Il massimo dell'aiuto

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La donna chiuse la chiamata appena ricevuta, con aria particolarmente tesa.

Tutto sembrava alquanto assurdo. Il fatto che quell'uomo sapesse più di quanto sapeva lei la stupiva, ma non poteva assolutamente lasciare che delle vittime innocenti morissero per un suo dubbio.

Quei pensieri sfumarono quando il campanello del suo appartamento trillò rumorosamente. Andò ad aprire e, davanti a lei, si trovò l'uomo biondo con quel paio di occhiali dalle lenti rettangolari.

«Mi dica...» disse stupita la donna.

Lui senza fiatare, la scostò bruscamente ed entrò nell'appartamento.

«Ehi, che modi sono!» protestò, poi si chiuse la porta alle spalle e seguì l'uomo.

Lui era entrato nella camera principale e stava chiudendo tutte le tende, lasciandola nella semi oscurità.

«Mi dice cosa diavolo sta facendo?» chiese.

Stava cominciando davvero ad irritarsi, non aveva tempo da perdere, doveva andare da Black e avvisarlo del pericolo imminente.

Appena fu tutto chiuso, con un gesto veloce si tolse occhiali e parrucca, aprendo finalmente gli occhi.

Jodie senza parole spalancò la bocca e non riuscendo a controllarle, le lacrime iniziarono a scendere copiose sul suo viso.

L'uomo non aprì bocca e non si mosse. Persino quando la donna gli si buttò addosso in lacrime, continuando a pronunciare il suo nome. Non fece una piega.

Solo quando la bionda smise di piangere e si ricompose, sedendosi sul divano, lui parlò.

«Era necessario Jodie, se non avessimo fatto credere loro che Kir mi avesse ucciso la mia copertura sarebbe saltata.»

Lei fece solo un cenno di testa.

«Hai notizie dell'organizzazione?»

Un'altro cenno di testa. Esitò e poi finalmente riuscì a parlare.

«Ha chiamato un certo Agasa... Dice che hanno rapito Ran Mouri, la figlia del detective Kogoro. A quanto pare cool guy è andato da solo a salvarla.»

«Bene, chiama James. Digli che hai bisogno di lui e Camel, non nominare né me, né la situazione, digli solo di raggiungerti in un luogo pubblico. Solo a quel punto parlerai.»

«Ma scusa in un luogo pubblico c'è più rischio che ci controllino.»

«Tu fai quello che ti dico. Appena hai raccontato tutto a loro, mandami un messaggio al cellulare.»

Dopo quell'ultima raccomandazione, si rimise occhiali e parrucca ed uscì dall'appartamento senza parlare.


La campanella fece l'ultimo suo suono.

Ayumi guardò il posto vuoto vicino alla sua amica.

«Conan alla fine non è arrivato. Non è che gli è successo qualcosa?» chiese preoccupata.

«È vero, era proprio dietro di noi. Ci ha detto di andare avanti, ma dovrebbe essere arrivato ormai.» disse dubbioso Genta.

«Forse dovremmo dirlo alla maestra.» commentò Mitsuhiko.

L'unica che rimaneva zitta era la bambina dai capelli ramati. Il suo cuore martellava nervoso. Le mani poggiate sul banco erano immobili e rigide. Nella sua testa vorticavano i pensieri più assurdi e terribili. Anche lei si chiedeva dove fosse.

Ripensava a ciò che era accaduto il giorno prima e il pensiero che l'organizzazione avesse iniziato a fare seriamente la tormentava. E se l'avessero rapito, minacciato, ricattato, ucciso.

Kokoro no uragiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora