25. Dizzy

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Esistono due categorie di persone quando si parla di sbronze: quelle che dimenticano tutto il giorno dopo, avendo come unico ricordo della sera prima nausea e mal di testa e quelle che invece ricordano, sciaguratamente, ogni singola cazzata e cosa imbarazzante fatta o detta da ubriachi.

Newt non ha la fortuna di appartenere alla prima categoria.
Ricorda perfettamente le cose dette a Thomas, sussurrate mentre gli stava sopra a cavalcioni e lo baciava con trasporto.

È talmente tanto vergognato del suo comportamento, deluso da sé stesso, che non aveva avuto il coraggio di vedere Mike per i successivi tre giorni; aveva inventato delle scuse per non incontrarlo, dicendo fosse troppo impegnato con lo studio o che non si sentisse bene.
Per non parlare di Thomas.
Newt aveva avuto, con chissà quale coraggio, la decenza di mandargli un messaggio chiedendogli scusa per averlo praticamente assalito come un disperato e averlo trattato in quel modo. E Thomas non gli aveva risposto. Silenzio radio totale.
Forse era stato meglio così, forse erano riusciti a concludere la cosa tra loro due una volta per tutte. In modo tragico e patetico, certo, ma almeno avevano concluso quel rapporto pietoso e sconclusionato che andava avanti da mesi.

Chiaramente aveva dovuto raccontare a Minho e Gally cosa fosse successo la sera del compleanno.
Lo aveva raccontato la sera stessa, quando i due amici lo avevano trovato nella stanzetta seduto sul divano con la testa tra le mani, ma era stato costretto a raccontare tutto di nuovo il giorno dopo, a mente lucida, poiché Minho non aveva capito nulla visto quanto fosse ubriaco.

«Sei incredibile, Newt!» gli aveva urlato il migliore amico, esasperato.
«Non puoi fare in questo modo, quel povero ragazzo non se lo merita! E sto parlando di Thomas, non di Mike, nel caso non avessi capito!!»

«Ho fatto una cazzata, lo so.»

«Una cazzata bella grossa!» aveva continuato ad urlargli Minho.

«Ti avevo detto sarebbe successo! E mi avevi promesso che saresti intervenuto in tempo!» si era lamentato il biondo.

«No, scusa, adesso la colpa è mia? Come potevo pensare che avresti trascinato Thomas nella magica stanzetta del sesso e gli saresti salato addosso?!»

Newt aveva sospirato, mettendosi le mani tra i capelli che da qualche tempo portava leggermente più lunghi.

«Hai ragione, mi dispiace.» aveva sussurrato. «Non so più che sto facendo, Minho.» aveva confessato con la voce tremante, le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi.

«Hey, senti, non ti preoccupare. Va tutto bene, Newt.»
Minho gli aveva poggiato una mano sulla spalla per farlo calmare, il tono di voce calmo e dolce tutto d'un tratto.

«Va tutto male, invece. Come ho potuto fare una cosa del genere? E sai cosa, non era neanche la prima volta.» gli aveva confessato. «Anche prima di Natale lo avevo baciato. E sai qual è il problema? Sto facendo a Mike quello che lui ha fatto a me mesi fa. Mi sento un verme.»

«Mike è andato a letto con un altro mentre stava con te, credo quello sia peggio.» aveva ricordato Minho. Newt aveva sorriso tristemente.

«Non è giusto lo stesso. E per di più, Thomas neanche mi parla, non risponde ai messaggi. So di essere stato io il primo a volersi allontanare, ma non lo sopporto. Non sopporto di non vederlo, non sentirlo, non sapere se stia bene. Credo sia arrabbiato con me e avrebbe tutto il diritto di esserlo. L'ho trattato male. Oh Dio, sono proprio un pezzo di merda.»

«Newt, ascoltami.» aveva sospirato Minho «Devi capire quello che vuoi davvero. Perché come ho detto, non è giusto trattare così Thomas e neanche Mike, per quanto l'idiota possa starmi antipatico. Ma non è giusto neanche per te, amico. Stai uno schifo. Hai bisogno di riflettere un po', capire cosa, o meglio, chi tu voglia veramente.»

Six Months [Newtmas]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora