Aiuto da un'amica

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Jodie era davanti alle scale mobili del centro commerciale, spostata di lato in modo che non intralciasse la strada a chi doveva salire al piano superiore.

Era nervosa. Si vedeva dal solo sguardo, dietro i grossi occhiali tondi di suo padre e, anche se qualcuno poco attento non avesse notato quegli occhi ansiosi che si guardavano intorno, di sicuro era impossibile non notare le braccia incrociate strette sul petto e il piede che nervoso batteva sul pavimento a un ritmo via via sempre più stretto.

Ad un tratto quegli occhi preoccupati videro qualcosa che la rassicurò un po'. Due uomini si stavano avvicinando a lei. Uno dimostrava una certa età, lo si notava dai capelli e dai baffoni grigi che gli davano un aria seria. L'altro era un'uomo nerboruto e con la faccia dura, si poteva definire il tipico scimmione che solitamente si assumeva come guardia del corpo.

Quando i due uomini le furono accanto, la donna si mosse verso il bar più vicino. Solamente nel momento in cui, qualche minuto dopo, furono tutti seduti a un tavolino del bar con una tazza di caffè fumante di fronte, la donna si decise a parlare.

«Sta mattina è successo l'inimmaginabile. Penso che siamo giunti alla fine.» disse con voce bassa.

«In che senso?» chiese l'uomo più giovane.

«Verso le nove ho ricevuto una chiamata dal professor Agasa, l'uomo che vive di fronte a villa Kudo insieme alla ragazzina di nome Haibara che ha rifiutato il programma protezione testimoni. Mi ha detto che Ran Mouri, la figlia del detective dormiente, è stata presa da un membro dell'organizzazione e che Shinichi Kudo è andato da solo a salvarla.»

«Ma è pazzo? Dobbiamo muoverci!» disse l'uomo baffuto, alzandosi dal tavolino.

«Aspetta James, non è finita. - disse Jodie facendolo risedere - Appena chiusa la chiamata Subaru Okiya, il ragazzo universitario che abita provvisoriamente a villa Kudo, ha bussato alla mia porta e non immaginerete mai chi c'era dietro quegli occhiali e quell'aria da bravo ragazzo...»

«Non mi dire che è uno dell'organizzazione?!» chiese sconvolto Camel.

La donna negò con la testa.

«E allora?» chiese James esasperato dall'improvviso mutismo della collega.

«Akai.» disse quasi con un sussurro lei.

«Che cosa?!» esclamarono entrambi sconvolti.

«Mi ha detto lui di trovarmi con voi qui e raccontarvi tutto. Ha detto anche di aspettare le sue direttive prima di agire.»

I due erano talmente sconvolti che non obiettarono nulla.


Ikuto si staccò da lei ansimante, lasciandola inerme, sempre appesa con le catene.

«Mi sono divertito un mondo! - disse entusiasta - E tu dolcezza?» chiese rivolto alla ragazza prendendole il mento e sollevando il viso pieno di lacrime.

Ghignò con sguardo sadico, poi tirò fuori la lingua e lecco le lacrime dal sapore salino della ragazza.

«Ora però ti devo lasciare. - disse staccandosi da lei - Devo fare rapporto e assicurarmi che il tuo cavaliere non sia già arrivato a salvarti. Tranquilla non starai da sola per molto.» concluse iniziando a rivestirsi.

Solo quando fu rivestito, parlò di nuovo, rivolgendo un'ultima terribile frase alla ragazza.

«Ah quasi dimenticavo... - si avvicinò a lei - Molto meglio così che sotto l'effetto di un farmaco assuefacente vero?» poi girò la chiave delle manette che la tenevano appesa al soffitto, facendola cadere rovinosamente a terra.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora