La chiave di Sol

12 - Noi saremo con te

Antonio, nonostante la situazione sia a nostro sfavore, non si perde affatto di animo e si getta contro di loro con tutta la forza, noncurante delle armi fra le loro mani e del pericolo in cui potrebbe incorrere se i due dovessero premere il grilletto.

Ho paura per lui, per Margherita, ma soprattutto di scoprire che tutto ciò ha a che fare con me. Non sopporterei di essere io il motivo per cui questi due uomini sono qui, davanti a noi, disposti a qualsiasi cosa pur di fare quello per cui sono stati comandati; eppure, ho la vaga sensazione di non essermi sbagliata affatto. Altrimenti, per quale altro motivo rischierebbero tanto?

Congiungo le mani e mi guardo attorno, mentre il mio sguardo dardeggia fra la lotta degli uomini e la stradina accanto al piazzale dove si affaccia la Cattedrale, nella speranza di vedervi passare qualcuno, ma non un'anima viva attraversa quel viottolo in cui si sente solo il rimbombo dei pugni dati o incassati dal panettiere, il cui volto ormai è rosso a causa dei colpi.

«Lascia perdere questo idiota» dice uno degli assalitori, come a confermare i miei pensieri. «Lui non ci serve e nemmeno l'altra donna. Siamo qui per la ragazzina» conclude, colpendo la fronte di Antonio con il manico della pistola.

Però, nemmeno questa volta il marito di Margherita si lascia sconfiggere e, seppure confuso per la botta appena presa, assesta un calcio nello stomaco dell'aguzzino davanti a lui, che cade a terra fra lamenti e accessi di tosse.

Margherita, invece, in un primo momento fossilizzata al centro della gradinata, ha approfittato della momentanea distrazione degli uomini per prendere fra le mani il suo cellulare e digitare in modo frenetico chissà quale richiesta di aiuto. L'aria smarrita è svanita dal suo viso e al suo posto c'è solo concentrazione, determinazione e calma, una sensazione non presente in me.

«Fermala!» urla l'altro uomo al suo compare quando si accorge del telefono, ma l'altro è troppo impegnato a tenere a bada il suo avversario per poter eseguire l'ordine; oltretutto, quell'imposizione sarebbe stata del tutto inutile con l'arrivo dei carabinieri, scesi di corsa dalle loro vetture per venirci incontro.

«Circondateli!» esclama uno di loro e le forze dell'ordine accerchiano i lottatori; dopodiché, dividono Antonio dagli altri due e chiedono al primo spiegazioni sull'accaduto.

«Non sappiamo la ragione di questa aggressione» spiega Antonio con il fiatone. Si posa una mano sul petto e riprende a respirare con più regolarità. «Abbiamo fatto una visita alla Chiesa, come ogni giorno e all'uscita ci siamo ritrovati questi uomini.»

«Siete proprio sicuri che non ci sia un motivo per cui possano avervi attaccati? Conti in sospeso di cui non ricordate nulla? Oggetti di valore che avrebbero potuto voler sottrarvi?» domanda l'uomo con la divisa blu notte e la barba grigia, dopo aver preso nota delle prime informazioni.

«Stavano cercando me» affermo, rabbrividendo al solo pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se loro non fossero accorsi in nostro aiuto. «Non ho fatto niente di male a nessuno, però, quindi non comprendo le loro azioni.»

«Chi è lei, signorina?» interviene un altro agente, osservandomi con attenzione. Quello sguardo inquisitorio mi fa quasi paura, così come mi fa timore non sapere quale risposta dare, ma mi costringo a ricambiare le sue occhiate e a rispondere con un semplice: «Sol. Mi chiamo Sol.»

«Vuole seguirmi al comando dei carabinieri, Sol?» mi ordina con dolcezza il capo dell'operazione. Gli altri, dietro di lui, braccano i due malviventi e li spintonano verso il portello della loro autovettura del medesimo colore delle loro divise.

«Non ti preoccupare, noi saremo con te. Non ti lasceremo andare da sola in quel posto» mormorano Antonio e Margherita alle mie orecchie.

Ascoltate le loro parole, io mi decido ad annuire, sebbene abbia un macigno pesante nella pancia. La paura di finire in qualche guaio non è mai stata così grande come adesso.