Capitolo 12

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Guardai Serah che man mano si allontanava per tornare a casa, nel mentre nella mia mente avvenivano una serie di calcoli dei pro e dei contro delle scelte che mi affliggevano in quel momento. Andare da Serah significava migliorare il nostro rapporto (in assenza di stronzate da parte mia), finire la ricerca il prima possibile e sbatterla in faccia al prof e infine, cosa più importante, non sarei caduta in depressione come quando mi ritrovavo sola, sul letto a riflettere sulla vita. Nei contro, invece, c'era la possibilità di un disastro, si perché i disastri possono avvenire in qualsiasi momento. Un altro punto negativo era il fatto che se mi fosse venuta la voglia di stare sola, non avrei potuto, e non perché Serah me l'avrebbe impedito ma perché mi sarebbe sembrato male dire "me ne vado perché voglio stare sola", in pratica è quasi come dire "la tua presenza ha malevolmente urtato la mia calma e adesso sono costretta a soffocare le bestemmie imminenti andandomene" oppure da persona civilizzata sarebbe sembrato un semplice "me ne vado perché la tua presenza non è necessaria", insomma..non sarebbe stato bello andare via di punto in bianco, avrebbe di sicuro pensato che il problema fosse lei.
Dopo che il mio cervello finì i suoi calcoli e i miei polmoni mi ringraziarono per aver smesso di sbuffare, scelsi di stare un po con Serah, avevo bisogno di scoprire qualcosa su di lei, odiavo avere dei punti interrogativi, odiavo non riuscire a risolvere qualcosa che volevo finire per forza, era come quando da piccola tentavo di risolvere il cubo di rubik, finiva sempre fuori dalla finestra, cosa che non poteva accadere con una persona.

"Serah..aspetta" urlai sperando che mi sentisse, per mia fortuna si fermò e si girò verso di me con un'espressione interrogativa

"Uhm..dimmi?" parlò quando mi ritrovò al suo fianco, incastonai il mio sguardo con il suo ritrovandomi nuovamente a pensare che gli occhi chiari erano un qualcosa da ammirare, da studiare, da apprezzare, gli occhi sono lo specchio dell'anima no? Eppure nei suoi occhi vedevo qualcosa che non riuscivo a tradurre, che fossero proprio i suoi occhi il mistero che volevo cosi tanto risolvere? Per un momento mi sembrò come se un occhio fosse leggermente più chiaro dell'altro, cosa che non riuscii a confermare dato lo sguardo fuggitivo che Serah continuava a sfoggiare

"M..Mi dovevi dire qualcosa?" domandò cercando in tutti i modi di sfuggire al mio sguardo

"Io ehm..oh si, ti volevo chiedere se ti andava di farla oggi la ricerca dato che uhm..insomma ti va?" dissi con un po di agitazione? Per quale motivo mi era venuta quell'ansia improvvisa? Forse avevo paura di un rifiuto, un classico no? Ho sempre avuto paura del famoso "no", lo provavo spesso sulla mia pelle eppure ne ero sempre più spaventata, per questo cominciai a pensare che si provava paura solo quando c'era il pensiero del dolore, dopotutto le paure nascono da esso no? Come ad esempio quando si viene rifiutati, si prova un dolore immenso e man mano in noi cresce la paura che accada ancora, che il dolore torni e ci laceri di nuovo, morale della storia? Si ha solo paura di ciò che ci può ferire, quindi molto spesso si finisce per aver paura di tutto.

"Adesso? A casa mia?" mi domandò un po bel panico

"Bhe non lo so, potremo andare a casa tua o da qualche altra parte. Anzi penso che casa tua è la più indicata, mia sorella inizia a shippare se vede che ti porto a casa" dissi ridacchiando

"Siete legate voi due?" mi domandò sorridendo e guardandomi in modo curioso, sembrava davvero interessata alla mia imminente risposta

"Bhe si, più o meno, diciamo che stiamo recuperando poco a poco" risposi non sicura del rapporto che avevo con mia sorella. Non pensai molto al rapporto con mia sorella, questo perché da un momento all'altro mi si era presentato nella mente il pensiero di Alex

"Aspetta..ma Alex è fuggita vestita da amazzone" dissi cambiando completamente discorso lasciando Serah un po confusa

"C..Cosa? Da amazzone?" domandò rossa in viso, probabilmente Alex faceva effetto pure a lei

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