Capitolo 28

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Guardai Serah per un bel po di tempo, continuavo a ballare con lei ma la mia mente sembrava a tutt'altra parte. Quella giornata era stata troppo per me, Serah era stata dolcissima e sembrava essersi sciolta un po, come se stesse iniziando a fidarsi, almeno un po. Forse non trovava più strana la mia presenza, magari ero diventata un qualcosa che faceva parte della sua vita. Ma anche se si era lasciata un po andare, si vedeva lontano un miglio che impediva a se stessa di fare qualcosa, o anche di provare un qualche tipo di sentimento, che avesse paura? In quei giorni, oltre al suo essere complicata, avevo capito che temeva di provare dei sentimenti, temeva di legarsi a qualcuno, e ancor di più temeva di rimanerci fregata, perché parliamone, i sentimenti che ti legano ad una persona ti rendono idiota, ed essendo idioti si finisce per farsi ferire continuamente, non riuscendo a lasciar andare quel sentimento che fa sentire così vivi.

"I hope that you see right through my walls.." canticchiò Serah con un tono di voce talmente basso che quasi rischiai di non sentirla. A quelle parole, oltre a sclerare interiormente per la sua voce, feci sparire tutte le paure e i dubbi che mi riempivano la mente e, senza dare il tempo a Serah di continuare a cantare insieme a Christina Perri, liberai le mie mani dall'intreccio che si era creato con quelle di Serah, la presi per le guance e feci scontrare le nostre labbra. A Serah uscii un piccolo versetto di stupore dalla sua bocca, e poi accorgendosi di tutta la situazione sgranò gli occhi, chiudendoli poco dopo come se si stesse infine godendo quel bacio. Le sue mani finirono sul mio addome finendo poi per stringere dolcemente la maglietta, quasi come se stesse cercando di tenermi vicina a lei ma sempre ad un certo livello di distanza, in pratica non mi voleva ne troppo vicina da farsi venire il torcicollo, ne troppo lontana da avere difficoltà a raggiungermi in altezza, insomma aveva trovato la distanza e la posizione perfetta. Per aiutarla, portai la mano sinistra sul suo fianco destro, in modo che se avesse perso l'equilibrio, sarei facilmente riuscita a sorreggerla. La destra invece la lasciai sul suo viso, un po perché ormai ero troppo immersa in quel bacio, ma anche perché toccare il suo viso mi trasmetteva una calma assurda. Ed effettivamente, come avevo già pensato prima di tutta quella situazione, la sua pelle era davvero liscia. Oltre a quella mia piccola distrazione, iniziai a provare un po di pelle d'oca, cosa che veniva contrastata dal calore e dal casino che stava iniziando a crearsi in tutto il mio corpo. Quel bacio restò dolce, ed ogni volta che ci allontanavamo per recuperare un po di fiato, tornavamo subito a far scontrare le nostre labbra, e non in modo affamato, ma sembrava quasi come se entrambe stessimo cercando di afferrare ogni sensazione senza perdere nulla. Per qualche motivo mi venne spontaneo sorridere, non so perché mi fosse venuta quella reazione improvvisa, ma rimaneva il fatto che ogni parte del mio corpo scoppiava di felicità, una cosa che non potevo negare ne a me ne a nessun altro, perché ormai era palese il fatto che fossi felice. Fino ad allora, avevo sempre pensato che le famose farfalle nello stomaco fossero una grandissima cazzata, e quindi finivo per dire che, a mio parere, la gente aveva solo problemi di digestione, e Serah ovviamente mi fece ricredere. Ma il vero problema fu quando realizzai che nel mio stomaco non c'erano solo farfalle, ma c'era un'intera riserva naturale con l'aggiunta di animali ormai estinti. E sì, sto parlando anche dei T-Rex, perché la delicatezza delle farfalle e degli animali eleganti non potevano appartenere alla mia vita.
Dopo un po di tempo, entrambe aprimmo leggermente gli occhi, dividendo leggermente le nostre labbra. Serah mi guardò con lo sguardo perso sulle mie labbra e la bocca leggermente schiusa, infine la sua attenzione andò ai miei occhi e, dopo poco, li sgranò ed indietreggiò dimenticandosi del fatto che fosse sui miei piedi, infatti quel suo movimento improvviso la fece finire per terra, facendomi anche realizzare che la mia mano sul suo fianco non era poi servita così tanto.

"Che dolore.." si lamentò aggiungendo alle sue parole anche una smorfia di dolore

"Tutto okay?" le chiesi porgendole la mia mano per aiutarla ad alzarsi. Lei in risposta annuì, si alzò con l'aiuto delle mie mani e poi si toccò le labbra con le dita della mano destra, perdendosi a guardare un punto a caso per terra.

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