TIFEO

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Tifeo, o Tifone o Tisifeo, il cui nome dal greco vuole dire "fumo stupefacente" (e già il nome la dice lunga sul suo conto) era la personificazione del vento del sud ed era figlio di Gea e Tartaro.

LA NASCITA DI TIFEO
Ovviamente i greci non erano mai d'accordo circa la discendenza degli dei, così, secondo un'altra versione, Tifone non era figlio di Gea e Tartaro. Si dice, infatti, che Gea, arrabbiata per la sconfitta dei suoi figli Titani per opera di Zeus, corse a piangere da Era. La regina degli dèi, davanti a una tale disperazione, si impietosì e si rivolse a Crono per compiere la vendetta di Gea. Quando Era si presentò innanzi a Crono, questi non ci pensò due volte e accettò di gran carriera la proposta di vendetta (del resto era stato spodestato proprio dal figlio Zeus...) Così Crono fecondò due uova e le affidò alla dea, dicendole di sotterrarle in modo che si aprissero per dare alla luce un demone che avrebbe sconfitto il re degli dei (cose che neanche nel Trono di Spade accadono). Era fece come le era stato detto e dalle uova nacque il mostro Tifone.

TIFEO VS ZEUS
Una volta cresciuto, Tifeo salì fin sopra il monte Olimpo, ma il suo aspetto era talmente pauroso che gli dei si spaventarono e, nel fuggi fuggi generale, si trasformarono in animali per scappare più velocemente. Gli Olimpi si rifugiarono in Egitto e si dice che qui diedero vita al culto degli animali: Zeus diventò un'ariete, Afrodite un pesce, Apollo un corvo, Dioniso una capra, Era una vacca, Artemide un gatto, Ares un cinghiale, Ermes un ibis, Ade uno sciacallo e Pan, che evidentemente non era molto bravo nelle trasformazioni, trasformò la parte superiore in capra e quella inferiore in pesce.
Se non ci fosse stata Atena, sicuramente Tifeo sarebbe diventato padrone indiscusso dell'Olimpo e di tutto il mondo. La dea, infatti, riuscì a convincere Zeus a tornare con lei sul monte Casio per sconfiggere il gigante.
I due dei salirono sul monte e assunsero le enormi dimensioni di Tifeo per contrastarlo...stile Power Rangers. La battaglia non fu facile: Atena fu messa KO, ma Zeus riuscì a scagliare un fulmine contro il gigante tramortendolo, per poi continuare il lavoro a colpi di falce. L'unico errore del re degli dei fu quello di avvicinarsi troppo all'avversario: Tifeo, infatti, gli rubò l'arma è lo ferí gravemente. Non potendo uccidere un dio, Tifeo lo imprigionò in una caverna della Cilicia e ci volle l'aiuto di Ermes e Pan per liberarlo. Ermes e Pan non erano molto esperti nel liberare  gli dei, così dovettero inventarsi un piano: mentre Ermes tentava di liberare Zeus, Pan attirò l'attenzione di Tifeo urlando a squarciagola. Una volta guarito, Zeus prese il controllo del suo carro alato e inseguì il gigante fino in Sicilia, dove Tifeo sollevò l'intera isola per scagliarla addosso a Zeus. Il dio, però, scagliò contro il gigante un fulmine talmente potente, che Tifeo perse la presa e rimase schiacciato sotto l'isola di Sicilia. Si dice che il suo alito a volte venga fuori da sotto l'isola e che fuoriesca dal vulcano Etna e che, a volte, cerchi di muoversi provocando violenti terremoti.

DISCENDENZA DI TIFEO
Prima di essere seppellito sotto l'isola, si unì a Echidna, un mostro mezza donna e mezza serpente, con cui generò alcuni dei mostri più brutti di tutta la mitologia greca: la Sfinge, Cerbero, Otro, la Chimera, l'Idra di Lerna e il leone di Nemea.

L'ASPETTO MOSTRUOSO
Molto abbiamo detto riguardo a Tifeo, ma nulla circa il suo aspetto fisico. Di certo non era bello: era enorme, piú alto della montagna più alta, possedeva una testa d'asino, ali di pipistrello, sulle spalle aveva cento serpenti che, invece di sibilare, latravano o ruggivano, le due gambe erano formate da due draghi attorcigliati, dagli occhi fuoriuscivano lingue di fuoco e dalla bocca sputava massi incandescenti.

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