10º Capitolo

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P.O.V. GERARD

Passò un mese da quando conobbi Frank. Dovevo dire che... la mia vita era cambiata drasticamente.

Siamo passati da sconosciuti ad amici in pochi giorni, finendo per diventare inseparabili, vedendoci ogni giorno.

Avevamo veramente un bel legame, e Frank era un buon amico... il problema? Era effettivamente solo un'amicizia, niente di più, e probabilmente non sarebbe mai stato di più.

Quel giorno Frank sarebbe venuto a casa mia, ed ovviamente io puntualmente sono stato 6 ore di scuola a fantasticare e fare film mentali, anzi, altro che film mentali, intere stagioni.

Appena tornai mi fiondai a tavola, dopo aver lanciato giubbotto e zaino dove capitava prima.

Pranzammo velocemente ed in silenzio, e quasi subito dopo pranzo -subito dopo che finimmo di sparecchiare e mia madre fece i piatti- rimasi solo a casa, visto che i miei genitori andarono di corsa a lavoro e Mikey andò da un suo compagno per studiare per un compito importante.

Così chiamai Frank.

"Hey Gee! Tra dieci minuti sono lì!" Ridacchiò Frank appena sganciò il telefono.

"Certo, fai veloce, nano." Risposi ridendo e staccando prima che mi potesse riempire di insulti.

Aspettai con impazienza che Frank si facesse vivo, seduto sul letto, mangiandomi le unghie dall'ansia.

Quando il citofono suonò corsi ad aprire, trovandomi Frank davanti.

"Ciao Gee." Mi salutò, mettendosi in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia come al solito.

E come al solito, io arrossii. Ormai era di abitudine, lui mi stampava un bacio sulla guancia, io arrossivo e lui ridacchiava per la mia reazione; spesso lo faceva più volte, volendo probabilmente farmi diventare pian piano un pomodoro.

Frank mi lanciò il suo giubbotto in faccia con delicatezza, risvegliandomi dai miei pensieri.

"Appendilo sù." Mi ordinò.

Gli feci la linguaccia, appendendo il suo giubbotto.

"Dai andiamo, che stiamo a fare qua?" Ridacchiai dando poi a mia volta un timido bacio sulla guancia a Frank.

"Perciò, poltriremo nel letto per tutto il pomeriggio?" Scherzò arrossendo leggermente anche lui.

"Che ti aspettavi?" Confermai io ridacchiando, mentre ci incamminavamo verso la mia stanza.

Ci buttammo all'unisono sul mio letto, iniziando a parlare del più del meno.

"Oggi il professore di storia ha portato i compiti." Ridacchiò Frank dopo un po'.

"Sentiamo, quanto hai preso?" Chiesi curiosamente, sapendo quanto era simpatico e generoso con i voti il professore di storia, visto che avevamo lo stesso.

"Un bel quattro." Rispose ridendo.

"Secondo me ti ha anche alzato la media, conoscendolo... e conoscendo te!" Lo presi in giro.

Lui rise con me, per poi poggiare la testa sul mio petto. Io gli accarezzai I capelli dolcemente. Poi mi venne in mente una cosa.

"Hey Frank, lo sai che tra due settimane ci sarà una gara? È anche in un maneggio abbastanza vicino, tu verrai?" Gli chiesi.

"Non lo so, mi mancano un piazzamento di dressage ed esattamente un punto di 115 oltre allo stage di cross che dovrei fare per il primo grado, perciò preferisco prendere il salto e dressage in una sola competizione." Mi Spiegò.

Io annuii.

"Dovremmo chiedere ad Arvin però." Affermai.

"O magari sei spaventato dal fatto che io e Nicanor vi spaccheremo?" Scherzai malizioso.

"Ma che." Rispose lui facendomi la linguaccia.

"Tanto Nicanor è molto meglio della tua Ciren." Gli dissi io a mia volta, sempre scherzando.

Lui all'improvviso si fece serio, facendomi preoccupare. "Magari su quel punto non dovevo scherzare." Mi rimproverai da solo, guardando la faccia seria di Frank.

Mi stupii quando invece iniziò a solleticarmi i fianchi, facendomi sobbalzare e scoppiare immediatamente a ridere.

Mi dimenai un sacco, cercando di fermarlo, ma non si fermò finché non usai tutto il fiato che mi era rimasto per implorarlo.

Eravamo finiti un una situazione ambigua. Era sopra di me, ed i nostri visi erano eccessivamente... vicini.

Fissai i suoi occhi, che mi avevano da subito rapito con il loro colore così unico indefinito, che passava da un nocciola scuro al verde, e raramente giallognolo.

Involontariamente, il mio sguardo si spostò sulle sue labbra. Non mi ero mai reso conto di quanta voglia avessi di baciarlo, fino a quel momento.

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