Quella mattina, alla stazione della metro, la folla e il via vai di gente erano incontrollabili.
Persone carichi di bagagli a mano, valigie, famiglie con bambini piccoli che correvano in ogni dove, mentre io cercavo di farmi spazio tra loro per uscire da quel buco.
Odiavo i posti piccoli e affollati. Odiavo le stazioni, in generale, specialmente quando si avvicinavano le feste.
Ormai era il 10 dicembre, le persone incominciavano a spostarsi e a preparare le vacanze di natale.Salii le scale, lasciandomi avvolgere dal vento di quella mattina.
Il cielo era nuvoloso, ma non sembrava fosse in procinto di piovere.
Mi avvolsi meglio nella mia grande sciarpa di lana, il vento e il freddo erano davvero pungenti, così accelerai il passo e tirai un sospiro di sollievo quando finalmente riuscii ad entrare nel bar.
Louis stranamente non c'era.
Controllai il cellulare, per vedere se mi avesse cercato per avvisarmi del suo ritardo, ma non avevo nessuna notifica da parte sua. Se non fosse arrivato dopo poco, gli avrei telefonato.
Non avevo ricevuto nessun messaggio nemmeno da parte di Harry.
Non che me lo aspettassi. Semplicemente, un po' ci speravo.Mi fermai al banco, per ordinare una tazza di caffè doppio, chiedendo gentilmente di portarmelo al tavolo, poi mi sedetti al solito tavolino nell'angolo del bar.
Dalla tasca del mio zaino estrassi le cuffie e le infilai alle orecchie, scorrendo intanto sui vari social.
Entrai nel mio Facebook, dove subito notai una notifica.Harry Styles ti ha inviato una richiesta di amicizia.
Un sorriso sghembo, quasi soddisfatto, si stampò immediatamente sul mio viso.
Come aveva fatto a trovarmi?
Fu la domanda che sorse spontanea, visto che sapeva solo il mio nome, anche se non ci diedi troppo peso sul momento e cliccai immediatamente sul tasto 'conferma'.
Cliccai sul suo profilo incominciando a scorrere i vari post.
La maggior parte di questi erano tag da parte del locale dove ci eravamo trovati venerdì sera, ai post contenti i video della sua esibizione.
Altri, invece, erano sue condivisioni di testi di canzoni e citazioni.
Feci scivolare nuovamente il dito verso l'alto, cliccando sulla foto profilo.
Era una sua foto in bianco e nero mentre suonava la chitarra. Con il dito scorsi per vederne altre, ma aveva pubblicato solo quella.
Cliccai la x chiudendo le foto, tornando sulla schermata principale del suo profilo, quando notai un'ombra sopra di me. Bloccai, quindi, lo schermo del telefono e alzai la testa.Era Louis, con i capelli scombinati dal vento, la giacca ancora aperta e con una faccia a dir poco stravolta.
Tolsi le cuffiette e le arrotolai tra le dita riponendole nella tasca del mio cappotto.
Prima che potessi salutarlo, lui si sedette con molta poca grazia sulla sedia sbuffando.
Si portò le mani sul viso, sfregandoselo per qualche secondo.
"Mi stavo chiedendo che fine avessi fatto" dissi, poi notai che non mi rispose.
"Lou, stai bene?"
Lui sospirò, e dopo aver finalmente scostato le mani dal viso, mi guardò.
"Ho litigato con Eleanor" ammise "in più questo esame mi sta facendo impazzire, non vedo l'ora che sia domani così sarà tutto finito".
Appoggiai i gomiti al tavolino, mente lui si accasciò sulla sedia appoggiato allo schienale.
"Mi dispiace per te ed Eleanor" dissi "per cosa avete litigato?" chiesi.
"Stronzate" sputò a denti stretti "le sue solite paranoie".
Capii dal suo tono che era meglio non parlarne.
Nonostante fosse il mio migliore amico, faceva molta a fatica ad aprirsi riguardo questi argomenti. Solo una volta mi chiese consiglio su cosa comprarle come regalo per il loro primo anniversario.
Faceva parte del suo carattere quella di essere molto riservato, ma al tempo stesso, quando si arrabbiava, sapeva essere davvero irascibile.Per fortuna, per spezzare quell'aria di tensione dovuta dal nervosismo del ragazzo, arrivarono le nostre ordinazioni.
Il ragazzo appoggiò sul tavolo le due tazze di caffè fumanti, una brioche alla marmellata e un croissant vuoto integrale.
Qualcosa non andava.
Louis immediatamente addentò il croissant vuoto immergendolo nel caffè, mentre l'altra pasta rimasta non era per me. Per lo meno non l'avevo ordinata.
"Scusi" dissi richiamando il cameriere che ci aveva appena servito "credo che ci sia un errore, questa pasta non l'ho ordinata io" dissi.
Lui si voltò in direzione del bancone indicando, con un cenno della testa, un ragazzo seduto al bancone. Harry.
Mi stava fissando con la coda dell'occhio, mentre si portava alla bocca una piccola tazzina.
Stava cercando di non farsi vedere, ma mi ero accorta perfettamente che mi stava guardando.
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As Black As Ink
FanfictionDove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi. Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo m...