Già mi manchi

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La ragazza si svegliò con un forte mal di testa.

Era sdraiata sul letto matrimoniale della camera degli ospiti a casa Kudo. Tentò di mettersi a sedere, ma la testa le esplodeva e aveva anche un po' di nausea.

Cercò di ricordarsi cos'era successo la sera prima, ma dopo il quinto o il sesto ballo tutto le appariva molto sfocato. Non ricordava bene cos'era successo. Cercò di chiamare Shinichi, per chiedergli sostegno, ma la nausea era talmente insopportabile che non le permetteva di parlare.

Si sedette bene sul letto, facendo respiri profondi e cercando di trattenersi dal vomitare sulle lenzuola pulite.

Poco dopo fortunatamente il ragazzo, arrivò con una bacinella.

«Oh, ti sei svegliata. - disse con un sorriso dolcissimo avvicinandosi a lei e mettendole la bacinella sul letto accanto a lei - Tieni questa è per te. Forse ieri ti ho fatto esagerare un pochino, perdonami. Spero solo che tu ti senta presto meglio, non voglio andarmene mentre stai ancora male.» concluse il ragazzo.

Ran tentò di parlare, ma per tutta risposta rovesciò nella bacinella. Quando si riprese si sciacquò la bocca con un po' d'acqua che le aveva portato il ragazzo, fece due grossi respiri e riuscì a parlare.

«Devi partire?» chiese.

«Sì, te l'ho detto che sarei stato solo un week-end. Ho il treno a mezzogiorno.» disse con un'altro sorriso da mozzare il fiato.

La ragazza si girò verso l'orologio sul comodino. Era uno di quegli orologi con i grossi numeri rossi a caratteri, digitale. Quei grossi numeri che ora segnavano le undici. La ragazza sgranò gli occhi.

«Ma manca solo un'ora!»

«Tranquilla piccola, io sono pronto. Appena ti senti meglio ti saluto come si deve e vado, tanto di solito i treni stanno sempre dieci minuti in più in stazione.»


Poco dopo la ragazza si sentiva meglio. Si stava lavando i denti. La menta del dentifricio le rinfrescava la bocca e si sentiva finalmente libera dalla sbornia. Cavolo aveva proprio dato i numeri quella sera, chissà quanto aveva bevuto e ballato. Chissà se era successo qualcosa con Shinichi anche se non se lo ricordava.

Sorrise, mentre si risciacquava la bocca. Se suo padre avesse saputo tutto quello che era successo in un solo week-end, probabilmente l'avrebbe messa in punizione a vita.

Si sciacquò la bocca per l'ultima volta. Si diede di nuovo una controllata allo specchio e uscì.

Lui era dietro la porta. Chissà se l'aveva aspettata per tutto il tempo. La prese per la vita e senza una parola la baciò. Lei ormai troppo abituata a quel nuovo Shinichi sicuro di sé rispose subito al bacio.


Era di nuovo davanti all'agenzia. Questa volta sorridente e felice. Entrò in casa e salutò contenta.

«Ehi Ran com'è andata?» chiese il padre che era di nuovo davanti alla televisione con una birra in mano.

«Benissimo papà, ci siamo divertite un sacco! A proposito dov'é Conan?» chiese la ragazza non vedendo il bambino.

«Ah già è vero, doveva tornare oggi dal campeggio, chissà per che ora rincaserà!» borbottò Kogoro, continuando a fissare il televisore.

«Beh lo chiamo, così inizio a cucinare qualcosa per pranzo.» disse poi la ragazza salendo in camera sua e tirando fuori il cellulare dalla borsa.

Digitò il numero e attese. Attese per parecchio tempo, il cellulare stava facendo troppi squilli. Perché non rispondeva?

Poi, finalmente, ecco che qualcuno rispose.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora