37 - Dietro alle apparenze

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Nessuno le ha detto nulla, né imposto qualcosa, ma alla fine Margherita, dopo due settimane di totale silenzio, è tornata sui suoi passi. Si è presentata alle cinque del pomeriggio nella nuova casa in cui ci siamo trasferiti io e Valerio dopo l'accaduto, con lo sguardo basso e il viso spento, ma meno teso dell'ultima volta in cui l'abbiamo visto.

L'abbiamo accolta con un abbraccio sincero e lei si è lasciata coccolare un po' sia dalle nostre attenzioni, sia dalle nostre parole. Però, ci è anche toccato chiarire gli ultimi sviluppi della vicenda, perché lei fosse consapevole di quanto sta per accadere. Nei giorni a seguire ci sarà un processo contro mio padre per tutti i suoi crimini: omicidio premeditato e colposo, false testimonianze, corruzione, associazione a delinquere e occultamento di cadavere.

Non so quanto queste accuse gli possano costare, ma al momento non mi importa: adesso è di vitale importanza scusarmi con Margherita per l'accaduto, nonostante sappia quanto sia inutile, perché nessuna delle mie parole potrà mai restituirle suo marito o suo figlio. Farò qualsiasi cosa per rimediare al male causatole da papà, adesso tenuto sotto custodia cautelare in attesa del processo e sotto osservazione dalla mamma, ancora scioccata da tutte le notizie ricevute sulle bravate del suo consorte. Lei rimarrà al suo fianco fino a quando non sarà arrivata la condanna; dopodiché, ha deciso di trovare una casa tutta per sé e vivere tranquilla, lontana dalle voci del paese.

«Non spetta a te scusarti, Sole» mormora Margherita dopo la mia ennesima frase di rammarico. Poggia la tazza con il latte sul tavolino trasparente davanti a noi e punta quelle distese di mare cristallino che ha per occhi nei miei. «Dovrebbe essere tuo padre e tu non puoi addossarti tutte le sue colpe. Non avevi idea di cosa avesse combinato.»

«Però, non riesco a non incolparmi per aver indotto Antonio a seguirmi durante la missione» sussurro, le mani serrate a pugno sulle ginocchia per metà coperte dal grembiule da cucina. «Se io non avessi...»

«Niente». La donna scuote la testa con vigore. «Antonio era un uomo adulto e aveva la facoltà di scegliere cosa fare. Rischiare è stata una sua responsabilità, non tua. Non gli hai chiesto tu di intervenire, è stato lui a buttarsi nella mischia per salvare il capitano, nulla più». Quelle parole sembrano avere un peso enorme per lei dal modo in cui le pronuncia, però si sforza di farlo, di raccontare ad alta voce una realtà tanto difficile da accettare per tutti noi. «In ogni caso, domani ci sarà il suo funerale e voglio che siate presenti. Lui lo avrebbe voluto.»

«Adesso capisco il motivo per cui non ti sei fatta viva per giorni» osserva Valerio in tono gentile, mentre si passa una mano fra i ricci scuri. «A che ora si terrà?»

«Verso le undici del mattino» replica Margherita, emettendo un sospiro sconsolato.

«Noi ci saremo» le prometto e le stringo una spalla, così come facevano lei e suo marito per rassicurarmi. «Non potremmo mancare al suo ultimo saluto, non ce lo perdoneremmo mai.»

Margherita ci rivolge un sorriso un po' forzato in risposta prima di alzarsi e salutarci con un bacio sulle guance, poi si allontana in direzione della porta di ingresso e ci lascia soli, ancora una volta, a combattere con la tormenta di pensieri nelle nostre menti.

***

La Cattedrale è gremita di gente quando entriamo e fra la folla scorgiamo la figura del capitano, poggiato su una stampella a causa della gamba fasciata, ma ancora altero nel suo aspetto. Così come i suoi compagni, indossa la divisa blu notte dei carabinieri, ma nessun cappello va a coprire la zazzera di capelli grigi sulla sua testa.

Ci fa cenno di avvicinarci subito dopo aver congedato il suo collega con una stretta di mano e indica la lunga bara marrone ai piedi dell'altare. «L'avete vista?» ci domanda, però non ha lo sguardo rivolto verso di noi, ma è concentrato sull'amorevole sguardo dell'icona della madonna. Vista da qui, con l'atmosfera presente nell'edificio sacro, sembra essere triste anche lei per la dipartita del nostro amico, ma forse è solo un'impressione dovuta al mio stato d'animo.

«Ora» ammetto con voce mozzata. Valerio mi accarezza i capelli e mi cinge le spalle con fare protettivo. «Fa male sapere che non tornerà più fra di noi, che non potrà più sorriderci. Non lo conoscevamo molto, però abbiamo avuto prova del suo buon cuore, del suo coraggio e questo basta a farci essere qui.»

«Concordo e farò del mio meglio perché venga sempre ricordato per queste sue qualità» conclude il carabiniere nel momento in cui scorge Margherita fra la calca ai piedi dell'edicola bianca, vestita di nero. Uno strano luccichio anima i suoi occhi. Dovuto alle lacrime, forse, oppure alla nostalgia provata nel non poter più essere accanto al suo amato. Però, le nostre ipotesi vengono smentite nell'istante stesso in cui appare Antonio, con un abito bianco, accanto al prete.

«Dimmi che non sto sognando o sono impazzita» dico rivolta a Valerio, ma lui sembra stravolto quanto me e i presenti attorno a noi. Lo stesso capitano ha gli occhi sgranati e la bocca semi-aperta per la sorpresa. «Non è colpa dell'incidente, vero? La botta non mi ha fatto così male» continuo, strattonando la manica nera della giacca del mio ragazzo.

La folla attorno a noi si apre come il Mar Rosso ai tempi di Mosè al passaggio di Antonio. Ci guarda con aria spensierata, quasi divertita e io continuo a credere di essere intrappolata in una visione fino a quando non riesco a posare una mano sul braccio per accertarmi della sua presenza.

«Tu sei morto». Alzo gli occhi verso di lui, ancora frastornata. «Non può essere qua» aggiungo, rivolta a Margherita.

«Perché tutti pensano questo? Sono vivo e vegeto». Antonio sorride e mi accarezza una guancia. Il silenzio, attorno a noi, regna sovrano. «Vi svelerò un piccolissimo segreto: la pallottola non ha mai centrato il cuore, così come avete creduto tutti, ma mi ha perforato un polmone. Ci è mancato poco che lasciassi le penne, questo è vero, ma l'intervento tempestivo dell'ambulanza e l'operazione urgente, avvenuta nel più completo silenzio, mi hanno permesso la sopravvivenza.»

«E tu lo sapevi?» domando alla sua compagna, sconcertata. Lei annuisce, timida e le guance le diventano rosse.

La gente si alza in piedi e applaude dopo aver sentito tutto il discorso, mentre io mi getto fra le braccia dell'omone. Che Margherita abbia mentito o meno, adesso non ha importanza, io, così come Valerio, sono contenta di vederlo ancora in piedi e non voglio rovinare questo momento con discussioni futili. Ora è il momento di fare festa.

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Considerazioni rimandate al prossimo capitolo!

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