36º Capitolo

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P.O.V. FRANK

Quando mi svegliai tutte le luci erano spente e mia madre dormiva seduta sulla sedia accanto al mio lettino.

Dovevo andare in bagno e avevo sonno. Scossi leggermente mia madre cercando di svegliarla, mi ci volle un po' di tempo per riuscirci e quando finalmente aprì gli occhi, mi guardò con uno sguardo preoccupato come a chiedermi cosa stesse succedendo.

"Devo andare in bagno." Le dissi semplicemente.

"Aspetta... tieni queste." Mi rispose porgendomi qualcosa che nel buio non riuscii a distinguere.

Quando accese la luce deglutii.

"Pe... perché le stampelle?" Le chiesi timoroso.

"Tesoro, ti serviranno per camminare per un breve periodo di tempo." Mi spiego lei.

Rimasi zitto per qualche secondo cercando di capire la situazione: era una bella botta.

Guardai le stampelle tra le mie mani, non sapevo neanche come si facesse a camminarci su.

"Tu alzati, io ti aiuto a portare le flebo, ok?" Mi incitò mia madre facendomi coraggio.

Mi misi a sedere e cercai di mettermi in piedi. Traballai subito, la mia gamba iniziò a fare molto male, anche se ero abituato a tenermi il dolore senza lamentele.

"Mi sento un vecchio." Sussurrai cercando di camminare con le stampelle.

Mi viene difficile ma in qualche modo raggiunsi il bagno senza cadere disastrosamente a terra. Anche il tragitto verso il letto fu alquanto difficile, infatti rischiai seriamente di finire per terra, ma mia madre mi aiutò a tenermi su.

Provai ad addormentarmi, ma troppi pensieri mi offuscavano la mente.

Pensavo a Gerard. La sua figura con gli occhi lucidi che si tratteneva dal piangere, mi si materializzava davanti agli occhi ovunque mi girassi in quella stanza buia. Non sapevo effettivamente come comportarmi; da una parte non volevo che Gerard stesse male mentre dall'altra aveva esagerato e non volevo stare male io.

Poi pensai a Raven, speravo non si fosse fatto male almeno lui. Sicuramente la prima cosa che avrei fatto sarebbe stato andare ad accertarmi di come stessero Ciren e Raven.

"Eppure forse è esagerata anche la mia di reazione." Pensai riflettendo su quello che era successo mentre fissavo immobile il muro.

Ero già stanco di stare lì, volevo solo andarmene. Sapevo di cosa avessi bisogno.

Avevo bisogno di suonare la mia chitarra, ad esempio. Quello mi faceva stare sempre un po' meglio.

Pensai così tanto che dopo quello che sembro essere poco tempo, vidi uno spiraglio di luce venire dalla finestra accanto al mio letto.

Sospirai ignorando il dolore alla schiena e al fianco.

Dopo un po', un'infermiera, almeno credevo lo fosse, entrò nella stanza svegliando mia madre. Le due iniziarono a parlare ed uscirono fuori dalla camera.

Sbadigliai assonnato, dopotutto avevo dormito pochissimo.

Quando tornò in stanza mia madre mi sorrise in modo rassicurante.

"Frank, ti hanno dimesso. Possiamo tornare a casa." Mi disse.

Sorrisi anche io, finalmente si tornava a casa.

Pian piano ci avviciniamo alla macchina che stava al parcheggio.

Il viaggio verso casa durò abbastanza e mi riuscii ad addormentare.

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