La prima settimana di Ottobre le temperature calano drasticamente a Londra. L'autunno è finalmente arrivato, le foglie secche cadono dagli alberi e coprono le strade e i parchi della città.Newt ha iniziato il secondo anno alla facoltà di Lettere e Minho in quella di Scienze Motorie.
Le ultime settimane di settembre erano trascorse in tranquillità per Newt, che aveva preparato l'ultimo esame da dare ed era riuscito anche a guadagnare qualche soldo dando ripetizioni ad un paio di ragazzini delle medie; Minho invece aveva trascorso le ultime settimane di vacanza a lamentarsi ed ad intimare di voler mollare tutto e scappare in Tibet per prendere parte alla vita monacale.
«Abbiamo ricominciato da appena due giorni, dai!»
I due amici passeggiano nei pressi di Kensington Gardens, entrambi sorseggiando bevande calde.
«Lo so, lo so, ma sono già psicologicamente provato da tutto ciò. Ho degli orari terribili!» si lamenta Minho.
«Ma se le tue lezioni iniziano praticamente sempre alle dieci!»
«Appunto, le dieci. È praticamente l'alba per me, capisci?»
Newt getta gli occhi al cielo e sorride.
«Ma non parliamo di certe cose brutte. Piuttosto, che mi dici di Thomas?» chiede il moro sorseggiando il suo tè.
«Nessuna novità.» risponde semplicemente Newt.
«Non posso crederci. Dopo quello che è successo da Gally, non ti ha più cercato, non ha senso. Insomma, sono passate tre settimane se non di più!»
«Non so che dirti, Minho. Ho provato a chiamarlo più volte e non ha risposto. Gli ho scritto un paio di messaggi e non ha risposto. Non fa niente, davvero. Non mi aspettavo diversamente. Va bene così.»
E Newt vorrebbe credere alle sue stesse parole, davvero. Ma non va bene, non proprio. Sarebbe una bugia bella e buona dire che non è rimasto deluso, almeno un po', dalla cosa. E si maledice per aver creduto che un ragazzo come Thomas potesse essere seriamente interessato a lui.
«È uno stronzo.» commenta Minho, leggermente infastidito.
«Questo l'avevamo capito entrambi dal primo istante» replica Newt.
«Proprio uno stronzo.» ribadisce Minho.
I due siedono su una panchina nel parco e rimangono in silenzio a godersi il tramonto.
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Sono le due e ventisei di notte quando Newt viene svegliato dal vibrare del suo cellulare. Assonnato, si rigira nel letto e allunga il braccio sinistro verso il comodino, raggiungendo il cellulare.
«Pronto?» risponde senza neanche guardare il display fin troppo luminoso del cellulare.
«Ciao ragazzino. Possiamo vederci?»
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Sono le tre e un quarto quando Newt arriva sotto il London Eye.
«Thomas?» si rivolge Newt al ragazzo, adesso di spalle, intento a guardare il Tamigi.
«Hey, Newt.» saluta Thomas voltandosi, un sorriso debole, appena accennato, sul volto.
«Thomas, che succede?»
Newt è sinceramente preoccupato. Thomas non aveva dato spiegazioni al telefono, aveva semplicemente chiesto -quasi una supplica era parsa a Newt- di incontrarsi sotto il London Eye.
E sì, Newt è ancora incazzato con Thomas, perché diavolo, chi è che sparisce così per tre settimane e poi improvvisamente chiama nel mezzo della notte?
Eppure la preoccupazione aveva preso il sopravvento, perché in qualche modo, Newt teneva a quel ragazzo più del dovuto; e così si era precipitato giù dal letto, aveva messo addosso una tuta ed era corso fuori casa per raggiungere Thomas.
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Six Months [Newtmas]
Fiksi Penggemar«Woah, okay, almeno smettila di fissarmi in questo modo o potrei fraintendere!» Non solo è fastidioso, pensa Newt, ma è pure sfacciato. «Non ti sto fissando. E non mi hai chiesto un accendino poco fa? Mi sembra che tu ne abbia uno.» dice Newt indica...