Così come un'ora prima, la centrale dei carabinieri è ancora immersa nella quiete. Solo pochi uomini in divisa camminano fra quelle mura o qualche abitante, venuto qui per sbrigare chissà quale faccenda personale.
Il comandante si fa trovare nell'austero androne principale, dove ci saluta e ci ordina di seguirlo nel suo ufficio, collocato qualche corridoio più avanti rispetto a quello in cui ci troviamo. Mentre percorriamo i vari passaggi sento qualcuno parlottare dietro le porte o conversare al telefono. Di rado odo qualcuno ridere o scambiare qualche battuta. Tutti, qui, sono troppo immersi nel loro lavoro per concedersi anche solo un po' di distrazione.
«Io non ho idea se riconoscerai la persona dietro a questa soglia» dice il comandante, indicando la superficie di legno scuro davanti a noi, «ma in qualche modo potrebbe tornarci utile. Con me non vuole parlare, ma sembra che a te abbia qualcosa da dire. Altrimenti non ti avrebbe cercata con così tanta foga.»
«Chiunque sia, lo affronterò». Nonostante abbia paura di scoprire di chi si tratti, sono sicura delle mie parole e lo sono ancora di più con Margherita e Antonio al mio fianco, le uniche presenze in grado di infondermi sicurezza in un momento difficile come questo.
Il carabiniere annuisce e apre la porta, oltre cui intravedo una sagoma dai capelli corti e scuri. Per un attimo credo sia Occhi Verdi, a causa di alcuni ciuffi curvi disseminati qui e là sulla sua testa, ma le iridi scure smentiscono i miei pensieri e ne creano di nuovi: sebbene sia passato tanto tempo dal mio ricordo, il viso davanti a me è quasi identico a quello del ragazzo chiamato Stefano. È uguale a quello del mio inseguitore di un giorno fa.
«Stefano?» domando, incerta e mi avvicino a lui con cautela. Mi siedo sulla sedia di fronte a lui e gli alzo il viso con le dita, tumefatto in alcuni punti. Qualche chiazza violacea gli macchia il volto e il labbro è spaccato in alcuni punti.
«Pensavo avessi perso la memoria» constata. L'espressione sul suo viso è quella di un uomo stanco, affaticato e forse distrutto. Gli occhi sono spenti, hanno perso qualsiasi traccia della giovialità e della cortesia vista qualche momento fa nei miei ricordi.
«In effetti, è così» gli rispondo, ritraendo la mano quando lui la allontana con un gesto, «ma alcuni momenti della mia vita sono ritornati in mio possesso e adesso posso riconoscerti. Però, ora devo chiederti alcune cose.»
«Lo immaginavo» mormora a testa bassa, tormentando le maniche imbrattate di sangue in alcuni punti. «E io, se potrò, ti darò le spiegazioni di cui necessiti. Non posso prometterti chissà quali informazioni, ma farò del mio meglio per darti quello di cui hai bisogno.»
«Inizia con lo spiegarmi perché mi stavi inseguendo, l'altro giorno» gli ordino, senza però essere troppo dura. Sono dispiaciuta per le sue condizioni e qualcosa, dentro di me, mi suggerisce che potrebbe essere mia la responsabilità di quanto gli è accaduto.
«Volevo portarti via dalla strada, proteggerti» ammette. «Se è vero che hai recuperato qualche ricordo su di me, spero tu abbia saputo anche che non ho alcun secondo fine nei tuoi confronti e del mio attaccamento a un'altra donna. Ma ciò non vuol dire che non nutra dell'affetto nei tuoi confronti e non ti voglia al sicuro.»
«No, non ancora, però è un gran sollievo sapere questo genere di cose» replico, confusa dalla piega presa dalla faccenda. Così come avevo sperato durante la visione dei ricordi il nostro rapporto non è mai andato avanti. Ma quando ci siamo fermati? Quando le nostre strade hanno preso direzioni diverse? E cosa ne è stato dell'accordo preso dai nostri genitori?
Scrollo le spalle e mi riprometto di approfondire questi argomenti non appena sarà possibile, ma adesso ho questioni più importanti da chiarire, per la mia sicurezza e quella dei due coniugi.
«E gli uomini da cui abbiamo subito un attacco qualche ora fa avevano, in qualche modo, a che fare con te?»
«No» nega in tono secco e aggrotta la fronte. Sembra quasi arrabbiato all'idea di venire associato a gente simile. «Quegli individui hanno pestato anche me, mentre ero sulle tue tracce. Fra l'altro, non avrei mai permesso una cosa simile. Avrei continuato a correrti dietro fino a quando tu non avessi deciso di fermarti.»
«Hai un'idea di chi possano essere?» domando, giocherellando con nervosismo con i miei capelli.
«Questo, no» confessa, scuotendo la testa, «ma, forse, quella gente è stata comandata dai tuoi genitori.»
SPAZIO DELL'AUTRICE:
Quando dicevo di tenere d'occhio i personaggi, intendevo proprio questo: alcuni ricomparranno, quando meno ve lo aspettate.
Devo confessarvi che l'illuminazione per quanto riguarda Stefano è arrivata all'improvviso, quando ho scritto il capitolo in cui lo vediamo nei ricordi. Mi sono scervellata per settimane a trovare un motivo con cui giustificare il ragazzo - inseguitore e alla fine eccolo qua, davanti ai vostri occhi.
Vi assicuro che anche lui ha il suo perché nell'essere qua, in questo momento e il suo ruolo vi sarà presto chiaro. O almeno, lo spero.
Intanto... cosa ne pensate? Avete idea di cosa farà questo nuovo personaggio? E cosa vorrà mai dire con le parole pronunciate durante la chiusura del capitolo? Ascolterò con piacere le vostre ipotesi!
Maria xxx

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La chiave di Sol
Misterio / Suspenso(STORIA COMPLETA - PRIMA CLASSIFICATA NELLA CATEGORIA THRILLER DEL CONCORSO THE GIRLS, TERZA CLASSIFICATA NELLA CATEGORIA MISTERO DI ANIME DI CARTA) La chiave di violino rappresenta il mistero e al contempo la soluzione ai drammi di Sol. È l'unico...