La voce di Michael Bublé accoglie Newt non appena varcata la soglia della stanza di Minho.«Jingle Bells. A novembre. Certo, mi sembra giusto.» commenta Newt, lasciando il cappotto e la borsa dell'università sull'unica sedia libera in camera dell'amico.
Minho è intento a ballare e cantare e indossa un orrendo cappellino da elfo -con tanto di sonagli- sulla testa.
«Oh, eccoti!» Minho si rende finalmente conto della presenza dell'amico e tutto contento gli sistema un capello da Babbo Natale sulla testa.
«Allora, quale sarebbe l'emergenza?» chiede Newt, sistemandosi meglio lo stupido cappellino.
«Mi devi aiutare a sistemare la stanza.»
Newt fissa l'amico, incredulo.
«Tu. Tu mi hai chiesto di uscire prima dell'università per aiutarti a pulire questo casino.» dice serio Newt, per quanto serio possa risultare con quel cappello in testa.
Minho sorride con fare innocente.
«Ho invitato i ragazzi per la mia famosa e consueta Cena del Natale Anticipato, ma mia madre mi ha minacciato dicendo che avrebbe disdetto tutto se non avessi ordinato la mia stanza. Mi tratta come fossi un bambino. Ma io dico, ho vent'anni, mica sette!»
E Newt avrebbe molto da ridire sull'ultima affermazione dell'amico, ma decide di star zitto e sopprimere una risata.
«Non so neanche da dove iniziare.» confessa il biondo dando uno sguardo in giro.
La situazione è tragica. Sembra quasi che nella stanza di Minho abbiano pernottato dei vandali e che vi siano rimasti per un mese, lasciando tutto sottosopra. Ci sono mutande e calzini sparsi ovunque; i vestiti -puliti o sporchi che siano- sono buttati sul letto e sulla scrivania, alcuni addirittura a terra; ci sono confezioni di merendine sui comodini, per terra e persino sul davanzale della finestra.
«Non lo so neanche io, per questo ho bisogno del tuo aiuto, caro amico mio!»
Newt sbuffa e poi si rimbocca le maniche.
«Mi devi un favore. Un grosso favore.» intima Newt.
Minho lo ringrazia, prendendogli il volto tra le mani e stampandogli un bacio sulla fronte, entusiasta.Iniziano col togliere di mezzo tutta la spazzatura, riuscendo a riempire un sacco intero.
Poi passano ai vestiti: Minho toglie sistema quelli sulla scrivania, mentre Newt recupera alcune magliette e felpe che sono state lanciate in un angolo accanto all'armadio .
Sta sollevando un'ultima felpa, quando un gatto sbuca improvvisamente da sotto l'indumento.«E questo chi diavolo è?» urla Newt.
«Dolores, ecco dove eri finita! Mi hai fatto preoccupare!» esclama Minho, prendendo tra le braccia l'animale.
«Da quando hai un gatto?!» chiede il biondo, confuso.
«Tre giorni circa. Papà l'ha recuperata per la strada e abbiamo deciso di adottarla. Non te l'ho detto perché volevo presentartela di persona. Non è adorabile?»
La gatta -Dolores- sposta i suoi occhi gialli su Newt; al ragazzo pare che quell'ammasso di pelo color fuliggine lo stia giudicando con fare aristocratico: la prende subito in antipatia.
«Adorabile, sì.» commenta quindi poco convinto con una smorfia.
«È davvero brava ad ascoltare, sai? Puoi raccontarle qualsiasi cosa, dirle tutti i tuoi problemi. Lei ti ascolta e poi ti miagola i suoi consigli. O almeno penso. A volte mi fissa e miagola per minuti interi. Inquietante.» Minho mette giù la gatta che prontamente scappa via, dirigendosi probabilmente verso il salone al piano di sotto.
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Six Months [Newtmas]
Fanfiction«Woah, okay, almeno smettila di fissarmi in questo modo o potrei fraintendere!» Non solo è fastidioso, pensa Newt, ma è pure sfacciato. «Non ti sto fissando. E non mi hai chiesto un accendino poco fa? Mi sembra che tu ne abbia uno.» dice Newt indica...