Vendetta personale

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L'incertezza della bionda durò solo qualche millesimo di secondo. Tirò fuori la pistola e si mise davanti ad Amuro.

«Andate! - disse lanciando un'altra pistola a Shinichi - E qualsiasi cosa accada non vi voltate indietro finché non uscirete fuori di qui!»

Il detective liceale prese l'arma al volo, lanciò un ultimo sguardo ai suoi due alleati, uno a terra ferito e l'altra in piedi agguerrita più che mai. Non avrebbe voluto lasciarli lì, ma aveva due promesse da mantenere: la prima era portare Ran fuori da quel posto e la seconda era uscire e non intromettersi. Così fece come gli fu ordinato, si voltò verso il corridoio che ancora era vuoto, iniziando a correre e portandosi dietro Ran, che ancora gli teneva la mano.

«Cosa aspetti? - chiese Kir puntando la sua pistola contro la sua avversaria, ma rivolgendosi al collega - Inseguili! Ci penso io a loro due!»

Ikuto non se lo fece ripete un'altra volta e corse dietro ai ragazzi, prendendo poi però un corridoio diverso.

Vermouth lo vide sfuggirle sotto il naso, sapeva che se avesse sparato nella sua direzione, la woman in black a sua volta avrebbe sparato contro di lei uccidendola e privandole ogni possibilità di sopravvivere e di salvare tutti gli altri. Sapeva dove stava andando, prendendo quel corridoio sarebbe arrivato prima della coppia di giovani all'ascensore. Non le rimaneva che sperare con tutto il cuore che incontrassero Akai prima di Ikuto.

Inoltre era preoccupata anche del compagno che aveva alle spalle. Si chiedeva ancora cosa fosse saltato in mente a quel ragazzo. Possibile che avesse frainteso i suoi sentimenti. Era convinta che fosse solo infatuato di lei, che come ogni uomo, fosse attratto dal suo corpo e basta. Invece si era sacrificato per lei, non aveva esitato a lanciarsi davanti a lei per proteggerla, prendendosi il proiettile al suo posto. Forse quel ragazzo provava un sentimento vero e puro, un sentimento che lei non provava da anni, un sentimento che forse ora iniziava a percepire nel profondo del suo cuore. Come una spina fastidiosa che iniziava a pungere nel petto dal momento in cui l'aveva visto fare quel gesto disperato e, sebbene non fosse sicura che quel sentimento fosse vero, l'unica cosa di cui era sicura era che quel ragazzo era stato l'unico a rimanerle vicino sempre e comunque, anche quando le cose si erano fatte difficili da affrontare, proprio come in quel momento. Per questo motivo non lo avrebbe assolutamente abbandonato. Era il suo turno di ricambiare il favore e non avrebbe reso meno a quel debito.

Fu la mora a parlare per prima, continuando a minacciarla con la pistola.

«Sapevamo tutti che saresti stata una seccatura per l'organizzazione. Gin era l'unico che aveva il coraggio di dire tutto al boss, eppure lei continuava ad avere fiducia in te.»

«Sono parecchio persuasiva, mia cara... Molto più di te.» sorrise maligna.

«Non so a cosa ti riferisci.» rispose lei.

«Ma davvero? Quella notte all'ospedale, l'unica persona che ha creduto alla tua interpretazione da povera agente della CIA infiltrata è stato tuo fratello. Sia Akai che il ragazzino, hanno capito subito che mentivi.»

La donna scoppiò a ridere, divertita. Una risata che metteva davvero i brividi alla schiena.

«Beh, ha davvero poca importanza visto che ho ucciso Akai quella notte.»

«Povera illusa...» dopo quelle parole la bionda sparò un colpo di pistola, centrando il petto della donna. Era stato talmente improvviso, quel gesto, che Kir non se lo aspettava.

La donna cadde a terra, lasciando la presa sulla pistola e premendosi le mani al petto che già iniziava a tingersi di rosso.

Vermouth si avvicinò a lei, che era ancora viva sebbene rantolasse a bocconi per terra e non avesse la forza di muovere un muscolo.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora