Risveglio

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Quando Alessandro riaprì gli occhi, si ritrovò in una stanza molto ampia, ma scura. Nonostante il buio, i suoi occhi vedevano perfettamente e distinsero molto facilmente i pochi mobili lì presenti e il legno chiaro che ricopriva il pavimento e buona parte delle pareti bianche. Egli era disteso su un letto, indossava solamente dei pantaloni bianchi, che gli arrivavano poco più delle ginocchia.
Si tastò sul collo, sotto le ascelle e su tutto il resto del corpo: tutti i bubboni erano spariti, aveva solamente qualche cicatrice qui e lì. Si sentiva straordinariamente bene, non solo era guarito, ma aveva acquisito energie che in tutta la sua esistenza non aveva mai posseduto.
Si mise a sedere sul letto. Lo stomaco brontolava, ma non era una semplice fame, era un vuoto che gli lacerava le carni da dentro, aveva voglia di saziare quell' abisso. Pensò immediatamente alle labbra carnose di Selene e al sangue, che gocciolava da lì. Si sentì impazzire.
Davanti a sé vi era una finestra da cui filtravano sottili strisce di luce e soprattutto un odore di aria salata. Indovinò che erano vicino al mare, anche se in tutta la sua vita non era mai uscito da Milano.
Si diresse verso la finestra e la spalancò, il suo corpo fu investito dalla luce del Sole. Un dolore atroce gli bruciò ogni pezzettino di pelle trafitto da quella luce.
Alessandro notò a stento la distesa di acqua marina davanti a sé e i pescatori che tiravano sulle loro barche le reti.
D' istinto chiuse nuovamente quella finestra e dopodiché restò seduto sul pavimento, all' ombra, ad accarezzarsi la pelle non solamente arrossata, ma anche leggermente crepata. Sembrava essere diventato porcellana.
Intanto, la sua mente corse a quei pescatori, ora sentiva il loro odore e nient' altro. Il loro odore non era molto saporito, eppure alimentava quella fame, che lo divorava e spazientiva.
<<Tra poco tua sorella ti servirà il tuo pasto>> Disse una voce femminile.
Gli occhi ambrati di Selene scintillavano, come quelli di un gatto, vicino al letto. Alessandro rimase nuovamente abbagliato dalla sua bellezza e la forma dei suoi seni, provocatori sotto un vestito molto aderente, gli fece sentire i morsi di un' altra fame.
<<Dov' è Lucia?>> Chiese Alessandro.
<<È qui. Lei si è risvegliata quasi subito al contrario tuo>> Rispose Selene.
Alessandro non capiva, si alzò in piedi e continuò a guardare interrogativo quella femmina così ammaliante.
<<Siete due vampiri adesso. È per questa ragione che prima il Sole stava per bruciarti; è per questa ragione che tu e tua sorella non siete morti uccisi dalla peste; è per questa ragione che stai sognando il sangue che hai bevuto dalle mie labbra e quello che scorre nelle vene di quei pescatori. Io sono la vostra creatrice>>.
Alessandro capì tutto. Solamente adesso riusciva a collegare ogni cosa: i loro denti canini che affondavano nel collo dei monatti, il sangue di Selene che si mescolava a quello suo e di Lucia, il sangue di cui ora aveva un desiderio irrefrenabile.
Selene con una velocità felina gli si fece vicina e lo abbracciò, pian piano lo distese sul letto e con il suo corpo aderente a quello suo prese ad accarezzargli la fronte, muovendo le sue dita lentamente verso il suo petto.
<<Io e Kerman siamo degli esteti. Non potevamo lasciarci fuggire due opere d' arte così belle. Vi abbiamo salvato dalla morte e consegnati all' eternità>>.
Alessandro taceva, confuso fissava il soffitto bianco. Non respirava, il suo petto non si sollevava e non si riabassava, non sentiva alcun cuore dentro di sé, solamente fame.
<<Dove siamo?>> Balbettò Alessandro.
<<In Grecia>> Rispose Selene, le labbra sempre più vicine ad Alessandro.
<<Quanto tempo ho dormito?>>.
<<Qualche giorno>>.
<<Non è possibile... Milano e la Grecia non distano così poco...>>.
<<Imparerai che noi vampiri siamo molto veloci, sciocchino. Se potessimo muoverci anche con la luce del Sole, gireremmo il mondo una volta alla settimana>> Rise Selene.
<<Che cosa vuol dire "creatrice"?>>.
<<Che siete stati trasformati in vampiri da me. I compiti dei creatori sono importanti: istruirvi, guidarvi, tenervi insieme a me, essere responsabile io delle vostre azioni. I vampiri appena creati sono molto difficili da gestire, ecco perché sono i primi a morire quando un creatore se ne disinteressa. Se un creatore accudisce la sua creatura assolvendo i suoi obblighi, quest' ultimo gli deve massima ubbidienza, altrimenti il creatore può ucciderlo>>.
<<Un vampiro può morire?>>.
<<Sì: la luce del Sole, il fuoco, i paletti di legno nel cuore, l' acqua santa...>>.
<<L' aglio?>>.
<<Ci appuzzonisce l' alito, ma niente di più. Questa dell' aglio è una leggenda>>.
<<Kerman è una tua creatura o è il tuo creatore?>>.
<<Ne' l' uno ne' l' altro. Sono molto più anziana di Kerman, ma lui mi salvò tanto tempo fa e perciò gli sono riconoscente al punto da essere la sua amante>>.
<<Chi eri?>>.
<<Una schiava egizia. La più bella tra le schiave del faraone. Ero destinata ad allietarlo persino nell' aldilà, pertanto dopo la sua morte erano sul punto di seppellirmi viva nella sua piramide, quando il mio creatore mi salvò e mi rese immortale>>.
Gli occhi ambrati di Selene furono velati da un sentimento umano, infatti delle lacrime spuntarono su di lei.
<<E il tuo creatore dov' è?>> Domandò Alessandro.
Selene lo accarezzò ancora di più, poi gettando la testa all' indietro si abbandonò ad una sonora risata <<Fai troppe domande, Alessandro. Ignori che abbiamo un' eternità da colmare>>.
In quel momento la porticina di legno si aprì e Lucia entrò saltellando. Alessandro si stupì di vederla così cambiata: indossava addirittura dei pantaloni maschili, aveva tagliato i suoi capelli e il suo viso sembrava quello di una bambina vispa e dispettosa.
<<Ciao fratellone!>> Lo salutò spensierata, gettandosi tra le sue braccia e stampandogli un enorme bacio sulla guancia.
<<Scommetto che hai molta fame, vero?>> Chiese con un profondo sorriso da bambola di porcellana.
<<Come stai, Lucia?>> Le chiese lui, stringendola forte al petto.
<<La vita da vampira è uno spasso, sai? La parte più noiosa è il giorno, ma appena cala la notte inizia il divertimento!>> Aveva una voce elettrizzata.
Karmen entrò da quella stessa porta e trascinava una figura, con le mani legate da una corda molto spessa.
Era una ragazza, doveva avere l' età di Alessandro o forse era anche più piccola. Non era bella: un fisico tozzo, braccia robuste a segnalare ore e ore passate a lavare i panni o a lavorare la terra, capelli scuri, ricci e crespi, un naso sgraziato, labbra quasi inesistenti che si distendevano su una bocca larga come quella delle rane, occhi eccessivamente larghi e sporgenti, il colorito della pelle tipico di chi vive costantemente sotto al Sole. Tuttavia, il sapore del suo sangue si stava già diffondendo nelle narici di Alessandro, giungendo alla sua mente e drogandola.
<<L' ho rapita io!>> Esclamò Lucia orgogliosa battendo le mani <<Era il crepuscolo e stava tornando a casa con sua madre e due ragazzini. La madre l' ho mangiata subito, i ragazzini li ho regalati a Selene e a Kerman, mentre lei è tutta tua!>>.
La ragazza era inginocchiata a terra, tremava e piangeva. Parlava nella sua lingua, perciò Alessandro non capiva cosa stesse dicendo, intuì però che pregasse rivolgendogli suppliche e implorando pietà.
Gli occhi di quella ragazza, di Lucia, di Selene e Kerman erano puntati su di lui. Sentì i propri canini prendere vita, farsi affilati. Non era più padrone del proprio corpo, esso ormai apparteneva alla voglia di sangue.
Kerman strattonò la ragazza, obbligandola a mettersi in piedi, poi con un calcio la lanciò su Alessandro. Gli cadde in grembo.
<<Buon appetito, incanto>> Gli sussurrò Selene.
Alessandro toccò il braccio della ragazza, poteva ascoltare il sangue che correva lì dentro, poteva udirlo mentre lo invitava ad assaggiarlo, a berlo fino a saziarsi. Sollevò la ragazza delicatamente e le sorrise. Lei fece altrettanto, si considerò forse al sicuro. Quel ragazzo così bello e dagli occhi così dolci le stava sorridendo come un amico o meglio ancora come un innamorato può contemplare da lontano la sua amata, timido e coraggioso allo stesso tempo.
Fu un instante e poi il sorriso abbandonò il suo volto, inclinato sulla spalla di Alessandro, mentre lui beveva tutto il sangue e tutta la vita di quella povera ragazza.


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