-TRENTA-

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-FINN-

Non appena l'infermiere dell'ambulanza risponde alla mia chiamata, lo informo dell'accaduto e gli implico di fare in fretta.
Gli dico la strada e più o meno a che punto ci troviamo.
Nel frattempo le tengo la mano e le accarezzo le dita, anche consapevole che non è cosciente.
Spero che almeno lo percepisca, ma sono sicuro che è così.
Non voglio far preoccupare i suoi ma è mio diritto informarli del suo stato e di cosa è successo, anche perché se lo scoprissero da soli, sarebbe ancora più grave.
C

erco il numero di sua madre sulla rubrica, e schiaccio il tasto 'chiama'.
Le spiego la situazione.
"Arriviamo subito. Un attimo che sveglio sua sorella." sta tremando, lo sento.
"Non c'è bisogno, chiami mia madre e gliela lasci per un'oretta. E' sveglia."
"D'accordo, ma non muoverti da li."
"Certo. Se arriva prima l'ambulanza?" Domando
"Allora l'accompagnerai. Stiamo già in macchina e passiamo a casa tua.
Stalle vicino Finn."
"Va bene, state attenti." chiude la telefonata, mentre io mando un messaggio a mia madre avvisandola della piccola ospite che sta per arrivare.
L'aria si fa più fredda, così mi stringo nelle maniche della felpa, mentre appoggio la giacca sopra Ab.
Molta gente che passa, chiede se va tutto bene, mentre altri mi guardano con pena.
Altri ancora invece osservano straniti e schifati.
Mi verrebbe voglia di prendergli a schiaffi uno ad uno.
Sinceramente, non ho idea del perché sarebbe svenuta.
Un attimo prima stava bene e mi parlava, un attimo dopo invece cade fra le mie braccia.
Continuo a pensare che quei lividi siano peggiorati, magari è anche per quello.
È così fragile, che vedere l'immagine di qualcuno che la picchia è straziante.
E io non ho fatto niente, non ho potuto fare niente.
La guardo preoccupato, ma sorridente.
Sembra stia dormendo, ma l'idea che non si possa svegliare, martella nel cervello e mi fa venire un mal di testa atroce, e piangere gli occhi.
Non passa molto tempo da quando ho chiamato i suoi genitori, che li vedo arrivare e sfrecciare con l'auto bianca, difronte al marciapiede su un parcheggio per taxi, ma senza preoccuparsi del posto occupato.
Scendono dall'auto, sbattendo rumorosamente gli sportelli e precipitandosi subito nel marciapiede.
<<Finn!>> grida sua madre, correndo verso la mia ragazza e abbracciandola, mettendola seduta.
<<L'ambulanza dovrebbe arrivare da un momento all'altro.>>dico mentre suo padre mette un braccio attorno alle mie spalle.
<<Bene. Ecco, sentite anche voi?>> ci fa attirare l'attenzione su un rumore assordante di alcune sirene e dei fari accecanti da lontano.
Gli infermieri con la divisa arancione, corrono verso la nostra parte e aprono il portellone di dietro.
<<Sei tu ragazzino, che ci hai chiamati?>> si rivolgono a me.
<<Si, si. La mia ragazza è svenuta.>>
<<E loro chi sono?>>
<<Siamo i suoi genitori, siamo arrivati ora.>> commenta suo padre.
<<Bene. Sopra c'è spazio solo per due.>> continua l'autista.
<<Mi spiace signor Sanders, ma io non la lascio.>> replico mentre i tizi la sdraiano in una barella, per poi farla salire nell'auto.
<<Va tesoro. Io vi raggiungo in macchina.>> la moglie annuisce, poi si gira verso di me <<sei un bravo ragazzo Wolfhard.>> mi da una pacca sulla spalla.
Salgo e chiudo il portellone.
Non sono mai stato su un'ambulanza, e il che è del tutto positivo, per fortuna.
Mi siedo accanto alla signora Sanders, cercando di tranquillizzarla.
Il cuore batte e lei respira, è solo svenuta.
<<Ti ha detto che stava male?>> chiede un medico
<<No. Stavamo andando a ballare.>> rispondo
<<Che avete mangiato?>>
<<Della pizza, ma non peso che questo centri molto. E' svenuta, non intossicata.>>
sono agitato, e mi viene da rispondere sgarbatamente.
Voglio solo stringerla fra le mie braccia e dimenticare tutto questo.
<<Puoi spiegarmi come è successo?>chiede una donna
<<Stavamo camminando tranquillamente, e chiacchieravamo. Poi ad un tratto mi ha chiamato e ha tirato il mio braccio, e subito dopo è caduta. Ho fatto in tempo a prenderla, prima che sbattesse in terra.>>
<<Mh. E non ti ha detto nemmeno se le girasse la testa o cose simili?>>
<<Ho già detto di no, dunque basta che volte ancora! Voglio solo che si risvegli e basta! Non voglio perderla!>> comincio a piangere.
E' una sensazione strana, di solito non mi sento così... debole.
Ma sono sfinito, ormai non riesco più ha ragionare decentemente.
Ho bisogno di riposarmi, ma non la lascerò sola.
Le ho promesso che ci sarei stato, e così sarà.
Sua mamma mi abbraccia, come se fossi proprio suo figlio.
Lo sento, è un abbraccio disperato e più amorevole che mai.
<<D'accordo ragazzo.>>
Annuisco guardandolo con aria di sfida.
Arriviamo dopo pochi minuti, visto che l'ambulanza può correre senza che prenda delle multe.
Sembra una scena di un film.
Gli infermieri che accorrono nella barella e la portano in una sala, senza farci entrare.
Rimango fuori seduto in una delle sedie, con accanto la signora Sanders al mio fianco che mi guarda desolata.
Suo padre arriva quasi subito e ci raggiunge.
Non smetto di pensare a cosa potrebbe succedere se non dovesse risvegliarsi.
Scaccio i brutti pensieri e avviso i ragazzi mandando un messaggio nel gruppo.
Millie e Sadie rispondono subito dicendo sono molto preoccupate, come tutti del resto, ma non possono raggiungerci; idem Caleb e Gaten.
Cammino avanti e indietro e poi vado a comprare qualcosa nelle macchinette.
<<Finn, siediti un po'. Sei sfinito, non ti reggi in piedi. Riposati, hai fatto anche troppo oggi.>> dice sua madre.
<<Stia tranquilla signora, sto bene.>>
In effetti ha pienamente ragione.
Le gambe non mi reggono più, ma ho la necessità di vederla sveglia, prima di chiudere gli occhi.

Passa qualche ora, ma non c'è traccia degli infermieri, ne della mia Ab.
Sto diventando pazzo.
Per fortuna mio fratello mi tiene calmo al telefono.
Poi per fortuna, uno dei signori sull'ambulanza, esce da una stanza.
<<Bene, Abbigayle si è svegliata. Potete entrare.>>
Mi si illumina il viso.
Scatto dalla sedia, ma poi mi risiedo immediatamente perché non posso entrare prima io, dei suoi genitori.
<<Finn vai tu.>> mi accompagnano alla porta.
Sorrido e poi abbasso la maniglia.
<<Ab?>> mi avvicino al letto.
È attaccata ad alcuni tubicini.
<<Finn...>> comincia a dire.
<<Shh, va tutto bene. Ci sono io. Non vado via.>> le prendo la mano e le schiocco un bacio sulla fronte.
<<G-grazie...>> riesce a dire
<<Forse è meglio se riposi, no?>> le consiglio.
Lei annuisce pian piano con la testa.
<<Ti amo...>> sussurra prima di richiudere gli occhi.
<<Anche io Ab, non sai quanto.>>
Prendo una sedia e mi siedo vicino a lei, continuando a stringerle la mano.
Ma il sonno si impossessa di me, e la stanchezza scende più che mai.

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Buona sera ragazzi, scusate il ritardo.
Pensavo che questo capitolo dovesse essere visto dal punto di Finn, dunque ditemi se vi piace😄❤
Vi ringrazio tantissimo per le views e il supporto che mi date ogni giorno.
Stiamo diventando una grande famiglia.
Vi voglio bene
I🌼

Close your eyes|| Finn Wolfhard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora