Capitolo 26

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Harry

Niall era seduto di fronte a me con la chitarra appoggiata sulle cosce.
Era intento a strimpellare la sua chitarra, senza seguire una sinfonia ben precisa.
Abbozzava note a caso, con una matita fra le labbra mentre io sedevo di fronte a lui su una piccola poltrona, i piedi appoggiati al cuscino sotto le mie gambe, con il cellulare fra le mani.
Stavamo passando un semplice pomeriggio insieme, uno come tanti.
Ognuno a fare le proprie cose, semplicemente per stare insieme, in compagnia.

Mentre lui continuava a suonare e canticchiare, io stavo dando un'occhiata ai vari social.
Su Facebook, avevo ricevuto da poco la notifica del tag dalla pagina del locale. Avevano pubblicato tutti i video della mia esibizione, che avevano ricevuto già poco più di una ventina di like, e fui felice di vedere che anche Tiffany aveva già aggiunto la sua reazione.
Iniziai a riprodurli uno per uno, per qualche secondo, fino a quando non arrivai a quello della mia canzone.
Chi faceva le riprese, aveva registrato anche la piccola introduzione iniziale del mio pezzo, poi mi riascoltai.
Era strano. Strano per davvero.
Non avevo mai fatto sentire a nessuno i miei pezzi, a parte Niall, alcune volte Liam e Tiffany. Trovare il coraggio di esibirmi con un pezzo che per me significava raccontare una parte di me e della mia vita, mi aveva fortificato.
Lo dovevo a Tiffany, perché se non fosse stato per lei, probabilmente non avrei mai ripreso a comporre nè tanto meno a finire quel brano.
Avevo bisogno di lei per andare avanti. Avevo bisogno che continuasse e spronarmi.
Non avrei mai permesso a nessuno di rovinare il nostro rapporto, e volevo che tutto andasse a gonfie vele con lei.

"Ci hai spiazzati con quella canzone Harry, lasciatelo dire: era una bomba" intervenne Niall, appoggiando il plettro sul divano affianco lui.
Io misi in pausa il video e uscii dalla applicazione, bloccando il telefono.
"Non era nulla di che" sussurrai io.
In realtà mi metteva molto imbarazzo perché era una cosa così intima. Così mia. Anzi, nostra.
Quasi mi pentivo di essermi palesemente dichiarato davanti a tutti con un pezzo scritto di mio pugno.
"Smettila di sottovalutare il tuo talento. Il pezzo era davvero forte e dovresti davvero finirla di pensare che non vali nulla. Te lo avevo detto che ti sarebbe bastato guardarti intorno per trovare l'ispirazione e tornare a scrivere"
Io lo guardai. Poi appoggiai la testa allo schienale della poltrona e sorrisi.
Aveva ragione.
Perché da quando avevo incontrato Tiffany, mi sembrava tutto così spontaneo.
Nulla era dovuto al caso.
Non era un semplice blocco o un semplice momento no.
Lei era entrata nella mia vita lentamente, sconvolgendo poco a poco, giorno dopo giorno.
Mi aveva ridato fiducia. Quella fiducia che avevo perso in me stesso, dopo tutto ciò che era successo nella mia vita.
Ero arrivato ad odiarmi per aver fallito, per essere caduto in un circolo vizioso che mi aveva intrappolato e insieme a me, aveva coinvolto anche le persone che da sempre mi amavano e mi erano vicine, costringendo ad allontanarmi da loro: la mia famiglia.
Avevo già fallito troppe volte, ma ora con Tiffany al mio fianco mi sentivo invincibile.

"Avevi ragione" dissi io
Lui mi guardò con occhi sgranati.
Appoggiò la chitarra per terra e fece una piccola risata.
"Scusa, cosa hai detto?"
Io aggrottai la fronte
"Che avevi ragione" dissi di nuovo.
Poi lui scoppió in una seconda fragorosa risata, mentre io continuavo a guardarlo confuso, continuando a non capire.
"Diamine Harry, credo sia la seconda volta nella mia vita che sento queste parole uscire dalla tua bocca"
Scossi la testa e presi il cuscino appoggiato dietro la mia schiena e glielo tirai addosso.
"Sei un'idiota" dissi scherzosamente, unendomi alla sua risata.
Lui prese al volo il mio cuscino e lo sistemó al suo fianco, riprendendo il suo strumento da dove lo aveva riposto.
"Stavo scherzando, stavo scherzando"
Io però rimasi in silenzio, in quella posizione.
Fissavo il soffitto, dopo essermi portato le mani dietro la testa. E sorridevo.
Pensare a Tiffany e come mi aveva cambiato la vita mi faceva stare bene, mi rendeva sinceramente felice.
Ero felice di essermi dato una possibilità.
Ero felice di averle aperto il mio cuore, e speravo che prima o poi anche lei avrebbe superato il suo trauma e tutti gli ostacoli che la rendevano insicura.
"Sei innamorato di lei, Harry. Non è così?"
Io mi allargai, per quanto possibile, in un sorriso ancora più ampio.
Rimasi però in quella pozione, evitando di mostrare al ragazzo il rossore delle mie guance.
"Io... insomma, con lei sto bene e mi piace per davvero" sussurrai "vorrei solo che tutto fosse puro, semplice e senza problemi o interruzioni"
"A cosa ti riferisci?" mi chiese Niall, guardandomi dal lato opposto.
Io sospirai, alzando la testa.
Appoggiai i piedi sul pavimento, chinandomi con i gomiti sulle ginocchia.
Mi massaggiai il viso con i palmi della mano.
"Mi riferisco a Stephan, che sembra sia ossessionato da me e da ogni cosa che faccio" sbuffai.
"Ti dà ancora fastidio, eh?"
"Già" annuii, facendo seguire poi un lungo sospiro.
Ormai erano due settimane che non faceva altro che tartassarmi di telefonate.
Non aveva un motivo ben preciso.
Era semplicemente strafatto o ci aveva preso gusto a darmi fastidio, anche quando non aveva un reale motivo per farlo.
"Mi ha telefonato ieri pomeriggio, dopo pranzo. Per ricordarmi che ancora gli devo i suoi soldi.
Io non ne posso veramente più.
Come ho fatto a finire in questo casino?"
Niall stette per un attimo in silenzio.
Lui, ancora meno di me, sapeva dare una risposta alla domanda che mi ero appena fatto.
"Lei lo sa?" chiese poi lui.
Drizzai poi la schiena e mi irrigidii sulla poltrona.
"No" sputai "No, e non deve saperlo affatto. Ho già messo nei casini troppe persone per i miei sbagli, e non ho intenzione di coinvolgere anche lei"
Prima che il ragazzo potesse ribattere, mi alzai di scatto dalla poltrona.
Mi precipitai davanti al ragazzo, appoggiando le mani sulle sue ginocchia.
"Niall" dissi con tono fermo e deciso, costringendolo così a guardarmi.
Lui inchiodó le sue iridi azzurre nei miei occhi, quasi spaventato dalla mia reazione.
"Non devi farne mezza parola di questa cosa con lei. Capito? Lei non c'entra niente. Lei non deve sapere. Chiaro?"
Lui sembrò quasi più rilassato, e così libero un profondo respiro.
Poi distolse lo sguardo dal mio, ritornando con gli occhi sulle corde della sua chitarra, mentre io ero ancora fermo davanti lui.
"Harry, io non parlerò. Di questo puoi starne certo" disse lui.
Io mi alzai, mettendomi dritto con la schiena, in piedi davanti a lui.
Poi lui riprese.
"Ma non sarà il silenzio o la menzogna a tenerti lontano dal tuo passato".
Feci per ribattere, ma mi bloccai.
Non sapevo realmente cosa dire, perché aveva ragione. Ancora.
Non avrei protetto Tiffany tenendola all'oscuro di tutto. Lo sapevo e ne ero consapevole.
Ma la paura di perderla per una persona che non ero più era più grande del coraggio di affrontarla, raccontandole tutto.
Non avevo alternativa.
Era meglio così. Era meglio per tutti.
Lei non doveva sapere.

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