Capitolo 13

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Harry era passato a prendermi verso mezzogiorno ed erano ormai venti minuti che giravamo per la capitale alla ricerca di un ristorante dove poter mangiare qualcosa insieme.
Ma il giorno di Natale era da pazzi pretendere di poter trovare un ristorante con un buco libero per noi.
Ormai li avevamo provati tutti.
Avevamo percorso all'incirca tutto il perimetro della città, quando alla fine fummo costretti ad arrenderci.
Ed ora, eravamo in macchina, con i nostri due sacchetti da asporto di McDonald's pieni di patatine, ali di pollo fritte, due Crispy McBacon e una porzione di Chicken Nuggets.
Era una scena veramente ridicola.
Eravamo all'incirca gli unici che erano passati per di lì, la commessa era quasi sorpresa di vedere dei clienti.
"Posso dire che è il pranzo di Natale più inusuale che io abbia mai fatto in tutta la mia vita" dissi divertita, mentre dal mio sacchetto presi una patatina, e me la portai alla bocca.
Harry si voltò a guardarmi per un istante, con un sorriso divertito stampato sulla faccia, poi tornò a guardare la strada.
"È sicuramente un pranzo più sostanzioso di quello che avevo progettato di fare" scherzó di nuovo lui.
"Assolutamente, la mia alternativa era scongelare una delle pizze surgelate comprate da Tesco circa... due settimane fa"
Lui rise di nuovo.
D'altronde questo era il prezzo da pagare quando si improvvisa un pranzo di Natale alle 11 della stessa mattina.

Harry accostò la macchina davanti al cancello della sua casa, che distava a pochi isolati dalla fermata della metro di Holland Park.
Sicuramente non era tra le zone più rinomate di Londra, ma di certo era più sicura di Paddington.
Quindi, scesi dalla macchina tenendo ben saldi i nostri sacri pranzo di Natale, mentre Harry inseriva la chiave nella serratura.
"Non fare caso alla confusione" disse lui, aprendo la porta, e reggendola per farmi entrare.
Lui entrò dopo di me, chiudendosi la porta alle spalle e allungando il braccio appena alla destra della porta per accendere la luce.
Non appena entrai in casa, un intenso odore di caffè e vaniglia mi avvolse, e se chiudevo gli occhi, mi sembrava quasi di essere in biblioteca.
La sua casa, però, era una casa abbastanza modesta, dovevo ammetterlo.
La porta di ingresso dava sul salotto con una piccola area destinata alla cucina infondo alla stanza.
Non era affatto disordinata, solo qualche articolo di giornale era sparso sul tavolo basso posto ai piedi del divano, davanti al televisore.
Notando lo spazio limitato della casa, la domanda mi sorse quasi spontanea.
"Vivi da solo?"
"Si" rispose lui, appendendo il suo cappotto all'appendiabiti fissato al muro.
"E sto benissimo così"
"Non ti senti, come dire... solo?" Chiesi ingenuamente.
Forse era per via del mio passato, ma facevo davvero fatica a pensare di dover passare la maggior parte delle mie giornata da sola, in una casa solo mia.
La presenza di Ethel e Zayn, nonostante anche loro non siano dei tipi del tutto tranquilli, mi faceva sentire piuttosto al sicuro.
"In realtà sono venuto qui proprio per questo" disse poi "ma ultimamente passo i tre quarti delle mie giornate fuori, quindi non fa testo"
Io annuii, non avendo altro da chiedere.

Avevamo deciso di abbandonare totalmente le formalità di quella occasione, tanto che il nostro prelibatissimo pasto lo consumammo seduti sul divano, a gambe incrociate, senza scarpe e sorseggiando due birre fresche appena prese dal frigorifero.
Mi piaceva passare questo tempo con Harry. Anche se ci conoscevamo appena, la sua compagnia mi faceva davvero piacere.
Non mi sentivo più in imbarazzo a parlare con lui e potevo dire di stare davvero bene. Come se lo conoscessi da sempre.
Harry stava guardando la televisione, ormai avevamo finito i nostri panini e avevamo appoggiato tutti i cartoni sul tavolino.
Decisi di aiutarlo a sistemare, nonostante lui mi avesse ripetuto più volte che non ce n'era bisogno.
Forse era diventata abitudine ormai, da quando vivevo con i ragazzi, ero sempre io che sistemavo i cartoni della pizza sparsi per le camere. Specialmente quella di Zayn.
Attraversai così il salotto, notando il piccolo cestino posto accanto uno dei banconi della cucina.
Sul muro, affianco al piccolo corridoio da cui si aveva accesso per salire al piano di sopra, c'era una fila di fotografie appese.
Mi soffermai su una in particolare.
Era Harry. Con una ragazza con i capelli biondo chiaro, che sorridevano.
Mi si strinse lo stomaco. Era una sensazione strana.
"È mia sorella" disse lui.
Io sobbalzai, non credevo se ne fosse accorto.
Mi voltai verso di lui, e mi accorsi che si era appoggiato con la schiena al bracciolo del divano, con un braccio appoggiato sullo schienale.
Mi girai nuovamente per guardare la fotografia.
Solo ora mi accorsi dell'estrema somiglianza nei lineamenti con quelli di Harry. E l'idea che non fosse nessuno di particolare mi rallegrava.
"Vi assomigliate moltissimo"
Mi avviai di nuovo sul divano, e mi sedetti di fronte a lui. Continuava a guardare la foto, con un sorriso spento.
"Ti manca la tua famiglia?" chiesi.
Sapevo che era una domanda delicata e azzardata. Ma morivo dalla curiosità di sapere perché anche lui passava questa giornata da solo.
Lui sospirò voltandosi verso di me.
"Mi manca tremendamente" ammise poi.
Io lo guardai, pensando avesse altro da dire.
Lui era sul procinto di dire qualcos'altro a riguardo, poi abbassò lo sguardo sulle sue mani e sorrise, di nuovo, con quel suo fare triste e mortificato. Non disse poi nulla.
"Tu hai dei fratelli?"
"Ho un fratello più piccolo di nome Bryan" dissi sorridendo. Anche lui mi mancava tremendamente ed era difficile parlare della mia famiglia così liberamene.
Avevo tante cose in mente da poter dire, ma nessuna di queste mi sembrava indicata da dire in un momento del genere. Capii immediatamente come si era sentito alla domanda che gli avevo appena fatto e me ne pentii immediatamente.
Quando si accorse che anche io, come lui, mi trovavo molto in difficoltà, sviò completamente il nostro argomento.
"Vado a preparare due caffè" e si avviò verso la cucina.

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