C'è un odore acre, qua dentro, fra queste quattro mura abbandonate e il mobilio dall'aspetto moderno ricoperto da strati di polvere. È insopportabile, persino più della puzza dei tubi di scappamento delle macchine di passaggio al di fuori di queste pareti fra cui ci siamo addentrati attraverso la porta, forse per merito di Guardiano, già aperta; una nota tanto stonata da farmi storcere il naso e rabbrividire. Il sentore di chiuso sarebbe persino più piacevole di questo olezzo vomitevole.
«Ma da cosa cazzo proviene questa puzza?» Stefano si copre il naso con il colletto della giacca e aggrotta la fronte, mentre si guarda intorno in cerca della fonte di disturbo, però non sembra trovare nulla che possa aiutarlo a scoprirne la provenienza, perché poco dopo scrolla le spalle.
«Non è il momento di discutere al riguardo» lo redarguisce la figura appena apparsa sulla scena, quella del nuovo Guardiano. A differenza degli altri porta in volto un'espressione seria, concentrata e ciò mi mette i brividi. «In questo momento, la cosa più importante, è far capire a Sol cos'è successo una volta per tutte. A questo enigma ci penseremo dopo.»
«Penseremo?» sputo fuori all'improvviso. Pensavo di dovermi occupare con i miei accompagnatori di questo mistero, ma sono sollevata di poter ricevere una mano. Annuisco e mi siedo al tavolino di vetro al centro della stanza, circondato da un paio di sedie e di pouf dall'aspetto malconcio.
«Sì, esatto» afferma con tono sicuro e prende posto davanti a me con una disinvoltura tale da sembrare quasi umano. «Non vorrai mica stare male durante tutto il tempo di permanenza. Questa puzza dà fastidio anche a me, purtroppo, ma prima di capire da dove proviene, devo mostrarti il tuo ricordo, così che tu possa muoverti con più facilità fra queste stanze.»
Non ho il tempo di replicare che l'atmosfera si fa più viva e la luce del sole penetra dalla finestra aperta con così tanta potenza da ferire i miei occhi e indurre me e i miei accompagnatori a socchiuderli per un po'. Quando mi abituo a quella vista, mi soffermo a guardare le figure attorno a me: un uomo elegante in giacca e cravatta tiene stretto fra le mani un quotidiano e si passa con insistenza le mani fra i capelli scuri. Non sembra badare alla mia figura e a quella di Valerio, vicino a me; la donna accanto a lui, invece, gli tiene una mano posata sulla spalla e ha le labbra piene incurvate a formare un sorriso dolce, che gli illumina gli occhi scuri. Nemmeno lei, come l'uomo, pare prestare troppa attenzione ai due giovani davanti a lei.
Mi bastano pochi altri istanti di concentrazione per capire che quella coppia sono i miei genitori. Me ne accorgo dalla forma del piccolo naso di lei e della sua bocca o dalle onde scure sulla testa di lui, troppo simili alle mie per potersi trattare di una coincidenza.
«Non vuoi proprio ripensarci, Michele?» La mamma compie piccoli cerchi con le dita sulle spalle di papà e gli aggiusta il colletto, come se fosse un amorevole bimbo di cui prendersi cura. «Questo ragazzo non ti ha fatto niente, in fondo. Dagli una possibilità, non sembra cattivo. E poi, rende felice nostra figlia. Non è questa la cosa più importante?»
L'uomo stringe le labbra in una linea dura e sottile e poggia la sua copia del Fax sul tavolinetto, accanto al calice, da cui beve qualche sorso della bevanda scura prima di iniziare a parlare. «Si sarebbe potuta innamorare di chiunque, Maria. Invece ha scelto proprio lui, l'erede di una famiglia da cui abbiamo subito un torto gravissimo. Fra le altre cose, noi avevamo già scelto qualcuno per lei, ricordi?»
«Non ho alcuna colpa per le azioni compiute dai miei parenti, signor Michele». Valerio sembra tranquillo mentre pronuncia queste parole, ma le mani strette a pugno sotto il tavolo e le nocche sbiancate tradiscono le apparenze. «Prometto di trattare vostra figlia nel migliore dei modi. Non ho intenzione di interrompere una relazione per una disputa commerciale inesistente in cui non ho avuto alcuna parte. Metta da parte l'orgoglio, la prego.»
«No». La risposta è dura, secca, senza alcuna ammissione di replica. Papà si alza in piedi e poggia i palmi della mani sulla superficie liscia e trasparente. Il viso è paonazzo, ma non quanto quello di mamma, che deglutisce, ma rimane in silenzio. «Mia figlia non camperà con i soldi di una famiglia di cui non voglio sapere niente.»
«Allora non mi resta altro che andarmene da qui». Anche la risposta del mio doppio è altrettanto aspra e difficile da digerire, da quanto ho modo di vedere dalle loro espressioni sgomente. «Ho venticinque anni e non ho più intenzione di lasciarvi decidere della mia vita. Per quanto bene vi voglia, io amo Valerio e non ho alcuna intenzione di lasciarlo andare. Mettetevelo in testa. Ero venuta qui per fare un discorso tranquillo, ma a quanto pare non è possibile.»
La me del passato si alza, dopo aver rivolto un'occhiata di disprezzo ai miei genitori e guadagna l'uscita con Valerio, che scompare assieme a lei in un vortice di luci e ombre.
SPAZIO DELL'AUTRICE:
La prima parte dell'ultimo ricordo è stata svelata. Immagino sappiate cosa ci potrebbe essere nella seconda, ma vorrei avere un parere da voi, cosa pensate stia per succedere. Inoltre, non credete sia stranissimo questo puzzo? Mah, chissà cosa nasconde. Voi avete idee? In ogni caso, lo scoprirete nella prossima parte, però anche in questo caso vorrei avere qualche vostra congettura.
Fatemi sapere un po', sono proprio curiosa. :D
Buona lettura, ragazzi e ci sentiamo martedì! :*
Maria xxx
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La chiave di Sol
Mystery / Thriller(STORIA COMPLETA - PRIMA CLASSIFICATA NELLA CATEGORIA THRILLER DEL CONCORSO THE GIRLS, TERZA CLASSIFICATA NELLA CATEGORIA MISTERO DI ANIME DI CARTA) La chiave di violino rappresenta il mistero e al contempo la soluzione ai drammi di Sol. È l'unico...