14. Something Better, Someone Special

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«Hey, io sono Amy, come posso aiutarti?»

«Salve cara Amy, vorrei farmi un tatuaggio. Pensavo ad un drago. Qui, sul petto. La sua coda deve scendere giù fino alla gamba e avvolgersi fino alla caviglia. Oh, vorrei che il drago mangiasse un muffin. E deve avere assolutamente una corona sulla testa. Insomma, deve rappresentare la mia essenza. Capisci?»

Il venerdì mattina Minho decide di saltare la lezione all'università -non che vi avrebbe prestato particolare attenzione, comunque- e si dirige verso la zona di Covent Garden, per fermarsi in uno degli studi di tatuaggi più famosi di Londra.

Viene accolto al bancone da una ragazza -Amy, si presenta- che ha dei lunghi capelli verdi, la faccia piena di piercings e il braccio destro completamente tatuato.
La ragazza guarda Minho con un'espressione divertita e stranita allo stesso tempo, sicuramente a causa della bizzarra richiesta del ragazzo.

«Caspita, è un tatuaggio, uhm, notevole! Vado a chiamare il ragazzo che si occupa dei tatuaggi, aspetta qui!» e così dicendo, la ragazza sparisce dall'altro lato dello studio.
Due minuti dopo, ecco che spunta il tatuatore.

«Minho? Che ci fai qui?»

«Hey, Thomas!» saluta allegro Minho.

«Vuoi un drago che mangia un muffin tatuato sul petto?» chiede incerto Thomas.

«Oh no, per carità! Volevo solo parlare con te e mi sono reso conto di non avere il tuo numero. Così sono venuto qui.» spiega in fretta.

«O-kay. Come sai che lavoro qui? Non credo lo sappia neanche Newt.»

«Oh, i primi tempi che tu e Newt vi frequentavate, ti ho seguito.» dice Minho come se fosse la cosa più logica e normale del mondo.

«Tu- tu mi hai seguito?» strabuzza gli occhi Thomas.

«Oh, non prenderla male. Non è inquietante! Cioè, forse è un pochino inquietante, ma cerca di capirmi. Ho praticamente spinto Newt ad uscire con te senza conoscerti, e tu hai questa aria da bad boy...e tutto il resto. Insomma, dovevo sapere chi fossi, assicurarmi che fossi un bravo ragazzo. Sai, per Newt.» dice Minho tutto d'un fiato.

Thomas sorride.
«È un pochino inquietante e offensivo, ma le intenzioni erano nobili. Comunque, dammi cinque minuti e arrivo, aspettami fuori.»

Minho fa come dice, e qualche minuto dopo Thomas lo raggiunge.

«Non ho molto tempo, devo tornare a lavoro. Quindici minuti ti bastano?» chiede Thomas stringendosi nel suo giubbotto di pelle, decisamente troppo leggerlo per le temperature autunnali di Londra.

«Sì, amico non ti voglio trattenere troppo. Vorrei solo sapere cosa ti sia preso mercoledì sera. Newt mi ha raccontato tutto.»

Il tono di Minho non è accusatorio o di rimprovero, semplicemente curioso. Eppure Thomas abbassa lo sguardo per un breve istante.

«Oh, quello. Non lo so, Minho. Non so cosa mi sia preso, ma qualcosa mi ha fatto scattare. Non avrei dovuto dire quello che ho detto, né tanto meno trattare Mike in quel modo, per quanto mi possa stare sulle palle.»

«Sicuramente avresti potuto evitare la scenata, è vero. Ma ti capisco, Mike non è mai piaciuto particolarmente neanche a me.» ammette Minho con una smorfia.

«Sei geloso.» continua poi.

«Non sono geloso.» ribatte secco Thomas.

«Oh, ma fammi il piacere.» Minho rotea gli occhi.

Thomas non ribatte; poi infila una mano nella tasca destra del giubbotto e si accende una sigaretta, rimanendo in silenzio.

«Sei un idiota. Sono circondato da idioti.» sbotta Minho.

Six Months [Newtmas]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora