17 - Mosse e contromosse

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I risolini concitati di Ilenia e dell'altra ragazza accanto alla mia ombra portano di nuovo la mia attenzione sulla scena, in cui è apparso un nuovo interlocutore, salutato dalla me del passato, se non con diffidenza, almeno con noncuranza. Sembra non importarle poi tanto della sua presenza, però non dimentica la cortesia, per cui lo saluta con due baci sulle guance.

«Ciao» mormora lui, con l'aria di chi si sente a disagio nell'essere lì e me ne accorgo anche da come tormenta i ciuffi castani e l'orlo della giacca marrone chiaro. Non fosse stato per il colore del suo abito elegante, lo avrei scambiato per un cameriere.

«Bene, noi vi lasciamo soli» dichiara Ilenia, dando gomitate alla sua amica per farla smettere di ridere. «Noi ce ne stavamo giusto andando, vero Sara?»

«Sì» risponde, cercando di ricomporsi. «A presto, ragazzi. E mi raccomando: divertitevi! Avete proprio bisogno di un po' di sano svago, voi due.»

A seguito di un'occhiataccia lanciata da Ilenia, le due terminano i saluti e si defilano oltre l'arco a pochi passi da loro. Però, prima di sparire oltre, si girano un'ultima volta indietro, per osservare il comportamento della me del passato e quello di Stefano, rimasti fermi a studiarsi per comprendere le reciproche intenzioni.

«Vieni, andiamo a prendere qualcosa da bere o un gelato, se ne hai voglia» propone il ragazzo, indicandole la direzione già intrapresa dalle altre due ragazze. «Fa un po'caldo e sono sicuro che qualcosa di fresco possa fare bene a entrambi.»

La mia ombra acconsente, anche se non sembra troppo felice della proposta. Qualcosa, nel suo sguardo, mi dice che vorrebbe essere ovunque, tranne là, con quel ragazzo. Magari, forse, vorrebbe essere davanti a un pianoforte, a suonare le sue melodie preferite. «Vada per un drink.»

Da vero gentiluomo, Stefano le spiana la strada e la conduce fino a un piccolo gruppo di gazebo bianchi, sotto cui sono posizionati dei tavolini tondi e di fronte al mare, ormai una distesa d'inchiostro placida e scura oltre il muretto a separarla dalla strada.

«Desiderate qualcosa?» domanda un uomo con un blocchetto in mano una volta che i due si sono accomodati.

Quando i due dettano le ordinazioni, l'uomo scribacchia alcune parole sul suo blocchetto bianco e poi fila via, verso l'interno; non prima, però, di aver rivolto loro un cordiale sorriso.

«Senti, so che vorresti non essere in questa situazione» afferma Stefano con una risolutezza di cui persino la mia ombra si stupisce. Alza lo sguardo incuriosito verso di lui e incontra i suoi occhi color nocciola, che la fissano con determinazione, ma al contempo con gentilezza. «Ma potremmo quantomeno iniziare ad andare d'accordo. Questa storia ha il suo peso anche per me, però conosci le nostre famiglie e con loro non c'è molto che si possa fare per fargli cambiare idea.»

«Tu ci hai provato, almeno, a parlarne?» domanda la me del passato con aria interessata.

«Eccome, ma non mi hanno dato alcun ascolto» sbuffa lui, facendo oscillare energicamente il liquido arancione del drink appena servitoci dentro al bicchiere.

Mentre compie quel gesto, alcuni schizzi della bevanda raggiungono il vestito e il mio doppio inizia a innervosirsi. «Questo abito me l'hanno appena regalato» gli comunico seccata. «Il ragazzo della serata al piano, ricordi?»

«Mi dispiace» balbetta, «ma se vuoi, posso...»

«No, tu non farai niente» replica una voce maschile alle mie spalle, l'ultima che mi sarei mai aspettata di sentire in una situazione come quella.

«Cosa ci fai, qui?» domanda la mia ombra, confusa e meravigliata dal suo tempismo al contempo. Di tutti i posti in cui il ragazzo sarebbe potuto essere, si è ritrovato proprio lì, in quell'esatto momento, circondato da un gruppetto di altri giovani. Lei cerca di aprire bocca, ma lui scuote la testa.

«Non ha importanza. Però, forse sarò io a fare qualcosa» aggiunge e macchia con il suo gelato l'abito elegante di Stefano.

«Come hai osato?» Stefano si alza dalla sua sedia e comincia a guardarlo con rabbia. Il viso gli è diventato rosso e una vena inizia a pulsare alla base del collo. Il mio accompagnatore prende il resto della sua bevanda e con quella macchia la camicia bianca di Valerio sotto il giubbino di pelle.

La gente, attorno a noi, si è allontanata; altri, invece, si sono avvicinati per godersi quanto sta per avvenire, sebbene sono sicura non sia nulla di troppo piacevole. Però, per fortuna, la me del passato interviene e placa qualsiasi cosa fosse in procinto di succedere, almeno fino al momento in cui anche lei non prende la sua ordinazione e non la rovescia sui vestiti dei due uomini, sotto gli occhi sgomenti di tutti quanti.

«Questo servirà da monito a entrambi, in un prossimo futuro. Evitate di macchiarmi i vestiti» sibila la mia ombra; dopodiché, prende la borsa e abbandona entrambi.

«Adesso capisco perché fossi così divertito» concludo, guardando a turno Margherita, Antonio e, infine, Guardiano, che mi restituisce lo stesso sorriso. Una risata spontanea fuoriesce dalla gola all'improvviso. «Avevo proprio un bel caratterino.»

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Ed eccoci al secondo capitolo del giovedì! Vi avevo avvisati che avreste visto un po' del caratteraccio della ragazza, ma nei ricordi lei è un po' più piccola di com'è ora. A me, un po', fa sorridere... A voi?

Dalla prossima volta penso che riprenderò a pubblicare un solo capitolo... Sono pochi, per cui voglio andare con molta più parsimonia, adesso! Anche perché i primi nodi iniziano a sbrogliarsi, dai prossimi capitoli. :D

In ogni caso, tenete d'occhio tutti i personaggi che appaiono. Chissà, potreste rivederli. :D

Fatemi sapere cosa ne pensate! :*

Maria xxx

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