Mercoledi.
Mai come quel giorno mi alzai più contenta ed entusiasta.Dall'incontro con Harry, nei giorni seguenti non potei fare a meno di pensare alle parole del ragazzo.
A quel "ci vediamo", che poteva suonare un banalissimo e normalissimo saluto, che però mi dava la speranza di poterlo rivedere quel giorno al corso.
O in qualsiasi altro momento. A me bastava rivederlo.Ero davvero di buon umore quella mattina, tanto che trovai anche il tempo - e la voglia - di truccarmi bene, mettendo un velo di eye-liner.
In cucina Ethel e Zayn erano ancora in pigiama.
Il ragazzo era ancora in dormiveglia, che lentamente si gustava la sua tazza di latte con i cereali. Ma non gli rivolsi parola.
Sapevo che era ingestibile il mattino appena sveglio.
Ethel, invece, era avvolta dalla vestaglia e stava sulla soglia della porta finestra fumandosi una sigaretta, lasciando entrare la pallida luce del sole.
Presi dalla credenza una brioche integrale di quelle confezionate, nel frattempo armeggiai con la macchietta del caffè."Scusa ma non dovresti andare a fare colazione con il tuo amico universitario? Ehm, come si chiama?"
"Louis" dissi secca "comunque no, lo sto evitando da domenica pomeriggio, da quando l'ho riaccompagnato a casa dopo avermi convinto ad andare ad una stupida festa in un locale in centro, dopo avermi abbandonato una sera intera in un locale pieno di adolescenti ubriachi, in preda a una crisi ormonale, e dopo avermi vomitato sul piumone".
Mi fermai, perché se avessi elencato la lunga serie di eventi che avevano caratterizzato quel fine settimana avrei rischiato di rovinare il mio buon umore.
Sospirai, e tentai di sviare l'argomento.
"Comunque basta dirlo, se sono così d'intralcio".
"Oh no, niente affatto. Anzi, se proprio vuoi restare, nel lavello ti aspettano tutti i piatti che devono ancora essere lavati da ieri sera" scherzó lei gettando la sigaretta ormai finita fuori dalla porta, prima di richiuderla per rientrare in casa.
"No grazie, io passo" presi la tazza di caffè che mi ero preparata in quel momento, e ne bevvi un sorso, portandomela alla bocca "ho già abbastanza scaffali da sistemare in libreria questa mattina" poi guardai l'orologio da muro appeso alla parete "anzi, ora devo andare. Non aspettatemi per cena, farò tardi. È mercoledì" li avvisai, mentre mi infilavo il mio cappotto.
Ma tanto sapevo che non mi avrebbero aspettato comunque.
Poi li salutai, prima di incamminarmi verso la stazione della metro.Erano le 12:30.
Orario di pranzo, la biblioteca era vuota e Carola mi aveva chiesto di rimanere in biblioteca prima di andare in pausa pranzo, perché doveva passare a prendere sua nipote a scuola.
Ovviamente non fu un problema, intanto stavo finendo di mandare gli ordini ai fornitori per questo fine settimana.
In quel momento sentii la porta aprirsi, e il leggero trin del campanello attirò la mia attenzione.Era Louis, con un piccolo sacchetto di Starbucks fra le mani.
Lo appoggiò sul bancone e mi guardò con occhi dispiaciuti.
"Visto che non mi parli e non rispondi nemmeno ai miei messaggi, puoi almeno leggere il biglietto dentro il sacchetto?"
Alzai un sopracciglio confusa, tentando di trattenere un sorriso. Comunque, non parlai.
Lui era consapevole che sapevo essere davvero permalosa, ma sapeva anche che non appena mi fosse passata, tutto sarebbe tornato come prima.
Aprii la busta: al suo interno trovai un muffin al cioccolato e una tazza di caffè caldo aromatizzato alla vaniglia con il mio nome scritto con il pennarello.
In fondo, aveva lasciato un tovagliolo dove sopra aveva scritto:'So che sono un coglione, ma, per favore, possiamo tornare a fare colazione insieme?
Mi manchi. -Lou'A quel punto scoppiai a ridere, e lo guardai, notando nel suo viso in espressione più rilassata.
Feci il giro del bancone e andai ad abbracciarlo. Lo avevo già ignorato abbastanza.
"Ti assicuro che fare colazione ad un bar da solo è assolutamente deprimente" sussurrò fra i miei capelli.
"La prossima volta che hai intenzione di ignorarmi per tre giorni avvertimi, che almeno mangio a casa mia".
"Ora capisci come mi sono sentita l'altra sera? Solo che il contesto era un po' diverso" dissi, ma questa volta in tono scherzoso.
Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo.
Risi nuovamente, lasciandogli un bacio sulla guancia.
Lo avevo già punito abbastanza.

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As Black As Ink
FanfictionDove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi. Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo m...