30. Ma ora eccoci qui, nella realtà e non in un sogno.

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E infondo, se ci pensi bene non è stato tempo sprecato
perché anche se dopo tanto tempo, tutto si è realizzato.

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Un tocco leggero mi sfiora la spalla e una specie di vibrazione mi percorre tutto il corpo arrivando fino alle dita dei piedi. Emma, che da qualche istante è ferma con il mascara in mano, mi fa cenno di girarmi e così faccio.
Lui mi si presenta davanti e tra tutte le persone che ho visto fino ad ora è l'unico di cui veramente ricordo le fisionomie e la bellezza; accenna un lieve sorriso e mi guarda negli occhi facendomi volare con i pensieri e ripercorro tutti i momenti sognati con lui. Le leggere lentiggini sono più visibili sotto all'occhio e i chiari capelli sono leggermente scompigliati, il suo respiro è irregolare e gli si legge l'ansia in faccia. Dopo un po' di esitazioni prende parola.
«Ehi! Io sono Riccardo.» Una scintilla mi si accende dentro e delle sottili voci si fanno strada dentro di me facendomi sentire di nuovo frasi pronunciate con la stessa melodia e gli stessi suoni, i ricordi di tempi non vissuti.
«Piacere, io sono Elena.» Prendo coraggio e tendo la mano verso di lui e dopo pochi istanti lui la stringe rimanendo poi immobile a guardarmi dritto negli occhi. «..Mi ricordo di te.» Sussurro parlando più con me stessa che con lui, non sente ed inizia a raccontarmi cosa ha fatto per me, non essendo a conoscenza del fatto che molte cose già le so.

«Ero affianco al tuo letto tutti i giorni. -indica il letto- Quel maledetto giorno, il 5 ottobre, mi sono sentito tremendamente in colpa quando hai fatto l'incidente; ti stavo osservando da lontano, ho visto ogni particolare della scena e avevo un peso dentro non sapendo come stavi. Quindi, non appena ho visto la nostra professoressa le ho chiesto dov'eri stata ricoverata e sono venuto subito da te; dopo aver 'corrotto' un infermiera con parole dolci e ricolme d'amore -mima le virgolette e ride per quel che ha detto, facendo ridere pure me- mi ha fatto entrare nella tua stanza. Poi, ti ho portato questo -prende il mio polso e lo mette affianco al suo scoprendo lo stesso braccialetto che avevo sognato- non so perché l'ho fatto, non chiedermelo, in quel momento mi pareva una cosa giusta da fare. Avevo ed ho bisogno di qualcosa in comune con te nonostante io non ti conosco, hai qualcosa che in me è essenziale, non so esprimere cosa. -Fa una pausa e si rabbuia- Non sapevo fossi sveglia, io pensavo sarebbe stato un'altro giorno come quelli passati qui, pensavo non sarebbe cambiato nulla.» Un lieve sorriso gli crea delle piccole fossette nelle guance e il mio cuore si colma di qualcosa che solo quando penso a lui c'è. Non so cosa questo ragazzo mi faccia, so solo che per me significa molto; quando il 5 ottobre ho avuto l'incidente lui era davanti a me che mi guardava, è stata l'ultima persona che ho visto prima del buio e della "nuova" strana vita, è un incrocio di troppe coincidenze e sto iniziando a pensare che è stato il destino a spingerci uno contro l'altra.

«Lei, con l'incidente ha perso la memoria.» Emma si intromette nel discorso e dicendo questo vedo gli occhi di lui farsi più tristi, non può pensare che io mi sia dimenticata di lui; non voglio tenergli nascosto cosa ho vissuto nel lungo coma e cosa penso nei suoi confronti, mi ricordo di lui e deve saperlo. «Ma io.. mi ricordo di te.»  Alza lo sguardo stupito e trattiene per pochi istanti il respiro.
«Come scusa?» Si avvicina un po' a me, ed ecco un altro tuffo al cuore.
«Riccardo, io mi ricordo di te. Ogni sogno durante il coma mi portava costantemente a te; eri come il sole per la terra, come un libro per un lettore, come un foglio per uno scrittore; sei diventato un pensiero costante che non sai quanto male mi ha fatto stare..»
Emma nel frattempo rimane ad osservare la scena, non capisco il motivo per il quale ha detto che non li ricordavo di lui se avevo detto che l'unica persona di cui non mi ero dimenticata è proprio lui; credo l'abbia detto per vedere la sua reazione.

«Io non so cos'altro dire, se non che sei bellissima. -Mi sorride e mi accarezza la guancia- Ora voglio farmi conoscere se tu me lo permetterai, nulla potrà più impedirci che questo avvenga. Perché ora, eccoci qui, nella realtà e non in un sogno» Sorrido e in questo momento inizio a sentire una strana sensazione che cresce nello stomaco e inizia ad indolenzirmi ancora di più il corpo, un calore intenso e mi sento le guance avvampare.
«Certo Riccardo, ti concederò questo privilegio.» Ricambia il mio sorriso ed in quel momento nonostante si è creato un silenzio che in altri casi sarebbe risultato imbarazzante, non sento il bisogno di dire nulla se non vederlo sorridere.
«Bene piccioncini! Ora dobbiamo prepararci per la sua festa di compleanno.» Interrompe questo momento magico che si era creato ricevendo uno sbuffo fa parte mia. «Se vuoi puoi venire pure tu.. Riccardo.» Gli sorride e lo spinge fuori dalla stanza, prima ancora che lui possa dire qualcosa per concludere la conversazione, iniziando poi a sclerare non appena ritorna da me.

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Tutto è pronto ed ora stiamo aspettando gli ultimi invitati che tardano ad arrivare, in questo momento mi sento felice, libera da tanti pensieri che mi occupavano la mente prima di parlare con Riccardo. È una sensazione ben diversa da come la immaginavo, sapere che lui vuole conoscermi e instaurare un rapporto con me è una cosa magnifica che mi lascia alquanto sconvolta.
E proprio in questo momento lui fa ingresso nella stanza, indossa una camicia in stile hawaiano che ravviva il suo viso ed un paio di jeans neri che gli stanno d'incanto in mano ha una piccola busta bianca con qualche scritta; si guarda attorno e non appena mi vede viene nella mia direzione fermandosi a pochi passi da me con un evidente imbarazzo che d'altra parte è ricambiato.

«Tanti auguri Elena.» Mi guarda sorridendo e mi porge il pacchetto che teneva in mano, anche se in realtà non si sarebbe dovuto disturbare facendomi un regalo.
«Grazie mille Riccardo! Non serviva ti scomodassi.» Gli sorrido e in quel momento fa una cosa che in quel momento non mi sarei aspettata, si sporge e mi abbraccia lasciandomi un leggero bacio nella guancia.
«Questo, non aprirlo in presenza degli altri per favore.» Mi sussurra all'orecchio e la prima cosa che mi viene in mente è quella di evadere per qualche minuto dalla festa per vedere cosa mi ha portato e così faccio, trascinandomi dietro lui.
«Che fai? -Mi chiede ridendo- Stanno arrivando le tue amiche, non le saluti?» Mi fermo non appena arriviamo nella mia stanza e li mi giro a guardarlo.
«Penso sia arrivato il momento di parlare per la prima volta seriamente, poi dovrei aprire questo.» Indico il sacchetto con al suo interno il pacchetto e lo estraggo iniziando a guardarlo attentamente.
Scarto la piccola scatolina e al suo interno ci trovo una collana con incisa la mia iniziale, ma non mi fermo lì, il pacchetto è identico a quello che mi ha donato in sogno segretamente, così alzo la spugnetta a cui era agganciata la collana e vi trovo il quaderno in cui negli ultimi giorni di coma ho scritto. «Non stupirti, sapevo che c'era perché l'ho sognato, so che all'interno ci sono tante frasi e poesie tue nei miei confronti, non mi sono dimenticata di te perché durante il coma eri una di quelle persone che più influenzava il mio umore nonostante non ci conosciamo.» Alzo lo sguardo e lui continua a sorridere avvicinandosi a me.
«Non sai quanto mi renda felice questo, mi spiace se sei stata male per me, voglio riparare quello che si è rotto durante il coma.» Mi abbraccia e in questo momento mi sento a casa, dopo tanto tempo sono riuscita a ristabilizzare ma tristezza che mi colmava, non pensò più a quel che tanto male mi ha fatto stare, non riesco a distogliere i pensieri dal reale fatto che ora nella mia vita c'è una scintilla in più. Da oggi in poi potrò dire che nonostante il male che ho provato in fin dei conti ne è valsa la pena.
«Non abbandonarmi Riccardo, insieme e non come prima, riusciremo ad abbattere quel che ci declina.» Lo stringo forte a me, non mi pare vero tutto questo.
«Non me ne andrò. -Mi accarezza la testa e si stacca leggermente da me- Ora avremmo tempo per colmare quel che non abbiamo avuto fino ad ora, sono consapevole del fatto che non ci conosciamo ma è stato come un colpo di fulmine, una cosa che non posso controllare.» Mi sposta una ciocca di capelli che era andata a coprire il mio volto e sorride come se non resistesse dall'avvicinarsi di più; poi prende coraggio e poggia le sue labbra sulle mie creando un piccolo momento magico che nonostante la breve durata immette in me ancora più sentimento nei suoi confronti. Chiudo gli occhi e mi godo il momento appoggiandomi poi al suo petto con molta facilità vista la differenza d'altezza che non è poca; continua ad accarezzarmi i capelli e mi trattengo a stento dal piangere.
«Ora però andiamo, c'è una festa in tuo onore che ti aspetta e tutti si staranno chiedendo dove sia la festeggiata.» Si stacca dall'abbraccio e mi tende una mano. I sorrisi che ci scambiamo sono infiniti e poi, afferro la sua mano e così ci avviamo verso la festa, con nessuno che ora ci impedirà di provarci.

SPAZIO AUTRICE:
Si, siamo arrivati alla fine della storia, tra non molto vi spiegherò come è andata veramente la storia perché come potete immaginare ho deciso di inventare diverse parti della storia.

Vorreste leggere la storia dal punto di vista di Riccardo? Fatemelo sapere assolutamente con un commento.

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