P.O.V. FRANK
"Frank, sveglia." Mi chiamò mia madre scuotendomi leggermente.
"Che c'è?" Chiesi con la voce impastata dal sonno, aprendo gli occhi.
"Devi andare a scuola." Mi disse lei sorridendomi.
"Ma mamma... ho male alla gamba..." Le risposi deglutendo mentre un brivido mi passava per tutto il corpo.
In realtà il motivo per cui non volessi andarci, non era di certo il dolore alla gamba. Non avevo intenzione di andare in quell'inferno e di stare ancora peggio.
"Mi dispiace ma non puoi saltare giorni di scuola, già non sei andato ieri. Ti ho fatto la giustificazione per i compiti ma devi andare." Mi ordinò lei.
"Non avevi detto che dovevo riposare?" Mi lamentai sbadigliando.
"Su, niente storie. Preparati che la colazione è pronta." Ribatté lei uscendo dalla stanza.
Sbruffai. Non ero ancora mentalmente e fisicamente pronto per tornare a scuola. No, per niente.
Comunque mi vestii con le prime cose che trovai dentro l'armadio e cercai di sistemarmi i capelli, che erano disordinati come al solito.
Guardai la maglietta che stavo indossando e ridacchiai. Era da un po' che non la mettevo, visto tutto quello che era successo.
Era una semplice maglietta rossa su cui avevo scritto con un pennarello "Homophobia is gay."
Comunque non l'avrei cambiata, non mi andava. Così presi le stampelle e mi diressi lentamente verso la cucina.
Non ero ancora abituato a camminare con quegli affari e mi sentivo abbastanza a disagio.
Bevvi la tazza di latte caldo che mi aveva preparato mia madre, ma ad un certo punto mi sentii abbracciare da dietro.
"Mamma, che cos..." Borbottai.
"Buon compleanno Frank!" Disse lei scombinandomi i capelli.
Mi girai e la guardai stranito.
"...Non è il mio compleanno." Le dissi.
"Sì invece!" Ridacchiò lei.
Presi il telefono e controllai la data.
Era effettivamente il 31 ottobre, il giorno del mio compleanno.
"Ok, fa niente, buon compleanno a me." Sospirai.
"La giornata si prospetta bene." Pensai ironicamente.
"Dai, andiamo. Ti accompagno a scuola." Mi disse dandomi delle pacche sulle spalle.
Sbuffando mi alzai e, con l'aiuto di quelle dannate stampelle, mi diressi verso le scale.
Mia madre mi aiutò a scendere gli scalini ed a entrare in macchina.
Durante il tragitto verso la scuola mi torturai le mani dall'ansia, avevo molta paura per quello che sarebbe successo.
"Non ho neanche fatto i compiti." Pensai, immaginando già le conseguenze.
Appena arrivammo davanti alla scuola, restai a fissarla attraverso il finestrino, riluttante ad andarci.
"Dai, scendi, poi ti vengo a prendere." Mi disse mia madre dandomi un bacio sulla testa.
Annuii allontanandomi verso la scuola. Subito suonò la campanella, così cercai di farmi spazio tra gli altri ragazzi, venendo urtato chissà quante centinaia di volte.
Alla fine optai per prendere l'ascensore della scuola.
Non era possibile per nessuno usarlo, tranne per chi, come me, aveva problemi per salire le scale.
Appena arrivai in classe il professore non c'era ancora, come al solito sarebbe arrivato in ritardo di almeno mezz'ora.
Ovviamente mi notarono tutti.
"Guardate un po' chi c'è!" Scherzò Nicholas.
Già avevo in buco nello stomaco. Mi sedetti al mio posto senza rispondere.
"Dove sono i compiti, eh?" Mi chiese con quel suo solito tono da superiore.
Cercai di ignorarlo, fingendo di cercare qualcosa nel mio zaino.
"Hey femminuccia, cosa ti avevo detto sul non ignorarmi?" Mi minacciò lui.
"Che cosa c'è, vuoi la mia attenzione? Poi sarei io la femminuccia." Gli risposi io trovando chissà quale coraggio nascosto.
Sentii qualcuno ridacchiare nella classe per la situazione in cui avevo messo Nicholas.
Ecco, grazie a quella sfacciataggine che avevo tirato fuori mi beccai un pugno in faccia.
Stetti zitto. Poi mi alzai e mi allontanai dalla classe per andare a prendere un libro dall'armadietto, ma soprattutto per evitare quella situazione.
Ovviamente Nicholas mi seguì insieme ad un paio di altre persone.
"Femminuccia~" mi chiamò fermandomi.
"Fammi vedere un po'." Ridacchiò un compagno di Nicholas che mi tirò via una stampella.
"Ridammela." Gli intimai cercando di tenermi su una sola stampella.
Lui ridacchiò spingendomi e buttandomi per terra. Nicholas si abbassò e mi prese per i capelli sollevandomi.
"Pensavi di scampartela venendo qui, vero?" Ghignò lui stringendo la presa sui miei capelli.
"Beh non è così." Disse in tono minaccioso.
Lo guardai dritto negli occhi con sguardo di sfida.
"Ho saputo che oggi è il tuo compleanno, auguri!" Mi prese in giro lui.
Presi coraggio e gli sputai in faccia senza pensarci due volte.
"Ahahah. La femminuccia si ribella." Disse pulendosi la faccia. "Voglio farti un regalo, dato che lo meriti." Ghignò.
Mi sbatté la faccia ripetutamente contro un armadietto, fino a quando non iniziai a sanguinare dal naso.
Dopo un tempo indefinito si stufò così mi lasciò cadere per terra. Quello che mi aveva preso la stampella mi tirò un calcio e mi buttò la stampella vicino.
"Buon compleanno, perdente." Dissero i ragazzi in coro andando via.
Sospirai guardandomi attorno. Poi notai qualcosa di strano.
Subito mi accorsi di Gerard, che aveva guardato immobile tutta la scena da dietro una porta.
Mi pulii il naso dal sangue con la manica e mi alzai guardandolo.
"Grazie Gerard." Dissi freddamente prima di dirigermi verso il bagno il più velocemente possibile.
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Get Up And Go! •|Frerard|•
Fanfiction•Storia ambientata nei nostri giorni. Gerard è un ancora ragazzo, un liceale, con una vita scolastica un po' noiosa, e l'unica cosa che riesce a coinvolgerlo fino in fondo è l'equitazione. Ha infatti un cavallo tutto suo e frequenta un maneggio insi...