Tutto crollato in un attimo

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Ran si svegliò di colpo, ritrovandosi sudata e ansimante sul suo letto e ,per un attimo, non ne capì il motivo, poi ricordò. Aveva sognato ciò che era successo quella mattina.

Si portò le mani alla testa, come se sperasse che con quel gesto i brutti pensieri sparissero, ma non era così. Dopo un paio di minuti, in cui la paura non sembrava passare, allungò la mano verso il comodino, prendendo il suo cellulare. Esitò un attimo solo, poi digitò un numero e premette il tasto di chiamata, aspettando che dall'altra parte qualcuno rispondesse.

Lui era seduto sul suo letto, senza riuscire a prendere sonno, non dopo quello che era successo in quella giornata.

Sentì una strana vibrazione provenire dai suoi pantaloni piegati sulla sedia e corse a zittirla, per non svegliare Kogoro che russava rumorosamente nella stessa stanza.

Prese il cellulare, quello che usava per Shinichi e vide il nome sul display. Subito la sua bocca si piegò in un sorriso. Prese il papillon e uscì dalla stanza.

«Pronto?» rispose usando il farfallino rosso.

«Scusami Shinichi... Ti ho svegliato vero?» chiese lei dall'altra parte.

«No piccola, tranquilla... È tutto ok?» chiese iniziando a spostarsi lentamente verso la sua camera, cercando di fare il minor rumore possibile.

«Sì... cioè non tanto... Insomma io... Sono un po' nervosa... Vorrei che tu fossi qui...» disse lei biascicando le parole, come se non sapesse cosa stesse dicendo.

«Ma piccola... Io sono vicino a te.» disse Conan sporgendosi da dietro la porta per vedere l'interno della camera.

«Come?» chiese lei tra lo stupito e il dubbioso.

«Chiudi gli occhi... - le suggerì e in quel momento lei, sdraiandosi di nuovo, fece come chiesto - Ed ora immagina che io sia lì vicino a te. Lasciati cullare dalla mia voce, piccola Ran. Io non ti abbandonerò mai.»

Bastò quella semplice frase e Ran si lasciò andare tra le braccia di Morfeo con un bellissimo e dolce sorriso sul volto.

Quando vide che si era addormentata, chiuse la chiamata ed entrò. Si avvicinò al letto di Ran e le tolse lentamente il cellulare di mano, per poi rimetterlo sul comodino.

«Ti amo piccola.» sussurrò con quella voce da bambino, per poi darle un bacino sulla guancia.


Il ragazzo era al porto, nella zona riservata allo scarico merci. Stava aspettando la sua collega dietro a un grosso container blu, quando finalmente la vide arrivare. La moto viola si fermò proprio davanti a lui e la donna che la cavalcava si tolse il casco che le copriva il volto, smuovendo quei bellissimi capelli biondo platino.

«Che è successo?» chiese subito la donna, quasi con tono di rimprovero.

«Ikuto...» riuscì a dire soltanto.

«Parla! Muoviti! Non ho tutto questo tempo! Gin mi sta aspettando e se arrivò in ritardo si potrebbe insospettire, come suo solito.»

«Ho paura che il piano del boss riguardi Ran. Ieri Ikuto era di nuovo con lei. Ho anche paura che voglia...»

«Ho capito! Basta! - lo bloccò lei scocciata - Abbiamo le mani legate di nuovo.»

La donna si rinfilò il casco e alzò il cavalletto.

«Continua a riferirmi per messaggio tutto quello che succede, io vedo cosa posso fare, e cerca di non far fare stupidaggini al moccioso.»

Mise in moto e se ne andò di nuovo.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora