.
«Hai ragione tu Ran... - disse con voce sommessa sedendosi a terra - Non merito neanche il tuo perdono... Ti porterò fuori di qui... Poi potrai anche non vedermi più...» le ultime parole gli fecero male al cuore, ma le disse sinceramente.
«È la nostra seconda occasione, vediamo di non sprecarla.» disse la bionda chiudendo il cellulare e mettendoselo in tasca.
«Ti ha detto di andarlo a prendere?» chiese Amuro.
«Esatto. Non ci resta che andarlo a prendere e farlo uscire, dopodiché diremo al boss che è scappato mentre lo scortavamo.»
«E per Ran?»
«Ancora ci devo pensare a lei. Non so neanche dove sia.»
«Di sicuro mio cugino l'avrà portata di nuovo lì.»
«Ne dubito. Non ho sentito neanche un urlo o un pianto e Ikuto non è uno che ci va per il sottile dopo che gli sfuggi sotto il naso.»
«Bene, allora andiamo a salvare Kudo e poi pensiamo a qualcosa per lei.» disse il ragazzo.
La donna sorrise maligna.
«Ma guarda un po'. Allora Gin non aveva tutti i torti su di loro.» disse in un sussurro per poi allontanarsi.
Arrivata al piano terra si rivolse alla ragazza che l'aveva accolta quando era arrivata.
«Scusi signorina, sa per caso se c'è un laboratorio attrezzato da queste parti?» chiese.
«Ne abbiamo uno all'interno dell'edificio, perché?»
«Ne avrei bisogno.» rispose lei risoluta.
La ragazza sembrò stupita, poi però si riscosse e rispose alla ragazzina.
«Dammi solo un minuto.»
Dopodiché prese la cornetta del telefono bianco che stava sul bancone e digitò un numero.
«Signor Balck, sono io. La bambina che l'agente Akai ha portato qui desidera accedere al laboratorio del quarto piano. - ci fu una pausa in cui Ai riuscì a sentire gente confabulare dall'altro lato della cornetta, poi - Ok grazie mille.» disse chiudendo la chiamata.
Dopodiché aprì un cassetto e ne tirò fuori una tessera magnetica arancione su cui era scritto a caratteri neri Laboratory.
«Ecco a te, mi raccomando stai attenta.» disse.
«Non si preoccupi.» rispose la bambina per poi prendere la tessera e dirigersi nuovamente verso l'ascensore.
STAI LEGGENDO
Kokoro no uragiri
Fiksi PenggemarAVVISO: Tutto ciò che nella serie è avvenuto dopo la saga del Mistery Train non è stato considerato! Sono trascorsi due mesi dall'episodio sul Bell Tree Express. Ran sente la mancanza di Shinichi e commette l'eroe più grande che una donna innamorata...