Le macerie di un matrimonio

226 5 0
                                    

La ragazza chiuse la chiamata. Era rimasta zitta per tutto il periodo della conversazione telefonica, per poi rispondere semplicemente con una conferma.

«Erano notizie di Conan... cioè volevo dire di Shinichi?» chiese Ayumi.

«Stanno uscendo dal covo. L'antidoto che ha preso sta finendo il suo effetto, se non li precedo in ospedale rischia di trasformarsi davanti a tutti. Quindi devo sbrigarmi!» disse velocemente rispondendo alla bambina.

«Veniamo con te!» esclamò Mitsuhiko.

«Assolutamente no!»

«Non puoi vietarci di venire. Non stiamo andando al covo, no? Stiamo andando in ospedale. Nessuno ci può fare del male.» ribatté di nuovo il bambino lentigginoso.

«Giusto!» confermò Genta.

«E poi... - continuò Ayumi - Conan è stato con noi per quasi un anno... Non lo abbandoneremo mai!»

La ragazza sospirò, rimettendosi il cellulare in tasca.

«E va bene... Verrete con me. Dottor Agasa stia attento.» disse poi rivolgendosi al professore.

«Tranquilla.»


Le porte dell'ascensore si aprirono inaspettatamente. Da esso uscirono due agenti che reggevano Amuro, l'agente Camel che sosteneva Shinichi e Ran, pallidissima e con l'aria ormai sconvolta.

«Kudo!» esclamò Heiji dimezzando la distanza che lo separava dall'ascensore.

«Hattori... che ci fai qui?» chiese con voce smorzata il detective dell'Est.

«Pensavi davvero che me ne sarei rimasto tranquillo a casa tua o del dottore, senza fare nulla?» chiese arrabbiato.

Dopodiché prese il posto di Camel, in modo che l'agente potesse spiegare la situazione a Jodie.

«Tra una ventina di minuti salite ed iniziate a portare giù tutti. Io prendo la mia auto e accompagno i ragazzi in ospedale.»

«Bene!» rispose la donna.

I due agenti scortarono Amuro ormai quasi privo di sensi all'auto di Camel, adagiandolo nel sedile posteriore sul lato destro. Ran li seguì ed entrando dal lato sinistro si sedette nel posto di fianco a quello del biondo. Poco dopo Shinichi ed Heiji li raggiunsero e il ragazzo di Osaka aiutò l'amico ad entrare di fianco a Ran, per poi chiudere la portiera ed andare nel posto anteriore del passeggero al lato sinistro dell'auto.

Camel li raggiunse dopo un paio di minuti e, mettendo subito la prima partì, alzando velocemente le marce e correndo per arrivare in ospedale in tempo.

Ran afferrò la mano di Amuro come a volergli attenuare il dolore che sapeva stava provando, la sua pelle solitamente scura era molto pallida, quasi di una carnagione normale, respirava affannosamente. Per quasi tutto il tragitto in quella macchina regnò l'assoluto silenzio, se non per l'ansimare del biondo. Persino Shinichi si tratteneva dal gemere o fare qualsiasi altro verso, sopportando il suo dolore dentro di sé. Un dolore non solo fisico, nel resistere alle fitte lancinanti al petto, ma anche emotivo nel vedere che Ran non lo degnava nemmeno di uno sguardo.


«Questa notizia è... Non ho davvero parole... Ed ora cos'ha intenzione di fare?» chiese l'ispettore.

«Niente. O meglio niente di più di quello che i miei uomini stanno già facendo.» rispose l'uomo baffuto di fronte a lui.

«E cioè?»

«In questo momento i miei uomini sono al loro covo e li stanno arrestando uno per uno. Tra meno di un ora tutto questo sarà finito.»

«Quindi l'unico problema che rimane è l'omicidio del...»

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora