26. Bruised

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«Non farmi mai più una cosa simile! Mai. Più.»

Newt si sveglia con un forte mal di testa. Non ha neanche il tempo di mettere a fuoco l'ambiente circostante che qualcuno gli sta urlando contro.

«Minho? Sei tu?» chiede confuso.
Sente un orribile gusto in bocca, come se avesse vomitato.

«No, la Duchessa di Cambridge. Certo che sono io, idiota! Mi hai quasi fatto morire. Mo - ri - re. Stavo per avere un infarto. Sono troppo giovane per morire di crepacuore!» continua ad urlare il suo amico.

«Ti prego, smettila di urlare. Mi fa male la testa.» lo supplica, portandosi una mano in fronte.

Si rende conto di essere su un lettino di ospedale. Non ricorda bene gli eventi della sera prima: ricorda di aver bevuto un drink in cui qualcuno aveva sincuramente messo qualche droga; ricorda di aver cercato Mike senza riuscire però a trovarlo; ricorda Thomas che lo tira su da terra.
Poi è tutto confuso, offuscato.

«Scusami, scusami. Mi sono ripreso.» lo scuote Minho dai suoi pensieri. «Vado a chiamare tua madre adesso.»
gli comunica mentre lascia la stanza.

«Ah, Newt?» lo richiama prima di uscire dalla porta.

«Sì?»

«Non farlo mai più!» strilla, per poi chiudersi la porta alle spalle.

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«Un ultimo controllo e possiamo tornare a casa.» gli dice la madre spostandogli i capelli dalla fronte.
Newt non immagina neanche lo spavento che deve aver preso la scorsa notte vedendolo svenuto su una barella.

«Dov'è Thomas?» chiede Newt.
È sveglio da quasi un'ora e tutto quello a cui riesce a pensare è il ragazzo che gli ha praticamente salvato la vita.

«Vado a chiamarlo.» gli sorride la madre. «Sai, è rimasto qui tutta la notte.»

Newt non dice nulla. Abbassa lo sguardo, sentendo quello della madre puntato su di lui.

«Mi piace, Thomas.» continua poi la madre.

Newt rimane in silenzio ancora una volta.

«Ci vediamo dopo, tesoro.» gli lascia un bacio tra i capelli, poi si allontana.

Trascorrono un paio di minuti, poi finalmente Thomas entra nella stanza.

«Hey.» saluta con un debole sorriso.

«Hey, Tommy.»

«Come ti senti?» chiede avvicinandosi al lettino sul quale Newt è steso.

«Bene, credo.»

«Ti... ti ricordi cosa è successo la notte
scorsa?»

Newt nota le occhiaie che solcano il viso di Thomas.
«Molto vagamente.» risponde. «A proposito, grazie.»

«Non è niente, ragazzino.»

«È tanto, invece. Grazie, Tommy.» ripete, poggiando una mano su quella del ragazzo.
Thomas gli rivolge un sorriso appena accennato e sposta via la mano da sotto quella di Newt, che lo guarda confuso per un attimo.

«Ti ho fatto prendere un bello spavento, eh?» gli dice poi abbassando lo sguardo. Il ragazzo non risponde.

«Mi dispiace.» aggiunge.

«Non è stata colpa tua. È tutto okay. Sono contento che tu stia bene.»

Newt non può fare a meno di notare l'espressione cupa di Thomas. È sicuramente stanco, vista la nottata trascorsa e si vede anche quanto debba essere stato spaventato; ma c'è qualcosa di più, qualcosa che Newt non riesce a cogliere.
Rimangono in silenzio per qualche minuto; poi la madre di Newt e un'infermiera entrano in stanza, così Thomas esce per lasciar loro spazio.

Six Months [Newtmas]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora