Capitolo 5

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"Non sarebbe male andare da Serah ma..al momento sono troppo pigra per fare qualcosa di produttivo" dissi spiaggiandomi di nuovo sul letto

"Mmh ne sei sicura? Non stai cercando un modo per evitare di parlarmi, vero?" mi domandò guardandomi sospettosa

"No Val, sono solo pigra" le risposi sbadigliando, più che pigra mi sentivo come se fossi un animale pronto al letargo.

"Mmh okay. Ora vado, a dopo Jenna" Val mi salutò con ancora la sua espressione sospettosa mentre io la salutai di rimando alzando un braccio. Quando sentii la porta di casa sbattere feci un lungo respiro, presi il cuscino e mi accoccolai con esso.
Erano momenti come quelli che aspettavo ogni giorno, quei momenti di pace, silenzio, quei momenti in cui tutto spariva e restavo io, con solo il rumore dei pensieri. Per quanto i pensieri mi ferissero, io ne ero tremendamente dipendente. Per quanto i miei pensieri mi mandassero a fondo, erano l'unica cosa che, dopotutto, mi davano qualcosa contro cui lottare. Per quanto a volte mi pesavano davvero sul cuore, non riuscivo davvero a farne a meno, mi facevano sentire viva, per metà certo, ma viva. Ed ecco qua che il teatro si presentava nella vita reale, maschere su maschere e muri costruiti per durare, ero questo e neanche Val poteva farci qualcosa. Per tutti quegli anni non avevo poi vissuto cosi tanto,  onestamente non avevo più un ruolo attivo nella mia vita, le cose accadevano e io ero del tipo "oh è questo quello che dobbiamo fare adesso? Okay", era come se non avessi più il controllo. I pensieri mi riempivano la testa, me la mandavano in confusione, mischiavano tutto, anche i ricordi, li trasformava in qualcosa che mi feriva. Era come se i pensieri prendessero un ricordo felice, per poi esaminarlo e ridurlo in qualcosa che mi costringeva a chiudere la mia testa fra le mie mani per non impazzire, ero schiava dei miei pensieri, delle mie emozioni e , a volte, ne ero tremendamente spaventata. C'erano cosi tante cose che affollavano la mia testa, ce n'era per far impazzire chiunque, ma io avevo sempre nascosto tutto a tutti. In passato avevo sempre cercato di dimenticare, non avevo mai parlato con nessuno, non mi ero mai liberata dai miei pesi. Avevo sempre vissuto con il sorriso in faccia e il cuore crepato, ma poi capii che ciò che si crepa prima o poi va in frantumi. E a me era successo proprio quello, ero caduta a pezzi portando dietro di me tutto quello che mi circondava. Fu un periodo davvero difficile da reggere, difficilmente mi alzavo dal letto e ancora più difficilmente riuscivo ad andare avanti. Ma infine, quando raggiunsi quasi il limite della mia vita, riuscii a svegliarmi, era come se fino ad allora fossi stata chiusa in un incubo che mi stava per uccidere. Da quel momento iniziai a lottare e riuscii, con le mie sole forze, ad uscire da quell'incubo e a riprendere le redini della mia vita.
Non vivevo certo, ma sopravvivevo e questo mi bastava.

Un rumore mi costrinse ad aprire gli occhi che, poco prima, avevo chiuso per riposare, spostai lo sguardo verso la finestra e solo in quel momento notai cosa provocasse quel rumore, era Alex. Aveva aperto la finestra della sua camera e lanciava qualcosa contro la mia, mi alzai dal letto sconvolta e aprii la finestra della mia camera

"Ma che..Alex, che diavolo stai lanciando?" le domandai notando che si stava preparando nuovamente a lanciare qualcosa

"Ah finalmente" urlò lanciandomi ciò che aveva in mano colpendomi in fronte, fortunatamente riuscii a prendere ciò che aveva lanciato fra le mani

"Noccioline? Sei seria?" le dissi sconvolta lanciandole la nocciolina, ma ovviamente non la colpii, era cosi brava che la prese con la bocca e la mangiò.

"L'altra opzione erano i libri di scuola, ma poi valli a sentire quelli qui sotto" disse indicando il piano terra di casa sua, ridacchiai e mi sedetti a un mini divanetto sul marmo attaccato alla finestra, era una postazione perfetta per chi voleva ammirare il cielo, o i vicini, anzi LA vicina.

"Oggetti da lanciare a parte, per quale motivo volevi attirare la mia attenzione?" le domandai curiosa

"Ah non so, perché volevo attirare la tua attenzione?" disse sorridendo e guardandomi in un modo che sembrava manco se mi stesse studiando l'anima

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