HarryCome tutte le mattine, mi ero svegliato prima del suono della sveglia.
Erano le 5:30 del mattino, ed ero rimasto all'incirca per una mezz'oretta fra le coperte, a fissare il soffitto.
Sentivo fuori il vento e la pioggia che sbatteva sui vetri della mia finestra.
Ormai erano 5 giorni che pioveva, a questo tempo mi ci ero abituato e non lo trovavo più così irritante come i primi mesi dal mio trasferimento, nonostante la pioggia e il brutto tempo mi mettano molto spesso di cattivo umore.
E, di conseguenza, pensai a tutti i problemi che ultimamente affliggono la mia vita.
Mi coricai su un fianco, voltandomi verso la parete dove era appoggiata la mia chitarra.Era lì da circa una settimana, non l'avevo presa in mano da allora, e mi stavo rassegnando al mio blocco quasi prendendo in considerazione l'idea di rinunciarci una volta per tutte. Forse era arrivato il momento di trovarmi un lavoro, un lavoro vero, e smetterla di sperare che qualcuno potesse credere ancora in me e nelle mie capacità. Anche se ora le mie certezze erano nettamente diminuite, anche per quanto riguarda la capacità.
Scostai le coperte.
Poi mi alzai, decidendo di prendere la mia chitarra. La accordai, dal tempo che era rimasta ferma sicuramente si era scordata.
Poi presi uno dei tanti spartiti che avevo gettato sul pavimento, e iniziai a suonare le note che avevo composto.
Suonai per qualche secondo, fino alla fine della prima riga del mio spartito. Ricominciai, da capo, dalla prima nota.
Sembrava quasi che nulla suonasse come mi aspettavo. Che le note non avessero un senso, una logica. Che non suscitassero alcuna emozione.
Suonai di nuovo. Poi ancora.
Come potevo pensare che quel testo avrebbe emozionato gli altri, se prima non convinceva me?
Lasciai la chitarra sul letto ancora disfatto, e senza preoccuparmi di sistemarlo, mi diressi verso il bagno e mi gettai letteralmente sotto la doccia calda.
In quel momento era l'unica cosa di cui avevo bisogno. Oltre a una bella tazza fumante di caffè doppio.Arrivai a passo svelto nel bar di Liam. Erano circa le 10:30, ma ormai quello era il mio orario d'abitudine.
Il caldo del locale mi scaldò le guance e il naso, completamente rossi e congelati a causa del vento freddo e della pioggia.
Mi abbassai il cappuccio una volta entrato, e asciugai i piedi nello zerbino.
"Prima o poi imparerai ad usare l'ombrello" scherzò Liam, avvicinandomi al bancone.
Mi sedetti. "Guarda che dalle mie parti non piove così tanto" ribattei "non ho mai usato l'ombrello in 23 anni della mia vita e non credo inizierò a usarlo ora".
"Ne riparleremo quando ti prenderai l'influenza".
Non ero proprio in vena di scherzi, quindi non risposi. Mi limitai a intrecciare le dita delle mie mani sul bancone aspettando il mio caffè.
Ormai Liam non mi chiedeva nemmeno più cosa volessi ordinare, mi conosceva fin troppo bene. E sapeva anche a cosa era dovuto il mio comportamento scorbutico di questa mattina.
"Certo che sei intrattabile questa mattina" disse porgendomi "Blocco dello scrittore e maltempo sono una combinazione letale per chiunque circondi Harry Styles".
Lo guardai stortissimo, portandomi alla bocca la tazza di caffè.
Il ragazzo rise, alzando le mani in segno di arresa.
"Davvero Harry, devi rilassarti. Può succedere. Niall non ha scritto per 3 mesi".
Appoggiai la tazza, e sospirai.
"Il punto è che per Niall la musica non era l'unico motivo di distrazione, Liam.
Questa cosa mi sta facendo impazzire perché non riesco a trovare un'altra cosa che mi faccia stare così bene come la musica". Il ragazzo mi guardò storto, asciugando alcune tazzine che erano rimaste nel lavabo. "Va beh non puoi capire, lascia perdere" dissi alla fine, per tagliare corto.
"Mi dispiace Harry, io davvero non so come aiutarti" disse poi, ma certo non era colpa sua. "Senti, guarda che non è problema se stasera non vuoi cantare. Se preferisci stare a casa..."
"No" risposi secco "stasera canterò. È una delle poche cose che mi riesce ancora abbastanza bene. E sai che mi serve".
Bevvi gli ultimi sorsi di caffè prima di lasciargliela sul bancone, insieme ai soldi per il caffè.
Lo salutai con un semplice cenno della testa, e uscii dal locale dirigendomi verso casa.

STAI LEGGENDO
As Black As Ink
FanficDove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi. Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo m...