P.O.V. FRANK
Il pensiero di non avere più Ciren accanto a me, di non poter stringerla tra le mie braccia e semplicemente di non poterle più salire in groppa per sentirmi libero, mi tormentava.
In più il fatto che sarebbe stata nelle mani di Michele, proprio non mi rassicurava per nulla.
A scuola, il giorno dopo non avevo una bella cera, anche se non importava a nessuno.
Nicholas ovviamente non perse occasione per importunarmi, ma per fortuna a quanto pare non trovava un vero e proprio pretesto per picchiarmi come faceva di solito, perciò dovevo solo sopportare il mal di testa.
Appena la campanella della ricreazione suonò io scattai in piedi ed uscii dalla classe, fregandomene altamente del professore che pensava di poter continuare a spiegare,
Avevo bisogno di parlare con Gerard. Mi diressi in fretta verso la sua classe, schivando studenti su studenti.
Entrai nella sua classe come un uragano. Gerard mi notò e mi guardò stranito.
Era come al solito piegato su un foglio a disegnare. Lo squadrai attentamente.
"Disegni?" "Uh, no" " lo presi in giro per sdrammatizzare e lui ridacchiò, ricordando con me la prima volta in cui entrai nella sua classe.
Poi lo guardai serio, ripensando al motivo per il quale ero praticamente corso lì.
"Gee..." sospirai triste prendendo una sedia e sedendomi accanto a lui. Mi guardò incoraggiante.
"Mia madre... mi ha proibito di montare e sta vendendo Ciren." Dissi tentando di ricacciare le lacrime e stando con la testa bassa.
"E perché dovrebbe fare delle cose del genere?!" Sbottò di scatto Gerard, capendo alla perfezione la situazione in cui mi trovavo.
Mi lasciai scappare una risatina amara.
"È convinta che i lividi siano dati dalla caduta." Risposi io, stringendo i denti e torturandomi le mani.
Gerard mi prese una mano.
"Frankie, dovresti dirgli la verità." Mi consigliò rassegnato.
"Ma come dovrei fare? Insomma... non è facile." Sospirai io.
Lui annuì, lasciandomi un leggero e dolce bacio sulle labbra, che volevo non finisse mai.
"Oggi vengo a casa tua, che ne dici? -mi domandò stringendomi la mano- magari ti aiuto anche io, ci stai?" Sussurrò accarezzandomi dolcemente una guancia.
Nessuno poteva aiutarmi come mi aiutava lui. Non ero una persona facile, forse ero anche esageratamente testa calda, ma lui sapeva come comportarsi per farmi rilassare, farmi sentire al settimo cielo.
Annuii debolmente e subito suonò la campanella che segnava la fine della ricreazione, così gli lasciai un veloce bacio e mi diressi verso la mia classe.
Aspettai che le interminabili ore di scuola giungessero al loro termine, poi mi fiondai fuori dalla scuola ed aspettai Gerard fuori dal cancello della scuola.
Così ci dirigemmo mano a mano e silenziosamente fino a casa mia.
Appena arrivati mia madre ci accolse con un sorriso, che ovviamente non ero affatto nell'umore di ricambiare.
Lanciai uno sguardo significativo a Gerard, che, capendo al volo mi seguì nella mia stanza.
Sospirai. Levare mia madre dalla mia visuale, nella situazione in cui ero, era molto sollevante.
Gerard mi abbracciò cercando di rassicurarmi, ovviamente capivo il suo stato d'animo. Voleva che io stessi bene... ma dopotutto, con tutto quello che ero costretto a passare tutti i giorni da un bel po' ormai... come potevo stare bene ed essere felice?
In qualche modo però... per un po', Gerard riuscì a risvegliare qualche piccolo sorriso da parte mia.
Ma, quei piccoli sorrisi e momenti tranquilli non erano destinati a durare.
"È pronto, venite." Urlò mia madre dall'altra stanza.
Sbuffando mi alzai e mi diressi a passo smorto verso la cucina.
Come al solito, appetito: zero.
"Frank, devi mangiare, sforzati sù." Mi ordinò mia madre senza pensare a come stessi io realmente.
"Non ho fame." Risposi freddo.
Gerard mi guardò con la coda dell'occhio, prendendo la mia mano da sotto il tavolo e stringendola.
"Non fare storie Frank." Cercò di zittirmi mia madre, con tono infastidito.
"Ho solo detto che non ho fame." Ripetei ancora più freddo.
"E io ho detto che devi mangiare. Muoviti" ordinò.
Gerard mi accarezzò la mano con il pollice mentre la teneva stretta nella sua.
"Dai, Frankie..." sussurrò in modo che solo io potessi sentirlo.
A quel punto mia madre mormorò qualcosa che io non riuscii a sentire.
"Che hai detto?" Chiesi guardandola per la prima volta.
"Niente." Mentì lei.
Il mio sguardo infuocato di rabbia incontrò il suo, anch'esso celava rabbia, dietro un velo di irritante pacatezza.
"Basta con 'sta puttanata." Sbottai alzandomi bruscamente, lasciando la mano di Gerard ed andandomene velocemente in camera mia, ignorando mia madre che mi intimava di tornare a tavola.
Chiusi la porta a chiave dietro di me. La rabbia ribolliva in me come un fuoco appena acceso e non accennava a calmarsi.
Diedi un calcio alla gamba del letto, accecato dalla mia ira.
Cosa ne poteva sapere mia madre di tutta la merda che mi stava succedendo? Nulla.
Un pugno al muro.
E lei si impegnava a farmi stare ancora peggio.
Un altro pugno.
Non davo conto alle lacrime che scendevano incontrollate, più che al bruciore, ed il leggero gonfiore delle mie nocche.
Mi sdraiai a letto, in posizione fetale, abbandonandomi ad un lato.
Sentii una lacrima che, lentamente, scendendo dal mio occhio, solcò la forma del naso per poi, passando dalla mia guancia, andare a bagnare la federa del cuscino dove ero poggiato.
Ed ecco cosa ero diventato: avevano preso da me praticamente tutto.
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Get Up And Go! •|Frerard|•
Fanfiction•Storia ambientata nei nostri giorni. Gerard è un ancora ragazzo, un liceale, con una vita scolastica un po' noiosa, e l'unica cosa che riesce a coinvolgerlo fino in fondo è l'equitazione. Ha infatti un cavallo tutto suo e frequenta un maneggio insi...