I traditori vanno eliminati

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L'ascensore arrivò al piano. Il gruppo di agenti uscì velocemente nel corridoio e Akai imbracciò il suo fucile. In tutto l'edificio echeggiava un allarme, probabilmente Vermouth aveva già avvisato il boss, come avevano programmato.

Subito tre uomini dell'organizzazione, con le pistole in mano, irruppero nel corridoio, iniziando a sparare. Gli agenti, compreso Akai si chinarono dietro gli scudi della prima fila, per ripararsi dai colpi dei proiettili.

Il capo della squadra si posizionò tra due suoi sottoposti in prima fila, poggiò il fucile sui rettangoli trasparenti che li proteggevano e cominciò a sparare. Li centrò subito tutti e tre.

Furono tre colpi precisi alle mani, tre proiettili che sfrecciarono contro il loro obbiettivo, tre pistole che volavano lontano, tre agenti che si avvicinarono agli uomini, legandoli e impedendo loro qualsiasi movimento.

La squadra iniziò ad avanzare, sempre lentamente. Ogni volta che incrociavano una porta, due agenti si appostavano dietro di essa e un terzo, con lo scudo alzato tirava un calcio verso di essa per aprirla. Se c'erano persone dentro i tre irrompevano nell'ufficio e immobilizzavano chiunque fosse, lasciandolo disarmato e legato. Sarebbe spettato alla squadra successiva, quella di Jodie, arrestarli e portarli nei camion blindati che erano rimasti parcheggiati di fronte all'edificio abbandonato.


«Qui!» disse improvvisamente il ragazzo al tassista, che quasi dovette inchiodare per l'ordine improvviso.

Il detective del Kansai pagò il suo accompagnatore e uscì dalla vettura, per poi rimanere qualche secondo a guardarsi intorno.

Era in una tangenziale di periferia, che molto probabilmente in condizioni normali sarebbe stata completamente deserta. In quel momento invece, c'erano quattro camion blindati parecchio grandi e una decina di macchine, che a una trentina di metri da lui formavano un posto di blocco. Probabilmente anche se non avesse detto al tassista di fermarsi, l'avrebbe fatto comunque.

Si avvicinò lentamente, le mani in tasca e l'aria decisa e circospetta. Non aveva armi per difendersi, perciò doveva stare molto attento. Arrivato vicino al posto di blocco vide due agenti col gilet dell'FBI che parlavano animatamente. Tirò un sospiro di sollievo, se l'FBI era già lì, voleva dire che forse c'era qualche speranza di riuscire a far uscire Shinichi e Ran vivi. Decise però di non farsi vedere, sapeva che se i due agenti l'avessero visto non l'avrebbero fatto entrare.

Cercando di fare il più piano possibile passò lentamente dietro di loro per poi nascondersi dietro i furgoni blindati.

Arrivato all'edificio abbandonato in cui probabilmente c'era l'ingresso per il covo dell'organizzazione, trovò però una calca pazzesca. Un sacco di agenti erano stipati là dentro, occupando almeno la metà del piccolo locale abbandonato.

Fu Jodie Starling la prima a vederlo.

«Hattori, cosa ci fai qui?» chiese con tono di rimprovero.

«Beh ecco... Ci son state delle complicazioni...» rispose il ragazzo, portandosi una mano dietro il capo.

Effettivamente non sapeva bene cosa dire. Non si aspettava tutti quegli agenti lì ed era successo tutto talmente in fretta che non aveva una spiegazione precisa e pronta da esporre.

«Ascolta so che vuoi aiutare il tuo amico e Ran, ma saresti solo d'intralcio...»

«No no, ascolti... Sono stato all'agenzia Mouri neanche un'ora fa, un cecchino ha ucciso il detective Kogoro...» disse alla svelta non trovando un modo migliore per spiegare la situazione.

«Che cosa?! - l'agente federale sembrava alquanto sconvolta. - Ran lo sa?»

«Non lo so... Quando è successo ho sentito Shinichi, quindi forse glielo ha detto lui...»

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora