Capitolo 9

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Trascinavo il mio piccolo carrello tra le corsie, cercando quella dei biscotti e degli altri prodotti da forno.
Imprecai internamente e mi maledissi per la mia poca capacità di memorizzazione e orientamento, per cui tutte le volte mi scordavo dove fossero i vari scaffali e mi trovavo costretta a girare tutto il perimetro di Tesco prima di trovare quella che mi interessava.
In più, il fatto di dover ascoltare e rispondere a Louis, che da più di 15 minuti mi teneva al telefono, mi rendeva l'impresa ancora più difficile.

"Ti assicuro che mai nella vita potrò incontrare un professore più stronzo e pignolo di questa cretina" continuava.
"Ha chiesto le cose più inimmaginabili. Hai presente le righe in fondo al libro? Quelle in carattere 10 che non si caga nessuno? Ecco. Tutte lì erano le risposte.
Per fare domande del genere tu non devi avere una vita serena, ne sono certo".

Ormai stava parlando da solo, io non facevo altro che acconsentire e dargli ragione.
Si lamentava dell'esame che aveva dato la mattina stessa, e tornando a casa mi stava facendo un resoconto della sua prova.
Lo faceva ogni volta, per sfogarsi.
Liberava tutto lo stress accumulato nei giorni precedenti all'esame con una chiacchierata terapeutica con la sottoscritta, poi tornava alla sua vita normale e ai suoi divertimenti.

"Se ho preso 18, questa volta, mi bacio entrambi i gomiti". Poi sbuffò.
"Comunque adesso basta" disse poi "ormai è passata, adesso posso finalmente tornare alla mia vita sociale. A proposito, ceni da me questa sera?"

Stavo cercando i croissant e le brioche integrali che mangiavamo sempre, ed ero talmente presa da questa ricerca che non prestai nemmeno attenzione alla domanda del ragazzo, che mi dovette chiamare una seconda volta.

"Tiffany? Ti ho fatto una domanda"

"Eh? cosa? Scusami Lou, non ti stavo ascoltando. Sto facendo la spesa e stavo cercando una cosa" dissi giustificandomi "cosa mi stavi dicendo?"
"Stai facendo la spesa di venerdì alle tre del pomeriggio? Tu sei pazza" Rispose.
Io accennai una leggera risata.
"C'è una legge che mi vieta di fare la spesa di venerdì pomeriggio?"
"Va beh, non è questo il punto" disse lui tagliando corto "vieni da me stasera?"
Io esitai su un primo momento.
Mi ero totalmente dimenticata di avvisarlo che sarei uscita con Harry, anche se data la reazione della mattina scorsa non avevo grandi aspettative che potesse essere entusiasta riguardo questa cosa.
Infatti, tentennai prima di arrivare al punto.
"Ehm... Lou, io stasera non posso. Ho un impegno" dissi, generalizzando, nel tentativo invano di non ricevere altre domande a riguardo.
Intanto, avevo buttato due pacchetti di brioche ai cinque cereali nel carrello, dirigendomi alla cassa per pagare.

"Scusami, e con chi avresti questo impegno?"
Sapevo che se la sarebbe presa. Lo capivo dal suo tono, così cercai di attutire un po' il colpo.
"Cosa ti dice che deve esserci per forza un chi con me? Devo solo fare.. una cosa".
Lui non rispose, e capii che lui non se l'era bevuta affatto.
Buttai gli occhi al cielo, poi mi morsi un labbro per evitare di invitarlo a farsi gli affari suoi; ma alla fine era il mio migliore amico, sapeva tutto ormai di me.
"È il ragazzo del bar" ammisi.
"Quello? Cioè, mi stai dicendo che preferisci vederti con un tipo che avrai visto due volte, piuttosto che uscire con il tuo migliore amico?"
"Lou guarda che non è affatto così" risposi, mantenendo il telefono tra la spalla e l'orecchio, mentre caricavo la spesa sul rullo.
"L'ho conosciuto in biblioteca, non è affatto male. Dovresti smetterla con questi pregiudizi. Anche di Eleanor non avevi una buona impressione all'inizio eppure..."
"Si, lasciamo stare anche questo argomento per cortesia" lo sentii sospirare "poi quello non mi piace, hai visto come si veste? E i tatuaggi?"
"Beh in quanto a tatuaggi dovresti parlare per te, avvocato" lo punzecchiai, nel tentativo di sdrammatizzare la situazione.
Ma lui non rise.
Iniziai ad imbustare la spesa, così, ne approfittai per riattaccare. Si sarebbe calmato, prima o poi.
"Senti Lou, io devo staccare. Ci sentiamo più tardi, ok?" Dissi io.
"Sempre se non hai qualcuno di meglio a cui telefonare" disse, in tono secco.
A quel punto risi, primi di riattaccare salutando con un piccolo "scemo" prima di riporre il telefono nella tasca del mio cappotto.
Quel ragazzo era davvero ingestibile.

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