27. I pensieri si spengono

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Immagini sfocate si fanno spazio nella mia mente e cose che non mi pare di aver mai vissuto riaffiorano lentamente.
La visione che avevo avuto nel pomeriggio inizia a ripetersi parecchie volte e vedo Riccardo camminare davanti a me, dopo pochi passi si ferma girandosi e iniziando a guardarmi, il forte e ripetuto rumore del clacson di una macchina mi fa voltare ma tutto ormai è accaduto e non si può più fare nulla.
Apro gli occhi di scatto e mi sento mancare l'aria, un grande tunnel mi si presenta davanti e il continuo ripetersi di voci si fa strada nel vuoto facendomi venire dei forti capogiri e inizio a sentire dentro di me una forte sensazione di smarrimento. Comincio a correre verso il piccolo spiraglio di luce sentendo delle voci ma da cui non riesco a trarre discorso, da cui non riesco a capire e percepire cosa dovrei fare o comunque cosa vogliono dirmi; le voci iniziano a trasformarsi in gridi di disperazione e i timpani iniziano a fischiare violentemente, facendomi piegare dal dolore.

"Ce la puoi fare Elena, lotta per noi." Questa è l'unica frase che riesco a distinguere tra tutte e il timore dentro di me inizia ad aumentare sempre più; dei passi risuonano nel vuoto in cui mi ritrovo ed un ombra mi passa affianco facendomi alzare in piedi nonostante il dolore.
«Chi sei? Dove sono finita e cosa vuoi da me?!» La voce diminuisce nel mentre pongo questa domanda e la sagoma che avevo visto passare affianco a me poco prima riappare, camminando lentamente.

«Devi correre, verso di qua.» Questa, è la voce che potrei riconoscere tra più di un miliardo, con una mano indica il piccolo punto di luce in lontananza ed inizia a muoversi velocemente, come mi dice, inizio a seguirlo correndo nonostante il forte dolore allo stomaco e i continui giramenti di testa.
«Cosa mi è successo?» Lo sforzo è enorme ed inizio a faticare pure a parlare, lui si gira e mi si avvicina mettendomi una mano nella fronte e facendomi entrare in una specie di sogno.

Ci sono io, il bus si è appena spostato dalla fermata e mi sto dirigendo in stazione un po' di fretta a causa del tardo orario. Pochi metri più avanti di me vedo una felpa rosa e subito lo riconosco, nella sua semplicità riesce sempre a stregarmi; mi fermo sul ciglio della strada e attendo che il semaforo diventi verde per i pedoni, nel mentre lo osservo da lontano intento ad ascoltare musica camminando avanti ed indietro. Un piccolo rumore metallico mi distoglie dai pensieri facendomi notare il possibile passaggio, così, iniziando a superare qualche persona riesco ad arrivare sempre più vicino a lui; all'improvviso alza lo sguardo e mi sorride arrossendo leggermente e facendomi sentire un vuoto dentro che solo abbracciandomi riuscirebbe a colmare. I pensieri sono rivolti a lui da ormai troppo tempo ed il male dovuto all'inesistenza di un rapporto tra noi è sempre più grande; improvvisamente un assordante suono di ruote che stridono sull'asfalto fa voltare tutti ed un ripetuto colpo di clacson mi fa capire in pochi secondi cosa mi sarebbe successo.
L'impatto è potentissimo, in pochi istanti tutto diventa buio lasciandomi vedere come ultimo scenario la sua faccia angelica, chissà se lo rivedrò, chissà se mai ci parlerò. I pensieri si spengono e con loro tutto il mio corpo.

Sento il fiato mancare al ricordo di quelle scene, fa male ricordare in certi casi. Non so che mese sia, non so se sono viva o morta e principalmente, non so se quel che ho vissuto sia reale o meno.
Inizio a pensare a tutto questo non facendo caso al fatto che mi stia continuando a ripetere di scappare, di uscire da questo stato di coma, che sto iniziando a vedere come un piccolo inferno.
Altre voci arrivano dalla lontana uscita così decido di inseguire quel che mi dicono.
Quando sono quasi all'uscita sento la terra mancare sotto ai piedi ed inizio a precipitare nel vuoto; le lacrime sono ormai un tutt'uno con il mio volto e il dolore fisico che sento è talmente potente da rendermi sempre più vulnerabile ed infine facendomi perdere completamente il controllo di me stessa. Chiudo gli occhi per non vedere la fine a cui sto andando incontro e dei rumori assordanti continuano a risuonare nella mia testa, poi, una potente luce chiara che riesco a vedere pure con gli occhi chiusi mi travolge portandomi infine in uno stato di quiete.
Un leggero suono emesso da una macchina so fa spazio nel mio udito e decido di aprire gli occhi.

La stanza è piccola e bianca, un termo è posizionato accanto al letto e un venticello caldo mi fa capire che siamo in inverno; quel che mi è successo non lo ricordo bene, i ricordi sono alquanto sfuocati e non riesco a rimarginarli.
Un ago è attaccato al mio braccio e continua a portarmi sangue; poi, mi rendo conto che nella stanza c'è una ragazza appollaiata su una sedia, con la testa appoggiata ad un libro. Faccio un piccolo movimento e la ragazza si alza di scatto e vedendomi si porta le mani alla bocca.

«Ommioddio Elena! Ti sei svegliata -Inizia a piangere e singhiozzare- Tu non puoi capire quanto mi sei mancata.» Balbetta il tutto e si avvicina cercando di abbracciarmi ma non capendo il perché si comporti così la blocco.
«E tu chi sei?» La mia mente prova ad elaborare un nome e a ricordare qualcosa riguardo a questa ragazza ma non riesco a capire. Non so cosa voglia da me, in questo momento vorrei solo una persona, solo lui, ma sono pure consapevole del fatto che di me, a lui, non interessa sapere nemmeno come sto.

5 ottobreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora