02. Quella felpa color rosa

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Esco di casa con lo zaino in spalla e mille emozioni che si muovono dentro di me; arrivo alla fermata dell'autobus con mio fratello che mi rimane accanto chiedendomi di raggiungere assieme a lui il suo gruppetto, lo seguo ed appena ci fermiamo, dopo aver salutato tutti, anche se dovrei stare calma mi è proprio impossibile esserlo e non faccio altro che dondolarmi su e giù sui talloni.
Il primo giorno di superiori potrebbe essere un nuovo inizio, una svolta, e spero vada tutto bene.

《Questa sarebbe tua sorella?》Una voce giunge alle mie orecchie e mi giro verso Aiden che nel frattempo aveva posato lo sguardo su un ragazzo poco più basso di lui, che aveva ormai aveva iniziato a fissarmi intensamente.
《Si, è mia sorella.》Replica nervoso.
《Piacere, sono Andrea》Si presenta il moro allungando la mano verso di me che dopo qualche esitazione stringo leggermente. Devo ammettere che non è un brutto ragazzo, ma non è assolutamente il mio tipo; dietro di lui arriva una ragazza che gli cinge la vita e mi guarda sorridendo. 《Piacere, io sono Abigail》La biondina si sporge anche lei verso di me presentandosi e chiacchieriamo per un po', anche con il resto del gruppo, che ormai conosco fin troppo bene.

Arriva l'autobus e io salgo in modo parecchio impacciato, non essendo abituata a prendere mezzi pubblici. Lascio andare negli ultimi posti Aiden assieme ai suoi amici; cammino lungo il corridoio che c'è tra i sedili e noto che quasi tutti i posti davanti sono occupati, così, appena adocchio una ragazza che mi sembra simpatica decido di chiederle se posso sedermi.

《Piacere, io sono Elena》Dico cercando di nascondere la timidezza.
《Piacere, Giulia》Fa un cenno con la testa, lasciandomi sedere di fianco a lei per poi stringermi la mano e farmi un timido sorriso.
Iniziamo a parlare e ricordiamo entrambe di aver frequentato la stessa classe all'asilo così iniziamo a ripercorrere i vari episodi passati.
Mi sento libera e felice in questo momento, parlare con Giulia è molto rilassante e a dirla tutta non mi aspettavo che sarebbe potuta andare così bene; la giornata è iniziata nel peggiore dei modi, ovverosia col mio incubo che ormai mi perseguita, ma si è trasformata in una giornata alquanto piacevole e felice.

Era da tanto che non sorridevo come sto sorridendo ora e devo solo ringraziare questa ragazza che è veramente molto gentile e simpatica.

Parliamo di qualsiasi cosa, dalla più sciocca alla più deprimente, ed arriviamo a parlare di eventi che sarebbero accaduti a breve, così le racconto del tanto atteso e desiderato concerto di uno dei miei cantanti preferiti, Jacob Sartorius. Pensare che il 13 ottobre è così vicino mi fa venire la pelle d'oca.

Alzo lo sguardo verso la porta e vedo moltissimi studenti salire nell'autobus, li guardo ad uno ad uno cercando di individuare qualche volto familiare, ma nulla da fare. Tutte persone mai viste fino ad ora. Continuo a guardare ogni singolo individuo finché non vedo un ragazzo che attira particolarmente la mia attenzione. Alto, magro, con un cappellino nero della Nike, i capelli castani, credo, e gli occhi verdi da quello che posso vedere.
Si appoggia alla porta ed estrae dalla tasca dei suoi pantaloncini un filtro che incastra tra le labbra, ed inizia a girare una sigaretta come se nulla fosse.

Sono talmente concentrata a guardare quel ragazzo che non noto nemmeno che Giulia mi sta chiamando cercando di farmi tornare con la testa a terra.
《Elena, tutto bene? Chi hai visto?》 Chiede incuriosita, sporgendosi verso l'esterno del sedile per poi guardare nella direzione del mio sguardo.
《Non è poi così bello, fidati》Dice sospirando, quindi capendo al volo il mio pensiero.
Io sorrido imbarazzata e distolgo lo sguardo da quel ragazzo dannatamente bello alla vista. Continuiamo il nostro discorso finché non arriviamo alla fermata e scendiamo assieme a suo cugino che ci accompagna fino a scuola; in quel momento scopro che lei andrà nella scuola esattamente davanti alla mia ed in questo modo sarà più semplice trovarci.

Ci salutiamo dandoci appuntamento al giorno dopo nella stessa fermata e ognuna va per la propria strada.
Mi giro verso il grande edificio che diventerà la mia scuola per i prossimi cinque anni, faccio un sospiro e mi dirigo verso l'entrata.

Appena dentro trovo una ragazza che riconosco, avendo visto qualche foto sua su instagram e sapendo che è nella mia stessa classe.《Piacere, Giorgia.》Mi sorride porgendomi la mano.《Piacere, Elena.》Dico ricambiando la stretta.

Ci avviamo verso l'aula magna, dove si terrà l'assemblea d'inizio anno.
Appena entrate ci guardiamo intorno e notiamo un gruppo di ragazze venire verso di noi. Si presentano tutte ed iniziamo a parlare animatamente. In questo gruppo ci sono quattro ragazze nella mia classe, ovverosia Giulia, Iris, Beatrice e Sofia.

Un rumore di microfono acceso attira l'attenzione nostra e di tutti gli altri nuovi studenti presenti così ci sediamo e la donna che si presenta come la preside d'istituto inizia a parlare.
《Buongiorno a tutti ragazzi e benvenuti, io sono la preside di questo istituto, oggi inizia ufficialmente un nuovo anno scolastico in cui dovrete lavorare sodo per riuscire ad avere buoni risultati -dice sorridendo- non è una scuola da sottovalutare e come tutte ha delle regole che vi illustrerò a breve.》Continua a parlare spiegandoci altre cose riguardanti l'istituto, poi ci illustra il regolamento ed infine ci presenta alcuni professori, principalmente i coordinatori di classe.

Dopo due lunghe ore di assemblea la nostra professoressa coordinatrice ci porta in classe e iniziamo a presentarci.

Devo ammettere di non avere una brutta classe e i compagni non sono niente male. Potrei farci un pensierino. No Elena, non iniziare a farti questi strani pensieri.
Dopo poco suona la campanella ed andiamo in ricreazione dove inizio a comunicare e a fare conoscenza con altri ragazzi e ragazze; poi torniamo in classe e dopo un'ora finiamo.

《Prendiamo la navetta assieme?》Mi chiede Sofia arrivando al mio fianco a me.
《Certo, così almeno non mi perdo -dico ridendo- sai, non ho un buon senso dell'orientamento.》
《Tranquilla, quando ci farai, anzi, quando ci faremo l'abitudine sarà semplicissimo.》Dice accennando un sorriso.

Iniziamo a camminare verso il luogo in cui ci sono le navette e saliamo sulla prima che troviamo.
Arriviamo in stazione e sfortunatamente perdiamo la corriera così aspettiamo quella dopo e lì ci dividiamo salutandoci.

Appena salgo in corriera ripenso alla giornata e il mio pensiero va a lui. A quel ragazzo che mi ha lasciato un punto di domanda in testa. Chi era? Come si chiama? Magari verrà in corriera anche ora, lo spero.

La corriera parte e di lui nessuna traccia così decido di chiudere gli occhi, e dopo poco prendo sonno cullata dalle dolci note di Shawn.

Due occhi verdi mi compaiono davanti e faccio un po' fatica a riconoscere il volto, è tutto sfocato e non riesco a dare un nome a questo ragazzo. Poi penso e ricordo il ragazzo della corriera, il bel ragazzo con la felpa rosa.
Qualcosa mi distoglie dal mio bel sogno ed apro gli occhi; noto una ragazza di fianco al mio sedile che mi chiede se il posto accanto al mio è libero, così sposto lo zaino e la faccio sedere. Dopo poco scende e guardo fuori, in lontananza mi sembra di vederlo. Il ragazzo che continua a tormentarmi la testa da stamattina, non riesco però a capire se è lui, così lascio perdere a causa del sonno che mi colpisce.

Continuo a pensare a questo, e sinceramente non riesco nemmeno a capire il perché, è così strano tutto questo. Forse sarà meglio lasciar stare, sembrava così chiuso, e non credo ci parlerò. Ma almeno ci proverò, lo spero.

5 ottobreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora