Giocare col fuoco

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Usciti dall'ufficio, Vermouth afferrò entrambi i polsi di Shinichi e glieli legò dietro la schiena, chiedendogli scusa con un sibilo della voce, poi tirò fuori la pistola e puntandogliela tra le scapole lo iniziò a condurre verso l'ufficio del boss.

Durante il tragitto, però, stando attenti che nessuno li stesse a sentire e parlando a voce bassissima iniziarono a discutere. Fu Vermouth a cominciare, doveva avvertire il ragazzo di chi stava per incontrare e del pericolo che stava per affrontare.

«Ok Cool guy, ascoltami bene... So ciò che provi verso l'organizzazione e verso il boss, ma finché non siamo sicuri che Silver Bullet e i suoi sono qui e possiamo passare al contrattacco non provocare... Rispondi solo quando ti viene richiesto e cerca di non rispondere alle sue provocazioni, qualsiasi cosa dirai davanti al boss potrebbe ritorcetela contro e usufruirne per farti del male, quindi stai attento anche a ciò che dici...»

«Cavoli, ha l'aria di essere terribile...» sussurrò Shinichi.

«Lo è solo con chi non gli interessa. Era una persona fantastica una volta, ma il potere e i soldi sono tentazioni che riescono a corrompere quasi chiunque e il boss, purtroppo, non è un'eccezione.» rispose la bionda, con tono sempre più malinconico.

«Ho come l'impressione che ti abbia deluso, o sbaglio?» disse, sempre a bassa voce, il ragazzo.

«Era la mia migliore amica, forse più di quanto lo era tua madre...»

«Aspetta... Amica?» chiese con tono stupito Shinichi, interrompendo il discorso della donna.

Lei sorrise divertita.

«Sì, Cool guy, il boss è una donna. Comunque... lo eravamo fin da bambine, possiamo dire che abbiamo fondato questa organizzazione insieme, un po' anche per gioco, un po' perché volevamo sul serio fare qualcosa che sarebbe rimasto alla storia, impresso indelebilmente nella memoria di tutto il mondo. Poi però la cosa degenerò e fui io l'unica ad accorgermene, ma dirglielo non servì assolutamente a nulla, aveva sempre più potere, sempre più soldi, era temuta da tutti e questo le piaceva e le è sempre piaciuto. Ero la sua preferita solo per l'amicizia che ci legava, ma lei già non mi sopportava più, diceva che dovevo smetterla di pensare e vivermi tutto questo. Poi arrivò lui e...» strinse il pugno libero nervosa.

«Non sei costretta a raccontarmi tutto se non vuoi farlo.» la rassicurò lui.

A quella frase la coppia si zitti, mentre andavano verso quell'ufficio.


La campanella trillò per annunciare l'inizio dell'intervallo.

«Mi piacerebbe sapere dove si sia andato a cacciare Conan...» disse Ayumi tirando fuori il suo succo di frutta dallo zaino.

«E Ai allora? Se n'è andata via con Subaru e non ci ha più fatto sapere nulla.» sentenziò scocciato Genta addentando un pezzo di pizza.

«Ragazzi forse è successo qualcosa...» disse Mitsuhiko abbassando un po' il tono della voce.

«Del tipo cosa?» chiese di nuovo il bambino robusto.

«Ricordate il discorso che ci ha fatto l'altro giorno Ai? Sul fatto che Conan doveva proteggerci? Forse loro due sanno qualcosa che noi non sappiamo...»

«Vuoi dire che ora Conan potrebbe essere ad affrontare quel tizio del bar?» chiese Ayumi, i suoi occhi già tremavano dalle possibili lacrime.

«Non lo so... Ma di certo non starò qui con le mani in mano a non fare nulla!» rispose il bambino lentigginoso con tono deciso.

«Sono d'accordo con te amico!» esultò Genta.

«Sì, ma come facciamo ad uscire da scuola, abbiamo ancora più di quattro ore di lezione.» disse Ayumi.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora