È un dedalo di corridoi bianchi e dalle grandi finestre quello percorso per arrivare all'ufficio del carabiniere. Nulla più di qualche vaso di fiori, quadri sparsi qui e là o alcune foto dei vecchi comandanti di quella stazione orna il luogo. È freddo, funzionale al suo scopo, eppure trasmette tutta la sua autorità su chi vi è all'interno.
«Eccoci, siamo arrivati» annuncia l'uomo davanti a noi, mentre bussa per tre volte sulla porta di legno scuro a pochi passi di distanza. Quando la apre, a seguito delle parole del suo collega dall'altra parte, lui ci annuncia e se ne va, congedandosi da tutti con un cenno del capo.
«Prego, accomodatevi, non rimanete là in piedi» asserisce il carabiniere dalla barba grigia, facendo un gesto con la mano verso di noi. «Abbiamo qualcosa di cui discutere, per cui è meglio se rimanete seduti». Il suo tono, seppur formale, è cortese e gentile. Dietro a quei ciuffi color cenere, gli occhi castani e la sua scura divisa da lavoro che gli impone una certa rigidità sono sicura di poter scovare di più di quanto ci stia mostrando. In questo momento inizio a chiedermi perché avessi così tanto timore di avere un colloquio con lui, sebbene la diffidenza non sia ancora sparita del tutto.
«La ringraziamo, signore» risponde Antonio, accomodandosi assieme a me e Margherita dietro alla scrivania di legno chiara, ingombra di cartelline, documenti e su cui è posato lo schermo di un computer.
«Innanzitutto, gradirei sapere quali sono tutti i vostri nomi. Io sono il comandante Sergio Amodio» si presenta e tende la mano verso ognuno di noi, per poi ritirarla quando le presentazioni sono finite.
«Ma tu non lo hai un cognome?» domanda, osservandomi con aria pensierosa. «È la seconda volta che non lo dici. Potrei sapere perché?»
«Perché non so nemmeno quale sia» ammetto a malincuore, stringendomi nelle spalle. «È una lunga storia da spiegare» continuo, quando il suo sguardo si posa con insistenza su di me, come se volesse leggermi dentro.
«Io sono qua, ti ascolto. Abbiamo tutto il tempo necessario per parlarne. Se non so chi sei o, perlomeno, qualcosa sulla tua persona, come posso aiutarti a capire cosa volessero quegli uomini da te?» chiede, sedendosi a sua volta.
Mi volto verso Antonio e Margherita per vedere le loro reazioni, ma loro non battono ciglio e, anzi, annuiscono per farmi capire che è il momento di parlare, oltre a poggiare le mani sulle mie spalle per incoraggiarmi.
Racconto tutto l'accaduto al comandante, senza tralasciare nulla, a parte i tratti somatici dei Guardiani. Spiego a lui che si trattava di uomini con delle maschere per rendersi irriconoscibili, così da non indurlo a ritenermi pazza. D'altronde, nemmeno i due coniugi accanto a me riescono ancora crederci, nonostante li abbiano viste di persona, figurarsi lui.
«Ho capito una cosa sola da questa storia». L'uomo si alza e inizia a camminare avanti e indietro davanti alla finestra, con le braccia incrociate dietro alle spalle. «Tu sei la ragazza smarrita di cui una signora mi ha parlato. Ora comprendo perché il tuo volto mi risultasse così familiare. Sai che, adesso, dovrei comunicare a lei il tuo ritrovamento?»
«Non lo faccia» lo imploro con tono di supplica. «La signora Nunzia deve rimanere fuori da questa faccenda. Mi ha dato tutto e io non voglio ripagarle il favore mettendola nei guai! Ho già paura di cosa potrebbe succedere con il loro coinvolgimento. La prego, la protegga e faccia di tutto per tenerla al sicuro! Se qualcuno dovesse farle del male non me lo perdonerei!»
«Lo farò, glielo posso promettere, ma allo stesso tempo mi premurerò di darle una mano con questa storia del suo incidente. Non mi piace per nulla la piega presa dagli avvenimenti. Lei è sotto la mia tutela, adesso e farò del mio meglio per spianarle la strada verso la conoscenza della verità. Se non è chiederle troppo, vorrei venire al suo prossimo incontro con questi uomini, così da poterla proteggere in caso di...» inizia lui, ma Antonio lo blocca.
«Non si preoccupi per l'incolumità della ragazza» asserisce il panettiere, rivolgendo al carabiniere un sorriso gentile. «Se dovessero esserci problemi di alcun tipo durante il prossimo colloquio saremo noi a chiamarla, glielo possiamo assicurare.»
«Ma lei non è in grado di aiutarla, dopo oggi e...»
«Si fidi di noi» interviene Margherita. «Tenga, questo è il mio numero. Lo utilizzi per eventuali aggiornamenti al riguardo del caso o per notizie sulla situazione a casa della donna che si è occupata di Sol prima di noi» conclude, scribacchiando i numeri sul primo foglietto trovato sulla superficie liscia.
«Posso, almeno, inviare qualcuno a sorvegliare la vostra abitazione nel caso in cui cerchino di attaccarvi?» domanda lui con tono rassegnato.
Antonio e Margherita stanno per aprire bocca, ma io li precedo e dico: «Sì, per favore. Loro hanno bisogno di stare al sicuro.»
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*considerazioni rimandate al secondo capitolo di oggi*
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La chiave di Sol
Mystery / Thriller(STORIA COMPLETA - PRIMA CLASSIFICATA NELLA CATEGORIA THRILLER DEL CONCORSO THE GIRLS, TERZA CLASSIFICATA NELLA CATEGORIA MISTERO DI ANIME DI CARTA) La chiave di violino rappresenta il mistero e al contempo la soluzione ai drammi di Sol. È l'unico...