capitolo tredici

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È passata una settimana da Halloween. Quella serata doveva essere tranquilla ed è stato così , Jesse è davvero uno spasso e ci siamo divertiti tantissimo, poi abbiamo parlato e la sua reazione alla mia confessione mi ha scioccata , piangeva come se fosse successo a lui.

La situazione è questa: io purtroppo ho alzato un muro verso i miei genitori, non riesco a guardarli negli occhi senza vedere la menzogna e la paura allo stesso tempo. Loro cercano in tutti i modi di coinvolgermi in una conversazione, a colazione ci sono sempre e anche a cena, ho trovato in camera anche abiti e scarpe nuove, opera di mia madre, anche molti dei libri che volevo leggere, opera di mio padre. Mi dispiace ma non riesco a fare finta di nulla, brutto difetto lo so ma mi si legge in faccia il mio umore, sono un libro aperto.

Ho preso appuntamento dal dott.Space fingendo di aver bisogno di una visita e una volta li gli farò qualche domanda, lo so, piano di merda ma non so che fare sono una pessima detective.

Una volta arrivata mi annuncio alla segretaria e aspetto il mio turno in sala d'attesa. Dopo un ora vengo chiamata e mi scortano nello studio del ginecologo.

-"Dottore la signorina Jones"- dice la segreteria.

-"Avanti, prego si accomodi"- dice il dottore.

-"Mi dica per quale motivo si trova qui?"- dice il dottore.

-"Io in realtà non sono qui per una visita, ma volevo farle delle domande e se potrà mi risponderà"- dico.

-"Certo, se posso aiutarla lo farò"- mi risponde.

-"Io sono la figlia di Sara Preston e Paul Jones. Spero che si ricorda dei miei genitori, io ho scoperto di essere stata adottata e so che lei li ha aiutati molto. Ecco io.. volevo che lei mi aiutasse ad avere delle informazioni sulla mia famiglia d'origine, qualsiasi cosa possa dirmi mi sarebbe d'aiuto"- dico.

C'è un minuto di silenzio e il dottore mi guarda abbastanza stupito e ho l'impressione che sia un po' irritato.

-"Non mi aspettavo niente del genere, non so che dirti cara ragazza sono passati molti anni e io aiutai i tuoi genitori per puro caso, non è la mia attività principale, non ho un archivio dove posso cercare, mi dispiace"- mi risponde.

-"Allora mi indichi chi si occupava di me ai tempi così chiederò a loro"- insisto.

-" Non ho i contatti di nessuno al momento non posso aiutarla signorina, ora ho altro lavoro da svolgere, posso provare a cercare qualche contatto e nel caso la mando a chiamare"- mi dice.

-"Grazie mille dottore, significa davvero tanto per me"- rispondo stringendogli la mano.

Una volta fuori, faccio dei respiri profondi  e cerco di rilassarmi, ero tesa e nervosa, non ho ricavato niente se non una semplice promessa che ho la sensazione non verrà rispettata.

Vado a casa e mi dirigo in camera, mi tolgo la giacca e vado in bagno a farmi una doccia, mi lavo i capelli e rimango sotto il getto dell'acqua per rilassarmi e non pensare. Esco dalla doccia e mi metto un asciugamano attorno al corpo e ai capelli ed esco dal bagno per prendere un cambio ma mi immobilizzo sul posto, c'è Daniel steso sul mio letto con un libro in mano.

Io lo guardo in silenzio e non proferisco parola che ci fa qui? Come diavolo è entrato?

-"Ce ne hai messo di tempo per uscire"- dice senza guardarmi, appena alza lo sguardo rimane di sasso e alza e abbassa gli occhi scrutando ogni centimetro di pelle esposta. Si alza dal letto e si avvicina a me, mi mette due dita sotto il mento e mi solleva il viso.

-"Forse è meglio se vai a vestirti o non risponderò delle mie azioni"- mi dice.

-"Che ci fai in camera mia e come sei entrato?"- dico.

TWINSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora