08. Lui, un pensiero costante

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La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava.
-Francis Scott Fitzgerald

***

Si appoggia allo stipite della porta sotto lo sguardo curioso di ogni mio singolo compagno ed ascolta quel maledetto pezzo di poesia che sbadatamente ho gettato nel cestino; se avessi saputo quello che sarebbe successo non l'avrei mai gettato, invece, così facendo la mia professoressa aveva letto i miei pensieri senza il mio consenso e lui aveva potuto capire il modo in cui ragionavo, non che io potessi evitare questo perché lui aveva già letto quelle righe ma se ci avessi pensato meglio, non avrei buttato quel foglio nel cestino o almeno prima di farlo l'avrei strappato.
Il suo sguardo continua a rimanere fisso a me ed io riesco a notarlo con la coda dell'occhio; ricordate che mi ero ripromessa di non pensare più a lui per non stare male, invece ora sto facendo del tutto il contrario..

<allora ragazzi, che ne pensate di questa poesia?> chiede la professoressa continuando a lanciare occhiate a me e a lui.
Un compagno alza la mano e la professoressa dopo poco gli da la parola <io credo che questa ragazza, stesse pensando al suo lui, ma non proprio suo, alla persona che avrebbe voluto assolutamente ma ogni tentativo si concludeva essendo inutile o non essendo abbastanza. Credo di aver capito chi sono le persone in questione e mi stavo chiedendo perché non possano parlare faccia a faccia senza poesie o frecciatine> dice e guarda intensamente Riccardo, che a sua volta fa lo stesso.
Dopo questo sguardo intenso, quel dannato e bellissimo ragazzo si avvicina alla prof e le dice qualcosa andando poi via. Rimango zitta fissando il banco e muovendo la penna tra le mani in modo nervoso, non so cosa mi stia facendo questo ragazzo e le parole del mio compagno mi hanno lasciato parecchie domande e pensieri. Quanto mi piacerebbe parlare con lui per chiarire tutto questo, anche se so che a lui di questi miei strani sentimenti non interessa nulla.

<Elena, potresti venire qui un attimo?> dice la professoressa a fine lezione, mentre tutti gli altri si affrettano per uscire dalla classe e godersi la ricreazione; la guardo e faccio un cenno con la testa dirigendomi verso la cattedra e dicendo a Giorgia di aspettarmi fuori dalla classe.
Appena esce l'ultimo compagno la professoressa prende parola ed io la ascolto con un nodo in gola, non voglio parlare di lui per stare ancora più male, non voglio sapere cosa le ha detto.
<Allora, so che la poesia che Riccardo ha trovato è tua, ho osservato ogni tua mossa e mi sono resa conto che  tra di voi qualcosa c'è> dice facendo una pausa ma io non la lascio continuare ed intervengo.
<Si, l'ho scritta io. Ma è stato un errore, non dovevo scriverla e non dovevo fare nulla di quello che ho fatto. Di lui non mi interessa nulla, ho altre persone per la testa e quello che ha detto il mio compagno prima non è reale; ho scritto quella poesia in preda ad emozioni e pensieri sbagliati; ora devo andare, mi scusi> dico iniziando a correre diretta al bagno. Esco dalla classe provando a correre ma in modo molto impacciato visto il male al piede, e tante piccole lacrime iniziano a rigare il mio viso, vado addosso a qualcuno e non mi interesso nemmeno di chi sia; Giorgia mi vede e mi segue. Mi chiudo dentro ad un bagno ed inizio a stare male come le ultime due volte in questi giorni.
<Elena apri la porta!> dice Giorgia in preda al panico dando qualche colpo alla porta.
Mi giro a fatica ed apro la porta accasciandomi a terra, un altro attacco di panico mi aveva colpita e non doveva succedere. Giorgia si siede vicino e mi abbraccia accarezzandomi la schiena e proprio in quel momento qualcuno entra in bagno; chiudo gli occhi e li stringo il più possibile e quando li riapro rimango stupita dalla scena che mi si presenta davanti.
Ilaria, la sua migliore amica si inginocchia vicino a me ed inizia a parlare ma io, non so per quale strano motivo non sento nulla; ho le orecchie tappate e l'unica cosa che riesco a sentire è un brusio fastidioso dovuto allo strano discorso che sta facendo questa ragazza che di me non sa nulla. Dopo poco tutto inizia a tornare alla normalità e la ragazza davanti a me mi poggia una mano sulla spalla come segno di supporto <Elena, tranquilla> dice.
Giorgia mi guarda stupita e poi lancia uno sguardo omicida a questa tipa, che fa tanto la gentile in questo momento ma in realtà è solo un egoista.
Non riuscendo a trattenermi mi alzo in piedi e poco dopo anche lei.
<hai seriamente il coraggio di piombare così all'improvviso e poi di dirmi di stare tranquilla?> dico guardandola malissimo <io seriamente non ho parole. Sei veramente strana, prima mi lanci sguardi omicida e ora, ora vieni a chiedermi come sto o a farmi chissà quale discorso di conforto. Sai cosa ti dico? Tieniti pure Riccardo. Non mi interessa più nulla di lui, di te e di tutto quello che gira attorno a voi. Non osate più guardarmi, salutarmi o parlarmi, mai più.> dico aiutando Giorgia ad alzarsi, usciamo dal bagno ed io di tutta furia mi dirigo verso la classe tirando per il braccio la mia cara compagna di classe che di male non aveva fatto nulla per meritarsi un trattamento così scortese da parte mia.
La ricreazione è finita da un bel po' e appena entrate in classe il professore ci fa una predica di qualche minuto dicendoci che non siamo autorizzate a scusarci per ritardi dopo la ricreazione e che questa cosa non sarebbe dovuta succedere mai più altrimenti, avremmo rischiato un richiamo nel registro.
Finita questa bellissima lezione di vita vado al posto e mi siedo sbuffando, dall'altro lato della classe Giorgia mi guarda e mi mima con le labbra un "tutto bene?" io accenno un si con la testa e iniziamo entrambe a seguire la lezione, o almeno lei inizia a seguirla, perché io proprio non ci riesco.

Penso a quanto io sia strana e principalmente a quanto io sia bipolare. Questa mattina mi sono svegliata con un senso d'angoscia per una cosa che alla fine non ho lasciato accadere, poi ho avuto un calo, un momento felice ed ora un momento in cui l'unica cosa che vorrei fare sarebbe spingere giù dalle scale quella sua carissima amica.
Decido di smetterla di continuare a farmi tutti questi pensieri e seguo la lezione iniziando a prendere appunti, sono sempre stata molto brava a scuola e non voglio di certo rovinarmi la media a causa di un ragazzo.

A fine lezione non mi smuovo dal banco e continuo a fissare il libro aperto in una pagina qualsiasi con un sentimento strano che occupa la mia testa.
<Se vuoi parlare, ci sono> Giorgia si siede di fianco a me interrompendo quel mio momento di riflessione, che in fondo è durato anche troppo.
<È da qualche mese che mi succede -abbasso la voce, lei mi continua a guardare dritta in faccia mentre io cerco di distogliere lo sguardo perso nel nulla- sai, questi attacchi di panico, intendo. Qualche tempo fa la mia vita è stata letteralmente sconvolta da un evento che ancora adesso non so spiegarmi. Lui non c'è più, ed il grande vuoto che ha lasciato in me andandosene, è stato occupato da queste orribili crisi> nessuna lacrima riga più il mio viso, sono impassibile a tutto questo ormai, ci sto talmente tanto male da non riuscire più a piangere alle volte.
<Non ti meritava> la mia dolce amica mi abbraccia e anche se la conosco da così poco, non so cosa farei senza di lei.

***

Entro in camera lanciando nell'angolo più nascosto della stanza il mio zaino, facendo ovviamente cadere qualcosa e mi butto letteralmente nel letto non facendo tanto caso alla presenza di mio fratello Aiden seduto alla mia scrivania, che in quel momento sta armeggiando forbici, fogli e colla e Mr Harlock che lo guarda incuriosito da sotto la scrivania.
<esiste anche il saluto> Aiden in modo nervoso gira per pochi secondi la testa, ma continuando poi a mantenere molta attenzione a quello che sta facendo <ed esiste anche bussare alla porta di una stanza prima di entrare> continua per poi girarsi e guardarmi alzando le sopracciglia in un modo buffo che mi fa ridere.
<Esiste anche stare nella propria stanza o almeno chiedere se si vuole stare in quella della propria amabile sorellina> ribatto.
<Sull'amabile sorellina avrei da ridire, comunque esiste anche che io ho ragione e tu non devi sempre avere l'ultima> dice alzando la voce e poggiando il pennello sporco di colla o pittura per poi alzarsi dalla sedia e venire verso di me con tutte le mani sporche. Mr Harlock inizia ad abbaiare in modo giocoso ed io lo guardo chiedendogli aiuto ma non ricevendo nessun aiuto da parte sua, se non uno scodinzolamento della della sua codina, mi raggomitolo nell'angolo del letto e guardo mio fratello che nel frattempo si stava avvicinando con sguardo preoccupato <non provarci nemmeno!> dico, iniziando poi a ridere.
<oh si che ci provo> si scaraventa sopra di me sporcandomi tutta la faccia di colore e guardandomi ridendo <ho creato una vera e propria opera d'arte> dice alzandosi dal letto.
<sisi, avrai pure creato una bellissima opera d'arte -e mando all'indietro i capelli come se fossi una modella-, ma ora dovrai vedertela con me Aiden De Luca!> dico alzandomi a mia volta ed andando verso la mia scrivania.
Guardo i vari attrezzi che mio fratello ha portato e noto dei tubetti di tempera all'angolo della scrivania, prendo qualche colore e poi, con il nero mi disegno due strisce per guancia sotto lo sguardo curioso del mio amato fratello, poi mi giro e lo guardo <che la guerra abbia inizio> dico mettendo una fascetta per tenere fermi i capelli.
Aiden mi guarda con faccia divertita ma vedendo la mia espressione seria cambia modo di vedere la cosa <io> dice facendo una pausa <corro!>
Inizia a correre ma inciampa nella sacca che avevo lasciato poco distante da lui e si gira guardandomi preoccupato e Har gli corre incontro iniziando a leccargli la faccia <fai bene ad essere preoccupato, è arrivata la tua ora!> gli salto addosso e inizio a riempirlo di colore ovunque.
In quel momento ero felice e spensierata, proprio come una bambina, non avevo nessun pensiero se non l'immagine di mia madre quando sarebbe tornata a casa; ci ucciderà per il casino che abbiamo fatto, ne sono certa, ma almeno non era uno dei soliti tristi pensieri. Così si conclude la giornata, io felice grazie a mio fratello e lui chissà dove e a fare cosa, ma sapevo che almeno un po' ero riuscita a farlo uscire dai miei pensieri, o almeno.. lo pensavo.

5 ottobreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora