Tiffany
Stavo inserendo gli ultimi numeri prima di lanciare gli ordini di quella settimana.
Avevo gli occhi stanchi e rossissimi, dopo aver passato buona parte della mattinata davanti al computer, mandando email e controllando gli articoli da ordinare.
Era stato una giornata straziante e noiosissima.
I clienti erano sempre di meno, saranno passate poco più di una trentina di persone quel giorno e gli incassi si stavo riducendo di settimana in settimana.
Stava tutto andando al contrario di ogni nostra previsione.
Io e Carola pensavamo che il corso potesse darci più visibilità e avremmo attirato nuovi clienti. Con l'inizio dell'anno nuovo speravamo che gli affari potessero riprendersi, invece erano addirittura inferiore a quelli realizzati poco prima delle vacanze di natale.
Vedevo Carola piuttosto preoccupata, e questo spiegava diverse cose, come ad esempio tutte quelle volte che stava pomeriggi e mattine intere dal commercialista.
Staccai gli occhi dal monitor del computer sbattendoli più volte, dopo averli stropicciati contro il dorso delle mie mani.
Arrestai il computer, e dopo aver risposto nella cartellina gli ordini che avevo stampato, la portai in ufficio, insieme agli altri documenti.
L'ufficio di Carola era pieno di documenti.
Lei era china sulla sua scrivania, con gli occhiali appena appoggiati sulla punta del naso mentre studiava le carte che aveva sul tavolo.
Era così concentrata, che a malapena si accorse di me.
Riposi la cartellina sugli scaffali, quando lei si strappò letteralmente gli occhi dal viso lanciandoli sulla superficie del tavolo.
Quel suo improvviso scatto di ira mi fece sobbalzare, e quando mi voltai lei si era accasciata sulla sua sedia girevole, portandosi le mani sul viso, strofinandolo lentamente.
Mi avvicinai alla scrivania. Avrei voluto aiutarla, così decisi di chiederle cosa fosse successo.
Nell'avvicinarmi, mi accorsi quanto in quell'ultimo mese quella situazione la stesse lacerando e stressando.
I suoi capelli si erano ingrigiti. Sembravano quasi più crespi e le occhiaie erano ben pronunciate, appena sotto i suoi occhi.
"Non è possibile" sussurrò la donna, esasperata.
Io, senza nemmeno chiedere, mi sedetti sulla sedia posta davanti alla scrivania.
Lei mi guardò di sottecchi, sorridendomi.
Era visibilmente preoccupata, ma io nemmeno sapevo cosa realmente stesse succedendo in questo ambiente.
Questo lavoro per me era importante.
Era l'unico modo per tenermi in contatto con ciò che più amavo: scrivere.
La scrittura, la poesia, i romanzi.
Tutto ciò che narrava di sentimenti.
Carola era stata come una seconda mamma per me. Mi aveva accolto e dato fiducia, quando non avevo esperienza e nessuno mi avrebbe mai dato fiducia nell'inserirmi nelle loro attività.
Nonostante fosse l'unica cosa che mi tenesse lontana dai miei problemi, non sapevo cosa fare.
"Tiffany, tesoro" comincio lei.
Si avvicinò a me con le sedia.
Sembrava davvero così stanca.
"Devo dirti una cosa importante, ma ti prego cerca di capirmi"
Io annuii a quelle sue parole.
Non sapevo che cosa avesse di così importante da dirmi.
Mi stavo seriamente preoccupando.
"Non possiamo più continuare il corso di poesia"
Io mi irrigidii sulla mia sedia.
"Cosa? Ma perché?" Risposi.
Non poteva essere. Era l'unica attività di mia iniziativa che fino a quel momento mi stava dando soddisfazioni.
Poi, immediatamente, nella mia mente frullò un pensiero: Harry.
Harry prese parte a quel corso per ritrovare la sua ispirazione. Harry era lì per ritrovare qualcosa da raccontare.
Li era doveva ci eravamo conosciuti.
Era iniziato tutto da lì.
Non potevo negare questa possibilità anche a lui.
"Tiffany, so che per te era importante" sussurrò a voce bassa "ma sta diventando troppo dispendioso. Non ce la possiamo fare"
"Posso finanziarlo io" proposi, con tono deciso.
"Ho messo da parte una piccola somma, potrei investirla nella biblioteca. Darò il mio contributo" aggiunsi "ci tengo a questo progetto"
Lei mi sorrise teneramente.
Avvicinò una mano al mio viso, rivolgendomi una carezza.
"Oh, tesoro" sussurrò lei "mi dispiace tanto, ma non possiamo davvero. Ci sta prendendo troppo tempo, e dobbiamo dare la priorità agli incassi della biblioteca"
Io, come sempre, feci per ribattere.
Non poteva finire davvero tutto così.
Non poteva finire lì.
Non era giusto.
Ma il mio unico pensiero era rivolto solo ad una faccenda. Harry.
Lei rivolse un veloce sguardo al suo orologio da polso.
"Facciamo così" disse ancora "ora vai a casa, se le cose dovessero andare meglio ne riparleremo"
Io mi alzai, delusa, arrabbiata e amareggiata.
L'unica cosa che avevo fatto per conto mio, per merito mio, con i miei sacrifici, veniva mandata all'aria.
La mia vita non avrebbe mai preso una piega normale.
Le cose non si sarebbero mai sistemate.
E come sempre, io avrei perso anche l'unica cosa che mi rendeva orgogliosa.
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As Black As Ink
FanficDove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi. Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo m...