P.O.V. GERARD
Dire che ero in ansia per la gara era poco. La notte non dormii completamente. Passai tutta il tempo seduto sul letto, a mandare messaggi a Frank per poi cancellarli, da un lato volevo parlare con lui ma dall'altro non volevo disturbarlo.
Ad un certo punto controllai l'orario. Erano le cinque ed io non avevo ancora chiuso occhio. Decisi di alzarmi per chiamare Mikey, tra solo due ore dovevamo partire.
Bussai alla porta della sua stanza, e aprii non ricevendo alcuna risposta. La stanza era buia e ovviamente Mikey dormiva.
"Mikey." Lo chiamai scuotendolo leggermente per svegliarlo.
"Gerard... cosa c'è..." mugolò lui sbadigliando e prendendo il telefono.
"Gerard sono le cinque, cazzo vuoi?" Mi rimproverò.
"Dovresti prepararti..." Sussurrai in imbarazzo. Lui mi guardò malissimo.
"Ma lasciami dormire." Disse lui girandosi dall'altra parte del letto, dandomi le spalle.
Girai gli occhi tornandomene nella mia stanza. Provai a dormire, ovviamente invano. I miei pensieri, però, dalla preoccupazione per la gara si spostarono altrove.
Pensai infatti a quanto fosse diventato strano Frank negli ultimi giorni. Non era più venuto a casa mia, anzi, ogni volta che lo invitavo, specialmente se a pranzo o a cena, rifiutava dicendo che aveva da fare.
Di certo ero sospettoso, ma cercavo di non darlo a notare e fidarmi di Frank. Sicuramente mi nascondeva qualcosa. Non avevo dubbi.
Il vero problema era scoprire cosa. Ma ero sicuro che l'avrei scoperto a breve, non poteva nascondermelo a lungo.
Con tutti i pensieri che mi passavano per la mente non mi accorsi nemmeno che erano arrivate le sette.
Quando me ne resi conto scattai in piedi e in dieci nanosecondi ero pronto. Avevo solo bisogno di mettere gli stivali e di allacciare la cravatta.
Mi guardai allo specchio e ridacchiai. Il bianco non era per niente il mio colore. Eppure ero costretto a metterlo per partecipare alle gare, ma il nero non gli andava bene? Bah.
Poi i pantaloni erano stretti... fin troppo. Io ero abituato ad indossare roba comoda ed era passato un bel po' dall'ultima gara, quindi avevo perso l'abitudine a mettere quei pantaloni.
Chiamai Frank, aspettandomi la solita voce assonnata, spenta e annoiata che lo caratterizzava quando rispondeva al telefono.
"Gerard!" Rispose con entusiasmo sorprendendomi.
"Oh, Frankie. Sei pronto?" Gli chiesi.
"Sì, ti aspetto sotto casa mia." Disse prima di staccare.
Speravo stesse meglio, dopotutto per la gara aveva bisogno di avere la forza necessaria.
Perciò misi gli stivali e cercai di allacciare la cravatta al meglio, presi il mio cap e la giacca blu e scesi le scale, trovando Mikey davanti alla porta ad aspettarmi.
Anche lui era ben vestito, con i pantaloni bianchi, gli stivali ben ingrassati, la giacca grigia e la cravatta allacciata a dovere.
"Andiamo?" Mi guardò Mikey afferrando la maniglia della porta.
"Andiamo." Risposi io.
Uscimmo di casa vedendo nostro padre in macchina davanti casa. Posammo le nostre cose nel bagagliaio per poi salire in macchina.
Mio padre partì verso casa di Frank e io iniziai a guardare fuori dal finestrino, ammirando quanto fosse calmo il paese a quel ora.
Quando arrivammo sotto casa di Frank io uscii dalla macchina e suonai al citofono, per poi sentire i passi veloci di Frank che rimbombavano mentre scendeva le scale.
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Get Up And Go! •|Frerard|•
Fiksi Penggemar•Storia ambientata nei nostri giorni. Gerard è un ancora ragazzo, un liceale, con una vita scolastica un po' noiosa, e l'unica cosa che riesce a coinvolgerlo fino in fondo è l'equitazione. Ha infatti un cavallo tutto suo e frequenta un maneggio insi...